LA FORTUNA DI ESSERE BASILICATA MA ANCHE LUCANIA
lettere lucane
La mia terra si chiama sia Lucania che Basilicata. Anche chi la abita ha due nomi, benché uno dei due sia poco usato: lucani e basilicatesi. Sinceramente però non ho mai sentito dire a nessuno “sono un o una basilicatese”. In linea di massima però i due termini maggiormente usati per definirci sono Basilicata e lucani. Mi è sempre piaciuto che la mia terra avesse due nomi, perché una terra è tante cose insieme, e un nome solo non potrà mai bastare per dirla tutta intera – anche due nomi sono pochi, ma intanto sono più di uno. Per me la Basilicata è una delle tre terre dove sinora ho vissuto, ma il sentimento che ho provato nei suoi confronti non è mai stato lo stesso. Volendo perciò schematizzare dirò che per me Basilicata è la Regione della politica, degli ospedali, degli uffici comunali, dei palazzi regionali, dei cantonieri, delle scuole, dell’Università, della visita militare, dell’Acquedotto lucano, delle elezioni, dei certificati, delle statistiche della Svimez, ecc., mentre la Lucania è la Regione dei calanchi, delle Dolomiti, del Pollino, dei laghi, dei fiumi, dei poeti, degli artisti, del mare, dell’emigrazione, dei funerali, dei motocarri, ecc. In pratica ho associato sempre la parola Basilicata all’occhio destro (un occhio concreto, pragmatico, realista) e la parola Lucania all’occhio sinistro (un occhio sognante, ferito, visionario, poetico). La mia terra sa essere estremamente concreta e calcolatrice e, al contempo, estremamente poetica e onirica. Ovviamente è uno schematismo, ma vi garantisco che parlare di Lucania in un discorso concreto – per esempio parlando di soldi – può risultare impudico. Purtroppo però bisognerebbe inventarsi anche un terzo nome; un nome dove rinchiuderci la parte per me più brutta e deprimente della mia terra: quella del rancore, dell’invidia sociale, della maldicenza e della cattiveria figlia dell’ignoranza.
