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BASILICATA in ZONA ROSSA: il parere del Prof. BIAGIO RUSSO

Cerco di verificare le fonti, ed evito le analisi lapidarie rispetto alla complessità del fenomeno

EMERGENZA SANITARIA CORONAVIRUS 

ROSSO DI SERA…

Da un anno si parla del virus.
Le informazioni non sono mancate, anzi forse sono state troppe.
E per molti non è stato per niente facile stare al passo con le dichiarazioni di virologi, spesso in difficoltà a usare uno strumento sintetico di comunicazione (nonché strumentalizzabile) come i social.


Di fatto ognuno ha maturato una visione che dipende dalla propria percezione del problema, oltre che dalla propria collocazione politica.


Seguo da un anno i principali siti di analisi, in modo particolare Davide Tosi (https://www.facebook.com/prediremegliochecurare/) esperto di Big Data, “Pillole d’ottimismo” (soltanto per i grafici https://www.facebook.com/pillolediottimismo/), gli interventi (pacati e argomentati) di Antonella Viola, la trasmissione quotidiana di Sky TG24 (bravissimo Alessandro Marenzi) alle 18.00 con “I numeri della pandemia” e ovviamente, “Tg Leonardo” la trasmissione tecnologica e scientifica del Tg3 in onda alle 14.50 dei giorni feriali, oltre a leggere buoni articoli di divulgazione scientifica.

Cerco di verificare le fonti, ed evito le analisi lapidarie rispetto alla complessità del fenomeno.

BASILICATA ZONA ROSSA

Guardando i dati in settimana, pensavo che la Basilicata, visto l’aumento dei casi, passati da 58 contagiati a settimana per 100.00 abitanti, il 3 febbraio, a 130 di una settimana fa, potesse slittare da zona gialla a zona arancione.
E l’ho anche scritto, perché gli altri indicatori (Terapie intensive, sub intensive, ecc., – guardate le 30 slide che quotidianamente vengono pubblicate da “Pillole d’ottimismo” da Guido Silvestri e Paolo Spada) erano sostanzialmente positivi.

Per cui era improbabile pensare a una zona rossa.

Cosa è accaduto? Di chi è la colpa?

Come spesso accade piuttosto di riflettere la maggior parte si è scatenata nello sport più comune, che è quello di sfogare rabbia e delusione.
Che potrebbe essere anche comprensibile, ma non aiuta a comprendere il fenomeno.

Molti si sono avventurati a proporre le fasce per comune a seconda del numero dei contagiati.
Vabbuò, preferisco glissare.

Il problema è globale.

E puoi anche chiudere un comune o una regione per un mese, ma prima o poi devi riaprire e riaprendo il virus inizia a diffondersi.

Eravamo quasi “bianchi” a inizio febbraio (effetto delle restrizioni di Natale) ed è bastato allargare un po’ le maglie (e i nostri movimenti) per incrementare immediatamente i numeri.

PERCHÉ 
Perché allora siamo in zona rossa?
Colpa di Bardi?

Colpa di Speranza?

Assolutamente no. Né colpa di Bardi (che forse ha altre responsabilità), né colpa di Speranza (che è un semplice mediatore tra Regioni, ISS, Comitato Tecnico Scientifico, Partiti e Governo)

Il virus si muove con noi, in modo particolare tra coloro che non rispettano le semplici regole che ben conosciamo (sappiamo bene dei festini, dei compleanni, dei funerali ecc., nelle nostre piccole realtà si riesce sempre a sapere tutto, nel bene e nel male).

Si diffonde anche tra coloro che stanno attenti, è bene ricordarlo, per non colpevolizzare chi purtroppo si ritrova a essere contagiato; si diffonde sui mezzi di trasporto, negli ospedali e nelle rsa, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, nei supermercati e nelle farmacie o dal medico curante.

Ovunque vi sia aggregazione.
Centinaia di medici e infermieri sono morti nonostante le precauzioni.

Eppure erano bardati (mi riferisco soprattutto alla seconda ondata, quando i dispositivi erano a disposizione di tutto il personale in prima linea).

Cosa significa?
Significa che il rischio può essere contenuto, ma non azzerato.

Anche la FFP2 copre per il 95%



Resta sempre un 5%, sempre che non si porti (la stessa) per un mese o come sottomento.

E può sbagliare anche chi è attento, per una distrazione o perché il contagio avviene soprattutto tra amici e in famiglia, in contesti dove ti senti protetto e dove non usi le stesse attenzioni che adotti con gli estranei.

