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CAMBIAMENTI CLIMATICI, VENETO E BASILICATA ALLA CORTE DI STRASBURGO

Emissioni Co2: 2 giovani donne chiedono all’Europa di provvedere alle violazioni per «mancato rispetto dell’Accordo»

Italia e cambiamenti climatici: la Basilicata pronta alla battaglia legale. Due giovani donne, una del Veneto e l’altra della Basilicata, assistite dalle avvocate Sonia Sommacal e Angela Maria Bitonti, portano dinanzi alla Corte di Strasburgo 33 Paesi, tra questi ovviamente c’è anche l’Italia, ritenendoli responsabili di non aver adempiuto agli obblighi assunti nella Convenzione di Parigi del 2015. In particolare le due cittadine intendono segnalare alla Corte Europea il mancato rispetto dell’accordo sul clima (Cop21) che si proponeva di contenere l’aumento della temperatura globale sotto 1,5 C° attraverso la fissazione di obiettivi quinquennali verificabili e che tali obiettivi avrebbero dovuto essere rivisti ed aggiornati da tutti i firmatari entro la fine del 2020.

Da Nord a Sud, l’Italia emblematicamente si unisce nella battaglia green più importante di tutti i tempi: fermare le emissioni di Co2 in atmosfera legate alla combustione dei combustibili fossili che va ad aumentare “l’effetto serra” provocando di conseguenza un aumento delle temperature. La Co2, prodotta soprattutto dall’attività umana, come emerge dalla documentazione vagliata nell’ambito del ricorso alla Corte di Strasburgo, è responsabile del 63% del riscaldamento globale causato dall’uomo.

La sua concentrazione nell’atmosfera, inoltre, supera attualmente del 40% il livello registrato agli inizi dell’era industriale. I cambiamenti climatici caratterizzati dall’aumento di fenomeni estremi che interessano tutta la penisola con ondate di caldo feroci o disastrose alluvioni, sono sempre esistiti ma negli ultimi anni si «è avuta una indubbia estremizzazione di tale fenomenologia». La scienza considera accertato il mutamento del clima terrestre causato da un generale surriscaldamento in tutte le aree del globo e su tutti i lassi temporali, sia mensili, sia annuali che secolari, ecaratterizzato dall’aumento di fenomeni estremi come ondate di caldo feroci o disastrose alluvioni. L’urgenza di dover agire senza più attendere giustifica il ricorso diretto alla Cedu cioè senza dover adire gli organi giurisdizionali interni di 33 Paesi.

Le violazioni lamentate riguardano gli articoli 2 e 8 della Cedu. I più grandi esperti di clima a livello mondiale ritengono che le attività dell’uomo siano quasi certamente la causa principale dell’aumento delle temperature osservato dalla metà del ventisimo secolo. «Ci rivolgiamo alla Corte Europea hanno dichiarato le 2 giovani donne ricorrenti perché di fronte alla inattività dei Governi essa prenda la difesa delle ricorrenti e le protegga dalle minacce che gravano su di loro e su tutti gli abitanti della terra a causa del cambiamento climatico». Alla Corte di Strasburgo, hanno spiegato le avvocate Sonia Sommacal e Angela Maria Bitonti, viene richiesto di riconoscere l’urgenza di agire per scongiurare i gravissimi pericoli legati ai cambiamenti climatici e la responsabilità della situazione attuale ripartita fra gli stati, proprio perché la responsabilità in materia di cambiamento climatico deve essere condivisa fra gli stati membri.

«Pur essendo consapevoli hanno aggiunto le ricorrenti che ogni singolo Stato non è in grado di risolvere autonomamente un problema globale come questo, siamo convinte che ogni singolo Stato sia obbligato ad adottare nell’ambito delle sue capacità e di concerto con gli altri Stati,misure che forniscano protezione dai pericoli del cambiamento climatico. Quindi tutti gli stati devono mettere in campo tutte le misure concrete ed effettive la cui valutazione si basa sull’analisi del tasso di riduzione delle emissioni ottenute dalla istituzione di queste misure stesse».

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