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«LA BASILICATA SI PROGETTA CON IDEE VIRTUOSE NEL PIENO RISPETTO DI AMBIENTE E TERRITORIO»

Il consigliere regionale di FI Acito: dalle infrastrutture alle energie alternative, fino alla legge sui fondi di sviluppo ai comuni

Il lungo dialogo con il consigliere regionale di maggioranza Ing. Enzo Acito, è stato un pò un interessante excursus non solo attraverso la sua notevole carriera di ingegnere artefice di rilevanti opere private e pubbliche, ma anche di navigato uomo di istituzioni sempre capace d’ innescare con creativa intelligenza e, al momento giusto, importanti processi virtuosi nel campo delle attività produttive, dell’ambiente, delle energie pulite e delle infrastrutture. Dotato della giusta “fibra” di esperto, consulente e fattivo progettista Acito rivela nell’intervista una capacità di osservazione sia in prospettiva di tutela ambientale che di sviluppo imprenditoriale, che non gli ha mai fatto perdere di vista il vero “senso” delle istituzioni e i doveri politici, istituzionali e soprattutto umani che derivano dall’attaccamento ai valori di coerenza professionale e ideologica, difesi nell’interesse della Basilicata anche a costo di sembrare anti-popolare. Consigliere, c’eravamo lasciati a Matera dove la sua intensa attività professionale di ingegnere e di ex assessore comunale all’innovazione si è concretata in opere davvero importanti come ad esempio l’aver fortemente voluto il “5G” nella città dei Sassi, progetto su cui anche la recente amministrazione sta puntando. «Il 5G è solo uno strumento ed era l’occasione per tutta la città di Matera per sperimentarlo a seguito di una indicazione fornita dal ministero, nel cui indirizzo Matera rientrava in quanto città capitale europea della cultura.

Ma in realtà l’obiettivo non è mai stato il 5G ma è stato puntare sull’innovazione e la ricerca tecnologica e far diventare Matera una città proiettata verso la sperimentazione di nuove tecnologie favorendo l’attrazione di imprenditori interessati a investire e collocarsi fisicamente nell’ambito dei Sassi per mettere insieme in maniera, un pò romantica, ma soprattutto efficace il vecchio e il nuovo; quindi il contesto magnetico dei sassi unito con quello delle imprese che hanno beneficiato proprio di quel contesto per attivare processi di innovazione. Ed ecco che così inventammo all’epoca l’individuazione di un immobile che fosse di proprietà comunale e che era l’edificio di San Rocco a Matera e che è diventato un approdo di imprese innovative e dunque oggetto di un bando internazionale al quale risposero 13 imprenditori anche dal Canada e con il CNR “Consiglio Nazionale di Ricerche” che aveva già stipulato un accordo col Comune di Matera. Poi andai via dall’amministrazione de Ruggieri e qualcosa si è inceppato». In quella occasione lei paragonò la tecnologia 5G e della “fibra ottica” a un’” autostrada” che però senza investimenti imprenditoriali rischiava di rimanere un’opportunità persa. Lo pensa ancora? «Il discorso è legato a come le infrastrutture devono puntare a creare condizioni di sviluppo. La prima valutazione è che per tutte le questioni legate alle infrastrutture ci sono tempi lunghi il che non significa rinunciare ad avere le risorse per le infrastrutture ma certamente non si può pretendere di risolvere il problema nell’immediato e di avere infrastrutture che possono costruire uno sviluppo in tempi brevi, anche perché noi siamo la regione che ha il più alto grado di riduzione demografica nel mezzogiorno e dunque i tempi per il recupero non possono essere uguali ai tempi per la realizzazione di infrastrutture di queste dimensioni; quindi bisognerà integrare la strategia delle infrastrutture materiali che hanno dimensioni di investimenti notevoli con quella delle infrastrutture immateriali come appunto la “fibra ottica”, che anche dopo la fase pandemica possono dare un impulso. Considerando che solo la metà dei comuni della Basilicata ha la fibra, l’operazione è portarla, come era previsto nel governo Renzi con la banda ultra larga di almeno 30 mega, nei rimanenti comuni. Ed ecco che si può costruire su quell’ “autostrada” un economia che proprio partendo da Matera, sulle imprese e micro-imprese creative, può diventare una ramificazione su tutto il territorio comportando opportune condizioni di investimento». A proposito di investimenti e risorse, ci vuol parlare della legge n. 26 del 2020 di cui lei è ideatore e primo firmatario? «Questa legge detta “Basilicata si progetta” è un po’ una rivoluzione epocale rispetto all’impostazione tradizionale.

