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FAIDA VULTURE, OMICIDIO CASSOTTA: ASSOLTO PROTA

Corte d’Appello: la difesa (avv. Colucci) smonta accusa e pentito D’Amato

Faida tra clan nel Vulture-Melfese: la Corte d’Assise d’Appello di Salerno ha assolto Donato Prota dall’accusa di omicidio volontario aggravato dalla finalità e dal metodo mafioso in danno di Bruno Cassotta ucciso il 1° ottobre del 2008 nella zona industriale di Rionero. A darne notizia, l’avvocato difensore di Prota, Giuseppe Colucci. E’ questo l’ultimo ed ennesimo colpo di scena nell’ambito di una vicenda processuale già caratterizzata da diversi ribaltoni. Prota in primo grado, nel 2013, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, era stato assolto dal Gup di Potenza per non aver commesso il fatto.

In Appello, però, l’ergastolo. Poi il primo annullamento da parte della Cassazione e la nuova sentenza di condanna a 30 anni di carcere dalla Corte d’Assise d’Appello, anche questa, però, annullata l’anno scorso dalla Cassazione. Oggi, l’assoluzione definitiva. Secondo l’accusa, Prota che «aveva fatto parte del clan Cassotta, egemone nel territorio del “Vulture-Melfese” almeno sino alla metà del 2008 », per aderire al rivale clan Di Muro, aveva bisogno di suggellare il passaggio «proprio attraverso la commissione dell’azione omicidiaria» in questione: l’uccisione di Bruno Cassotta.

Gli inquirenti avevano seguito la pista tracciata dal collaboratore di giustizia Alessandro D’Amato, «già affiliato con un ruolo apicale al “clan Cassotta” e successivamente transitato nell’opposta ed emergente consorteria criminale capeggiata dai fratelli Di Muro». D’Amato  aveva indicato Prota quale uno dei due esecutori materiali dell’omicidio, della cui realizzazione, peraltro, lo stesso pentito si era autoaccusato dichiarandosi, tra l’altro, l’organizzatore dello stesso.

L’omicidio di Bruno, il terzo fratello a cadere nella guerra tra clan, veniva considerato dagli inquirenti come la risposta all’assassinio di Giancarlo Tetta, il cosiddetto “cantante”, che era cugino diretto del boss Rocco Delli Gatti, ucciso a sua volta nell’ottobre del 2002. Per l’ennesima volta, però, data la sentenza assolutoria della Corte d’Assise d’Appello di Salerno, la difesa di Prota è riuscita a far saltare ancora il castello accusatorio. Un coimputato di Prota, infine, era già stato assolto in primo grado e la sentenza era stata poi confermata in Appello. Anche i presunti mandanti del delitto, che ora è rimasto senza responsabili, sono stati assolti.

 

Ferdinando Moliterni

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