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IL DIBATTITO SUL FORNO CREMATORIO A MURO LUCANO

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A Muro Lucano non si parla d’altro. Sembrerebbe una notizia tra le tante, e invece, secondo me, pone temi psicologici enormi. Mi riferisco al fatto che al Comune del paese lucano è arrivata la proposta, da parte di una società privata, di installare presso il cimitero un tempio crematorio che possa servire non soltanto la Basilicata, ma parte della Puglia e della Campania. L’impianto porterebbe alle casse comunali dai 60 ai 150 mila euro annui, e darebbe lavoro a una decina di lavoratori – una manna dal cielo, francamente. Ovviamente a Muro Lucano si discute molto di questa proposta; ma solo in apparenza il problema è di tipo ambientale – un simile impianto inquinerebbe assai modestamente. Il vero problema invece – e lo capisce anche un bambino – è di natura psicologica, perché avere una simile “fabbrica” in un piccolo paese attiva tutta una serie di superstizioni difficilmente governabili. Sono assai favorevole alla nascita di sempre nuove attività produttive, ma in questo caso, se fossi un cittadino di Muro Lucano, avrei anch’io dei dubbi, perché in paese sarebbe un vivai continuo di carri funebri, e perché camminando per strada avrei sempre la sensazione – ma chissà quanto davvero infondata – di respirare atomi vaganti dei defunti inceneriti. Mi si dirà: ma anche a Roma, dove vivi, ogni giorno vengono cremati decine di corpi. Sì, è vero, ma non ci penso mai, perché non li vedo, e dunque non me ne accorgo. A Muro Lucano, invece, ci farei caso ogni giorno; e, probabilmente, questa continua presenza di professionisti della morte inizierebbe anche a deprimermi, e a rendermi ancora più ipocondriaco di quanto già non lo sia. Insomma, decideranno liberamente gli amici di Muro Lucano. Io però dico che forse è arrivato il momento di smettere di trafficare con la morte – lo abbiamo fatto sin troppo, noi lucani.

diconsoli@lecronache.info

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