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PASQUALE PEPE E LE FORBICI DEL BARBIERE

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Nonostante l’accorata difesa d’ufficio è improbabile che la crisi di Tommaso Coviello sia stata dettata da qualsivoglia gravame di coscienza politica, visto l’escamotage legislativo ideato per compensare le spese irregolari sanzionate dalla Corte dei Conti. Eppure la nota del segretario regionale Roberto Marti, in complicità lessicale con Pasquale Pepe che s’incarica anche di diffonderla, rischia persino di riabilitarlo, almeno nella sua fuga verso FdI ed apre una finestra impietosa sul movimentismo inconcludente del senatore di Tolve e dintorni. Ora lasciamo stare la brevità zen e l’uso capestro delle coordinazioni che farebbe invidia allo stile ermetico dell’assessore Francesco Cupparo e di cui, a questo punto, si dovrebbe aprire dinnanzi al tribunale della Crusca quantomeno la revisione del processo per sopraggiunti meriti linguistici, ma il dualismo manicheo con cui Pepe ha promesso il cambiamento non solo è disatteso dall’abulia senile del governatore Vito Bardi e da quella complice della malconcia truppa leghista, ma mostra a tutti come la Lega su ogni mossa istituzionale sia un’immobile statua di marmo. Ha scritto Wittgenstein:“Delle frasi che scrivo solo una ogni tanto fa un passo avanti. Le altre sono come lo scatto delle forbici del barbiere, che deve continuare a muoverle”.

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