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PER IL TAR NECESSARIO IL CONTRADDITTORIO, VERDETTO RINVIATO AL 10 MARZO

La “class action” di cittadini e avvocati ottiene solto l’anticipazione dell’udienza: nel merito esito impronosticabile

Tutta la Basilicata il “zona rossa”: per ora il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha deciso di non decidere, ma quello lucano già si appresta, al di là del futuro e prossimo esito processuale, a diventare una caso a livello nazionale. Il dettaglio non dovrebbe stupire nell’Italia dell’ennesimo illustre “tecnico” chiamato a salvare la patria, tale anomalia politica è davvero tutta “nostrana”, dove tra Dpcm e Ordinanze regionali, ogni città, provincia e Regione è un’enclave a sé indipendente.

La “class action” di cittadini e avvocati residenti nel territorio della Basilicata che si è rivolta al Tar, tutti rappresentati in giudizio da Donatello Genovese, ha, principalmente, contestato l’ordinanza ministeriale che classifica l’intera Basilicata come “zona rossa”, escludendo, quindi, una differenziazione territoriale. La «differenziazione territoriale» non è da intendersi come proposta, ma come scelta legittima e attuabile così come prevista nel Dpcm del 14 gennaio scorso: «In ragione dell’andamento del rischio epidemiologico certificato dalla Cabina di regia, può essere in ogni momento prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, l’esenzione dell’applicazione delle misure» più restrittive previste per le aree su cui grave «uno scenario di massima gravità» e «un livello di rischio alto».

Nel ricorso presentato al Tar, nel quale, tra l’altro, è stata contestata anche la Didattica a distanza per tutte le scuole lucane dell’obbligo di ogni ordine e grado, misura questa introdotta da Bardi e vigente fino al 5 marzo, la base numerica per contestare la “zona rossa” totale in Basilicata è stata prodotta enucleando i dati dai bollettini ufficiali regionali Covid-19. Relazionati i numeri con il decreto ministeriale, l’ordinanza di Bardi, il Dpcm citato, nonchè i principi di «disparità di trattamento», «sproporzione» e «ingiustizia manifesta», l’esito più che da scrivere, era già scritto. Basti citare il dato che dall’esame dei bollettini emerge come «numerosi comuni lucani», adesso in “zona rossa”, dall’inizio dell’epidemia alla data del 26 febbraio scorso, «hanno avuto pochissimi contagi, inferiori a dieci unità».

E invece no, più che già scritto, ancora da scrivere. Per abbreviare i termini previsti dal codice di rito per la fissazione della Camera di Consiglio, sull’istanza cautelare, si è espresso nell’immediato il Presidente del Tar. Donadono ha rinviato, seppur anticipando i 21 giorni previsti, la decisione sull’incidente cautelare alla Camera di Consiglio del 10 marzo. Anche perchè i provvedimenti contestati, esauriscono i propri effetti «ben prima della Camera di Consiglio successiva, prevista per il giorno 24 marzo».

Per il presidente del Tar, «la fattispecie in esame richiede una ponderata delibazione del ricorso in sede collegiale ed in contraddittorio tra le parti». In conclusione, il ministro Speranza e il governatore Bardi fermi al semaforo del Covid-19: il colore lo darà il Tar di Basilicata, ma tra una settimana

 

Ferdinando Moliterni

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