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TRAFFICO DI DROGA, AFFARI DI FAMIGLIA AI VERTICI 2 COPPIE E COINVOLTI 2 FRATELLI

Dalla conoscenza in carcere tra Giorgio e Forte, alla banda con le rispettive compagne: ad Altamura il fornitore «cugino»

Quella sgominata a Potenza, ma operativa anche ad Avigliano, era, come hanno specificato gli inquirenti, un’organizzazione rudimentale di tipo familistico. Ai vertici, infatti, per come emerso dalle indagine, 2 coppie: l’una formata da Forte e Telesca, l’altra da Giorgio e Moretti. L’altra coppia di parenti, è quella costituita dai fratelli Santarsiero, «soprannome di famiglia Pupetto», con Donato dato il trasferimento in carcere di Rocco, «si è preso tutti i clienti di Pupetto, suo fratello».

Ad ogni modo il ruolo attivo delle donne, dimostrato anche, per l’accusa, dal fatto che quando i rispettivi compagni erano «nell’impossibilità» di effettuare i carichi ad Altamura, «non esitavano a compiere i viaggi di rifornimento». Giorgio e Forte, inoltre, sembra avessero stretto il rapporto «nel corso del periodo in cui erano ristretti presso la medesima struttura carceraria» a Potenza. A volte sulla gestione dei soldi, le coppie litigavano tra loro. Per esempio, un pomeriggio, come da intercettazioni captate, mentre Forte con Telesca si stava recando da Giorgio e Moretti, le lamentele per le tasche bucate degli altri due, che sperperavano i soldi, verosimilmente ricavati con la vendita della droga, cocaina e marijuana e che servivano per «ripagare il debito con il fornitore», in spese futili: «Se li è menati! mannaggia a lui, mannaggia, lo devo ammazzare, tutti i giorni da “Terranova” da “Alcott” stanno con Miriam». Le preoccupazioni di Forte erano tali che lo stesso chiese poi al fornitore di Altamura, Natrella, il «cugino», di non cedere più ai due lo stupefacente a credito: «Adesso questo si accappotta di nuovo».

IL PUSHER “BOMBER” FORTE: «EL MATADOR» CHE SPACCIAVA SULLE NOTE DI O’ SARACCINO

Durante uno dei tanti viaggi di ritorno da Altamura, le “cimici” posizionate dagli investigatori, colgono Forte in momenti di particolare euforia. Ascoltando la canzone “O Saraccino”, la vena creativa di Forte che modificando il testo canticchiava: “… Tengo i capelli ricci, ricci e il tritolo dentro la tasca… e se ne va spacciando per tutta la città… la cocaina, la cocaina, tengo il tritolo, la cocaina, la cocaina e Ferdinando (Natrella, ndr) dammi la bomba…”. Degli affari, Forte non si poteva lamentare e, anzi, dava “lezioni” alla compagna.

«Uhe, la gente non mi dà nemmeno il tempo a me, nemmeno il tempo – dice Forte in una intercettazione -. Fatti a quello e fatti a quell’altro, fatti a quell’altro e spunta quell’altro e fai quell’altro, allo se non lo vuoi capire figliola, fatti a quell’altro. Prima erano solo qualche pezzino, ma ora chi ne vuole cinque, chi di più… Ora sono proprio cresciuto, sono arrivato a fare mille euro al giorno di guadagno». Di qui il dilemma shakespeariano: fermarsi o non fermarsi? «Sono arrivato a 50mila cocozze – spiegava Forte -, è che mi trovo in una situazione di merda, se mi fermo tutti i cristiani che tu vedi, li perdi… vanno da un altro, quando stai nella catena devi essere continuativo se no, perdi tutto. «Io ormai sono la fonte ormai…tutti da me… ieri al bar, un ragazzo si avvicina e mi chiede… tu sei Francesco “il matador”… so che hai il prodotto, tutta Potenza dice che a Macchia Romana c’è una cosa esagerata… tieni la nominata in giro, lo sanno anche gli sbirri che la gente parla troppo, Tutti quanti… andiamo a prendere il coso buona dal Matador».

E infatti i viaggi per comprare «la mandorlata», la «pagnotta», «1 kg di carne buona fiorentina», «50 litri d’olio», «u pischion» e via discorrendo, proseguivano. La compagna, tra i compiti, quello di nascondere la droga nelle parti intime: «Amore nella fessa (organo genitale femminile), dove lo dovevo nascondere».

Anche l’altra donna, Moretti, era convinta che quello fosse il posto più adatto: «Amore che io sono femmina, non mi possono controllare loro (la Polizia, ndr)… a meno che non fanno venire una femmina nel frattempo». Forte, ormai, non si fermava più: «nonostante fosse sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari – hanno appuntato gli investigatori – continuava l’attività illecita » con la collaborazione di Giorgio.

Nel faldone dell’inchiesta Trilogy2, anche molte dichiarazioni eteroaccusatorie da parte degli assuntori, tra questi anche il meccanico di Forte: «Gli ho fatto lavori applicando sempre prezzi di fervore, per questi motivi Francesco mi offriva in cambio del prezzo della manodopera, la cocaina».

DA POTENZA AD AVIGLIANO PASSANDO PER ALTAMURA: IL COMPAGNO DI CARCERE DI VALLANZASCA

Di intercettazione in intercettazione, gli investigatori della Squadra Mobile di Potenza, coordinati dal Procuratore capo Curcio e dal pm Masecchia della Procura del capoluogo, arrivano al pregiudicato Pace di Avigliano. Rispettato nell’ambiente anche perché «aveva vissuto un periodo di convivenza carceraria con il famoso criminale Renato Vallanzasca: “quello te lo giuro a Milano, con Vallanzasca, non sto scherzando, veramente”».

Durante le indagini, l’episodio coinvolge altre persone, emerge anche un pestaggio per rapina, e per difendere una donna, in danno di un «pusher nigeriano»: «Stamattina ha preso le botte quello la… gli ho detto non ti devi più permettere a dire alla ragazza che dobbiamo scopare… no. E ce ne siamo presi cinque ce ne aveva addosso e più i soldi. L’ho rapinato proprio». Soldi da “investire”, come da intercettazioni, nella droga: «Adesso ho i soldi per prendere uno di quello là che sai tu… che piace a me ad Avigliano»

Ferdinando Moliterni

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