È bene ricordare anche che la zona gialla non contiene il rischio; da un punto di vista epidemiologico si è visto che nella zona gialla il contagio tende ad aumentare del 10 per cento.

Quindi non può esistere per sempre una regione in zona gialla.
E la stessa zona arancione rallenta il virus solo del 4 per cento. Quindi non lo contrasta.

Se tutta l’Italia fosse in zona arancione, continueremmo ad avere una media di 15.000-20.000 casi al giorno con una media di morti fra 250 e 350.

È tollerabile?

Ma soprattutto ha senso pensare al proprio particulare, senza estendere l’analisi ad una dimensione territoriale più vasta?

La zona rossa per tutti significherebbe abbassare il contagio dell’8-10%.

Ma a che prezzo?

Domanda: possiamo permettercelo come nazione?
Ritornare a un lockdown come l’anno scorso?

LA POLITICA DELLE FASCE

Difendo quindi le chiusure su base regionale, ancor meglio su base provinciale, perché occorre tutelare anche coloro che sono stati più penalizzati in questo periodo, ed essere selettivi può consentire di avere delle vitali boccate di ossigeno, in alcuni settori, che potrebbero impedire insieme ai ristori, sia le chiusure delle attività che il profondo malessere sociale che ne deriva.

La decisione delle chiusure regionali non è arbitraria, ma avviene sulla basi di dati (21 indicatori) che devono conferire oggettività alla politica di intervento sul territorio, senza favorire e senza penalizzare nessuno.

Pensare che sia una decisione legata alle paturnie del politico, è davvero stolto.

L’AUTOMATISMO DELL’RT

E allora perché con gli indicatori positivi, la Basilicata è diventata rossa?

Lo è diventata, perché sono emerse delle varianti particolarmente contagiose, che si stanno diffondendo nel nostro territorio, soprattutto tra le persone più giovani, per cui (sempre nell’ottica che bisogna anticipare il virus e non rincorrerlo, come è successo nell’autunno scorso), il Comitato Tecnico – Scientifico, l’Iss, il Governo con il Ministero della Salute hanno optato per una modifica del protocollo (anche su richiesta dei Governatori che volevano una semplificazione), introducendo nel DPCM del 16 gennaio un’ulteriore novità riguardante l’RT (l’indice di contagio).

Si è in effetti introdotto un automatismo, per cui finiscono in arancione le Regioni con Rt sopra 1 (nel suo valore minimo) o anche quelle con Rt sotto 1 ma con classificazione complessiva di rischio alta.

Mentre si entra in zona rossa con un Rt sopra 1.25 (sempre considerando il valore inferiore della “forchetta”)

Per cui la Basilicata, nonostante il rischio moderato, ma con l’Rt superiore a 1.5 e nonostante altri valori positivi, si è ritrovata in zona Rossa. Nessun complotto.


La zona rossa, ora, per quanto inaspettata, potrebbe risolversi in un vantaggio, in un giocare d’anticipo rispetto a una decisione che in ogni caso sarebbe arrivata la settimana prossima.

Per cui meglio DUE settimane di inferno ora, per avere un po’ di paradiso tra un mesetto, che galleggiare sul filo della zona arancione con il rischio di perdere il controllo e il tracciamento del contagio con le varianti che di certo sono più pericolose, come dimostrato dai focolai in Umbria e in Abruzzo. I benefici sanitari di questa fase sono importanti anche per alleggerire le strutture Usco che devono accelerare sul piano delle vaccinazioni.

… BEL TEMPO SI SPERA

Sono sempre convinto che occorra serenità di giudizio sempre, soprattutto nei momenti più difficili.

Non occorre mollare o lasciarsi andare alla rabbia o alle semplificazioni.

Non ci sono complotti.
Occorre continuare a rispettare le semplici regole che conosciamo.

E mantenere la giusta freddezza.

Con l’approvazione negli Usa del vaccino Johnson & Johnson arriveranno in Italia entro marzo altri 5 milioni di vaccini monodose, che si sommeranno a quelli di Pfeizer e Astrazeneca.

Abbiamo finora somministrato oltre 4 milioni di vaccini, nonostante i ritardi non dipendenti dalla nostra volontà) e 1 milione e mezzo hanno ricevuto la seconda dose.
Siamo tra i migliori in Europa.

Abbiamo messo in sicurezza ospedalieri e ultraottantenni e si stanno iniziando le vaccinazioni per il personale scolastico (a partire dal 3 marzo in Basilicata).

