Solo mani inadeguate come quelle del governatore Bardi, potevano gestire una crisi politica che ormai somiglia sempre più ad una piéce comica di Pulcinella con mosse così farsesche da tramortire persino quel poco di credibilità istituzionale che la Basilicata ha saputo ancora conservare, nonostante le slabbrature inconcludenti del centrodestra l’abbiano ridotta ad essere, spesso, un primato negativo di un’Italia mal funzionante. Ora lasciamo stare che in epoca Covid, Vito Bardi ancora una volta e per un’intera settimana abbia disertato la Basilicata, assediata da questioni d’ogni tipo, compresa l’irresponsabile falcidazione dei tamponi, dai promessi 3.000 ai 256 di qualche giorno fa e che l’assessore Cupparo abbia legato le sue dimissioni all’umore itinerante della maggioranza ad approvare la riforma dei consorzi industriali, ma l’innesco del casus belli ha avviato un valzer di acquisti e di addii da telenovela politica che affannerà partiti e consiglieri nell’ordalia del cannibalismo e delle ambizioni personali. Eppure Bardi nonostante l’urgenza del momento e con la sua solita flemma inoperosa considera la crisi come un “esitare” piuttosto che come un “esito”. Ha scritto Oscar Wilde: “L’esitazione è sempre un segno di decadenza morale nei giovani o di debolezza fisica nei vecchi”.

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