I TEMPI DELLA DEMOCRAZIA E I TEMPI DELLA CRISI
lettere lucane
La democrazia ha riti, regole e procedure ben codificate. La democrazia rappresentativa è caratterizzata dal fatto di dover compiere fino in fondo tutti i passaggi previsti dalla legge, e questi passaggi portano via molto tempo. In questi giorni il governo nazionale e quello regionale sono in aperta crisi politica, e questo fa perdere un sacco di tempo, perché ricomporre una crisi – non essendo la democrazia un’azienda o una caserma – non è affatto semplice, dovendo tenere conto di numerosi fattori, da quelli giuridici a quelli umani, da quelli politici a quelli programmatici. Esiste la politica ed esistono le politiche. La prima è quella ideologica, culturale, partitica, “comunicazionista”, ecc.; la seconda è quella concreta, amministrativa, decisionale, per certi versi manageriale. Armonizzare la politica e le politiche è molto complicato, perché è assai difficile trovare politici che sappiano fare entrambe le cose. Senza politica le politiche sono “tecniche” e dunque senza legittimazione popolare; senza politiche la politica è soltanto un gigantesco teatro dialettico, un infinito ring propagandistico. Il problema che adesso si pone è che quando si è in emergenza si diventa insofferenti verso le procedure e le ritualità democratiche, e dunque i cittadini pretendono unità, concretezza e pragmatismo. Da qualche giorno l’Assessore regionale alle attività produttive della Regione Basilicata Francesco Cupparo si è dimesso per ragioni politiche. L’atto è assolutamente legittimo e, a mio avviso, punta a rafforzare la leadership dello stesso Cupparo. Ma mentre la politica compie i suoi legittimi riti, è bene che si sappia che in questo momento lasciare vacante questo importante assessorato non fa bene all’economia lucana. Si faccia dunque tutto secondo procedura e sacra ritualità democratica, ma si faccia in fretta – o, almeno, più in fretta del solito.