Forse possiamo concederci un po’ di ottimismo. Stringiamo i denti. Il vaccino ci salverà.

*

Non esistono fasce su base comunale o provinciale per il contenimento del virus.
Solo su base regionale.
Anche se da tempo molti le stanno chiedendo.



Le regioni possono chiudere i comuni con focolai (lo possono fare anche i sindaci come è avvenuto) ma questo accade quando ancora la propria regione è in zona gialla o arancione.

Non certo quando è già diventata rossa.
Evitiamo la confusione.

Occorre ricordare che nel Dpcm di gennaio (credo quello del 17 se non ricordo male) si decise di dare un peso maggiore all’rt per il diffondersi delle varianti più aggressive e anche perché si voleva evitare quanto era accaduto in ottobre, che nel giro di poche settimane ci siamo ritrovati con 40.000 contagi e quasi 1.000 morti.

A gennaio per questo, con il placet delle regioni si decise di creare un automatismo, per cui si passava direttamente in zona arancione con indice Rt superiore a 1, e in zona rossa con indice superiore a 1.25.

Dispiace passare da gialli ad arancioni, ma da qualche settimana il virus è ripartito un po’ dappertutto.
E questo penalizza il piano vaccinale.

E dispiace notare che molti non ricordino il Dpcm che pure aveva creato tante attenzioni da parte degli organi di informazione.

Ma i social costringono a discutere del presente, senza darci il tempo di ricordare il passato prossimo.

Qualche settimana fa addirittura qualche governatore chiedeva il lockdown per l’intera nazione, adesso invece stigmatizza il passaggio a un colore diverso.


Non si può cambiare idea a seconda della propria convenienza.

Capisco che politica è così liquida che si può dire e fare il contrario nel volgere di una giornata.

Abbiamo assistito a chiusure precauzionali eccessive, quando non era necessario e adesso ci lamentiamo quando la chiusura arriva dall’alto, sulla base di una dato oggettivo, solo perché il focolaio è altrove e non nel proprio Comune.

Già da tempo qualcuno diceva che l’algoritmo modificato a gennaio penalizzava le piccole regioni dove gli scarti in percentuali si muovono più rapidamente in virtù dei piccoli numeri, ma nessun politico insorse o lo fece notare.

Al netto di questo, continuo a non credere al complotto o alla decisione politica.
Non è Speranza il Deus ex macchina.

Ricordo che anche la Lombardia passò inopinatamente in zona rossa qualche settimana fa.

A deciderlo furono i dati, elaborati dal Comitato tecnico scientifico e dall’ISS.
Anche lì scattò l’automatismo.

Salvo poi rendersi conto che i dati inviati dalla Regione Lombardia erano errati.

È strano che il governatore Bardi accolga in un certo senso la protesta dei 22 sindaci, ma contraddicendosi inasprisce le misure chiudendo tutte le scuole della Basilicata che in zona rossa prevedono la didattica in presenza fino alla prima media.

Giusto chiuderle in presenza di focolai (ed è quello che accade normalmente) ma perché farlo indiscriminatamente se egli stesso dice che la fascia rossa è ingiusta?

Tutte le regioni hanno oscillato tra le diverse fasce, chi prima chi dopo.
Dalle presunte migliori alle presunte peggiori.

Basta fare una semplice somma dei giorni che ogni regione ha passato in area gialla, arancione o rossa.
L’oscillazione è fisiologica.

E quelli che dicono che una regione piccola come la Basilicata non può avere lo stesso contagio di una regione più grande, devono andare a vedere lo storico della Val d’Aosta, del Trentino o del Molise.
Non è colpa della metropolitana o dei Navigli o della Movida.
Certamente influenzano.

Ma se tutti lavorano, a nord come a sud; se tutti si spostano, a nord come a Sud; se tutti vanno a fare spesa o vanno a scuola, a Nord come a Sud, pur con tutte le precauzioni…

il virus cammina con noi.
C’è poco da fare.

Forse siamo entrati prima degli altri in zona rossa, ma questo significa che ne usciremo prima degli altri.

La logica del contrasto al Covid sta proprio in questa piccola verità.

Il sacrificio non è mai inutile.

E se non fossimo finiti in zona rossa adesso lo saremmo stati fra due-tre settimane.
La politica conta relativamente.
Ciò che conta siamo noi.
E l’unica arma è il vaccino.

 

Biagio Russo

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