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L’OTTO MARZO E LA RESISTENZA DELLE DONNE

Le donne iscritte alla sezione ANPI di Melfi hanno pensato di onorare e dedicare la ricorrenza di quest’anno alle partigiane ed attiviste per i diritti delle donne

L‘otto marzo è la Giornata internazionale per i diritti delle donne, istituita per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui sono state e sono ancora oggetto, in tutte le parti del mondo.

Le donne iscritte alla sezione ANPI di Melfi hanno pensato di onorare e dedicare la ricorrenza di quest’anno alle partigiane ed attiviste per i diritti delle donne.

Sono state tante le donne che hanno assunto un ruolo importantissimo nel contesto storico della Resistenza.  Sono state tante le donne che hanno partecipato con i partigiani alla lotta per la liberazione dell’Italia dalla dittatura. Sono state tante le donne partigiane portate via dal covid-19.

“Chiamatemi ex politico, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi mai ex partigiana. Perché io partigiana lo sarò per sempre”.  Con le sue parole, pronunciate più volte, l’ANPI ha voluto dare l’ultimo saluto a Lidia Menapace, voce storica del femminismo e pacifismo italiano, morta per Covid-19 nel mese di dicembre, come tante altre partigiane.

È interessante far scoprire alle giovani generazioni storie poco conosciute di donne che hanno fatto la storia. Una storia spesso secondaria e ancora da studiare, comprendere ed anche poco raccontata.

Dobbiamo far conoscere ai giovani la possibilità che hanno avuto i partigiani di scoprire l‘errata convinzione della fragilità delle donne, del ruolo subordinato ed inferiore agli uomini.  Sono stati i primi a comprendere che era solo un mito coltivato nel corso degli anni.

Difatti, nei momenti più bui della storia dell’Italia, le donne sono state concretamente attive tanto da dimostrare ai partigiani le notevoli capacità di autonomia, di coraggio, di intuito, di eroismo, di risolutezza.

Quello della Resistenza al femminile, al pari di altre realtà di genere, è un argomento difficile, tralasciato e sottovalutato per decenni. La guerra contro il nazifascismo è stata rappresentata quasi sempre al maschile relegando la donna a ruoli secondari. Eppure oggi possiamo affermare che senza le donne non ci sarebbe stata la RESISTENZA, senza loro sarebbe venuta meno l’organizzazione clandestina e senza le “staffette” la sopravvivenza dei partigiani sarebbe stata più difficile.

Siamo consapevoli di aver compiuto passi enormi verso la parità, ma non abbiamo ancora vinto definitivamente la nostra battaglia, siamo attualmente svantaggiate in molti campi.  C’è ancora un percorso da compiere nella politica, nelle istituzioni, nella società, nel privato. Un percorso che riguarda tutti ed al quale tutti dobbiamo contribuire se vogliamo che cambi davvero la “cultura” del nostro Paese.

L’ANPI ha seguito, condiviso e sostenuto il percorso di molte sue iscritte in prima fila nella Resistenza ed anche nei movimenti per le conquiste dei loro diritti.

Oggi, però, è molto preoccupante assistere al dilagare dell’ignoranza, al diffondersi dell’analfabetismo di ritorno e dell’individualismo più sfrenato, tanto da vedere calpestati i diritti conquistati con coraggio, fatica, forza e fermezza.

L’ANPI considera indispensabile una seria riflessione e una decisa capacità di reagire alla violenza maschile qualunque sia la forma in cui si esprima. Chiede con urgenza una risposta istituzionale, politica, culturale e sociale per difendere la parità di genere, i diritti, la dignità, la vita di tutte e di tutti. È una questione di civiltà, è il principio fondamentale della nostra Costituzione.

Per questo è importante non solo ricordare la vita coraggiosa e il lavoro esemplare delle donne della “Resistenza”, ma è particolarmente utile far conoscere alle nuove generazioni le faticose battaglie all’origine dei loro diritti, non darli per scontati, manifestando anche la necessità di difenderli.

 

È fondamentale, dunque, che si portino alla luce e si propaghino ancora oggi le vicende delle donne “resistenti”. La loro storia individuale deve diventare storia di una battaglia collettiva, un viaggio tra passato e presente in grado di motivare noi donne contemporanee alla ricerca di un futuro che riconosca pienamente diritti e valori.

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