LA RETE DELLE DONNE C’È GIÀ, ORA NON RESTA CHE TRAMUTARE LA LORO FORZA IN UNA CITTÀ
Domani la presentazione di “Potenza città delle donne”: un progetto senza finalità politica e che si rivolge all’universo maschile e a quello femminile
Elaborare un piano di intervento condiviso e partecipato che, recuperando e valorizzando risultati ed esperienze sinora realizzate, offra una lettura del territorio secondo una prospettiva di genere, al fine di rispondere in modo innovativo alle sfide demografiche, sociali ed economiche: dal post Covid-19 allo sviluppo sostenibile, dalle smart cities al lavoro del futuro, dal calo delle nascite a una popolazione che invecchia. Sfide che riguardano in modo diverso uomini e donne. Una città che supera gli stereotipi e le differenze, dove le donne capaci siedono in posizioni apicali, dove ci sono più asili e case di cura, dove ognuna si mette in gioco. Una città dove non è importante se porti il rossetto o la cravatta, ma se sei brava o bravo in quello che fai, e le tue idee vengono ascoltate.
“Potenza città per le donne” è tutto il contrario di una «battaglia tra i sessi»: è l’idea semplice, ma per nulla scontata, che ognuno debba avere le stesse possibilità, e insieme costruire uno spazio più sostenibile, aperto, vivo. Questo l’obiettivo che si propone il progetto “Potenza Citta delle donne”, ideato da Simona Bonito, esperta in comunicazione e processi formativi, animatrice culturale e social media manager per passione, multitasking per sopravvivenza, Virginia Cortese, giornalista, Cinzia Marroccoli, psicologa esperta di violenza di genere e presidente dell’Associazione Telefono Donna, Margherita Pace, imprenditrice nel settore agroalimentare, Rocchina Pace, imprenditrice nel settore agroalimentare, Ivana Pipponzi, avvocata esperta in diritto di famiglia e attuale Consigliera regionale di parità della Basilicata, Maria Carmela Padula, biologa nutrizionista e ricercatrice, e Morena Rapolla avvocata esperta in Diritto Antidiscriminatorio, Diritto delle Famiglie, Tutela dei Diritti Umani. Ma ad aderire sono sicuramente tante altre donne con passioni e vite diverse.
Obiettivo, introdurre lo sguardo di genere ai problemi di oggi dai processi decisionali a quelli lavorativo. Basando ogni azione su otto parole: lavorare, abitare, decidere, educare, amministrare, convivere, curare e promuovere benessere. Tutte le riflessioni sulle “città del futuro” sono concentrate sulle tecnologie e sul loro potere magico, capace di risolvere tutti i problemi.
Questo approccio affrettato medita poco sulla specificità e priorità dei problemi da risolvere (e delle opportunità da cogliere). Molto spesso le amministrazioni e gli Enti nel risolvere una problematica ignorano le complessità dell’ecosistema urbano: la città è una realtà plurima e composita, non leggibile con le banali segmentazioni che suddividono la sua popolazione in studenti, cittadini attivi, lavoratori, pensionati, turisti e immigrati. La vera assente dalle attuali segmentazioni è forse proprio la donna: non si tratta, ovviamente, di definire una sorta di “quote rosa urbane”, ma di coinvolgere una fondamentale componente dell’ecosistema urbano – tipica per la sua capacità di accoglienza e generatività – in riflessioni e percorsi per costruire il futuro delle nostre città.
Perennemente esposte ai lati più deteriori di uno sviluppo urbano privo della partecipazione dei cittadini, ne affrontano errori progettuali e derive negative con astuzia, ingegno e senso del dovere, spesso “nascondendone” gli aspetti peggiori alla controparte maschile, per ridurre tensione e stress.
Le donne sono ben consapevoli delle problematiche e possiedono punti di vista, idee e soluzioni cui prestare attenzione. È dunque necessario costruire la futura città “con le donne”, superando l’incomunicabilità e la ghettizzazione descritta da Federico Fellini nel film “La città delle donne” (1980), per arrivare alla (futura) “città per le donne”.
Quello che serve è un coinvolgimento maggiore e sistematico delle donne nell’ideazione e nella progettazione delle città. La loro lontananza dal tema non è distrazione, ma consuetudine: la tecnologia, l’innovazione, la ricerca scientifica e l’affidabilità in ruoli apicali sono considerate il più delle volte “roba da uomini” (nonostante la storia della scienza sia costellata da insigni scienziate, per fare un esempio). Basta vedere il gender di chi partecipa ai convegni sul futuro delle città. La sensibilità e l’energia creativa che le donne potrebbero mettere a disposizione di questo tema è tuttavia grandissima.
Per questo la nuova iniziativa intrapresa da queste donne non può che essere accolta con favore e osservata da vicino. Dandole il giusto slancio che merita una iniziativa del genere. Il progetto si presenta come una sperimentazione unica a livello regionale, replicabile anche in altri contesti urbani.
Prendendo spunto dall’iniziativa già attivata a Torino è che ha portato grandi risultati, il progetto si basa su un “ascolto attivo” e partecipato della città, volto a comprendere e analizzare le difficoltà pratiche, raccogliendo proposte e suggerimenti, al fine di implementare politiche operative che possano fornire risposte in grado di migliorare i servizi offerti dalla città, a 360°, e in particolare per quanto riguarda quegli ambiti in cui permangono criticità e barriere al percorso di piena parità, ovvero: le opportunità economiche, produttive e innovative, lavorative, di welfare e conciliazione. Il tutto con uno sguardo a lungo termine, guardando al futuro. Le protagoniste Potentine si sono definite delle «viaggiatrici in cerca di condivisione.
Oggi siamo rete, parole, azioni e grazie a un gruppo di donne torinesi siamo diventate Potenza Città per le Donne, perché le donne sono capaci di stare insieme e abbattere quei muri che sono metafora di confini imposti. Siamo state le prime che hanno scelto di seguire il percorso di Torino Città per le Donne per recidere i fili spinati delle discriminazioni di genere e incamminarsi in una rete dove il protagonismo delle donne si trasformi in bene comune per rimettere in circolo idee inclusive per le donne e per la nostra città. E siamo certe che molte altre città si uniranno a noi. È il tempo delle donne, è il tempo che Potenza diventi una città pensata “per le donne”. Chi viene con noi?». Un inno all’incoraggiamento per allargare una rete che oltre alle parole vuole mettere in campo azioni e progresso. L’avvio è previsto per domani alle ore 12 sul pagina Facebook Potenza Città delle donne. Noi seguiremo attentamente ogni loro mossa, con la speranza che questo sogno di una città più rosa possa trasformarsi in realtà. Buon lavoro.