Cioè fino ad ora eravamo abituati a una Regione che dava ai comuni le risorse per la progettazione con l’obbligo della restituzione entro 12 mesi. Il che significa che se quei soldi prestati dalla Regione ai comuni non li trasformavi in un’opera pubblica che veniva finanziata, i comuni erano costretti a restituire entro 12 mesi, dai fondi comunali in bilancio, risorse di cui non avevano disponibilità e ciò ha apparentemente ridotto al minimo l’opportunità dei fondi di dotazione. Con la legge n.26 del 2020, invece usciamo dalla logica verticistica della Regione che decide a chi dare le risorse per poter attivare i finanziamenti pubblici sulle opere pubbliche e diamo le risorse a tutti i comuni. Risorse che sono a fondo perduto per la Regione ma che vanno a costituire i fondi di dotazione dei comuni stessi che poi possono utilizzate queste risorse per costruire una banca progetti, ecco perché la legge si chiama “La Basilicata si progetta”». Ci spiega tecnicamente qual è la procedura? «Ogni comune costituisce la sua banca progetti in base alle risorse impegnate e queste risorse servono a predisporre progetti preliminari di fattibilità tecnicoeconomici per candidarlo a finanziamenti pubblici. Una volta acquisto il finanziamento pubblico dal quadro economico dell’opera finanziata, si possono recuperare quelle somme per ripristinare i propri fondi di dotazione. Cioè abbiamo spostato la decisione di costituire lo sviluppo, dalla Regione in maniera verticistica ai comuni che posso costruire e disegnare il proprio sviluppo in base alla capacità che hanno di mettere in moto progetti di questo tipo. Vogliamo che nasca così unasorta di competizione tra i vari comuni per poter dimostrare che essi hanno la capacità di pensare a uno sviluppo anche in funzione di quelle che sono le esigenze specifiche del territorio.

E questa idea secondo me è una delle proposte di legge approvate poi dal Consiglio regionale che potrebbero innescare proprio il sistema virtuoso di sviluppo comuni-territorio» Ma le risorse economiche cui lei fa riferimento ci sono già? «Sì sono già disponibili e ci sono già i regolamenti. I comuni possono già firmare le convenzioni con la regione. La cosa è già partita i comuni sono stati interessati direttamente a firmare le convenzioni e dare già gli incarichi ovviamente immagino ai professionisti locali». Com’è nata questa idea così…“produttiva”? «L’idea è nata nel momento del lockdown quando con l’assessorato alle attività produttive si davano le risorse ai professionisti come forma di sussistenza; in realtà abbiamo pensato di trasformare quella forma di sussistenza in un aiuto ai professionisti a cui si è detto i termini legislativi: “Prendete un po’ di finanziamenti pubblici che servono a voi per costruire progetti che a loro volta servono alle comunità, ma che servono anche a voi stessi per avere l’opportunità, a finanziamento acquisto, di continuare l’opera professionale fino a progetto esecutivo”.

E quindi diciamo non è più un contributo a fondo perduto di sussistenza ma un contributo produttivo dato ai professionisti che diventano anche loro i promotori dello sviluppo del territorio». Ha qualche dato sull’adesione dei comuni a “Basilicata si progetta”? «Credo che qualche comune abbia già firmato la convenzione. È fondamentale che i comuni comincino a essere sensibili, nel senso che sul sito della Regione ci sono già i link per poter accedere al finanziamento ma la corsa contro il tempo è per evitare di arrivare in ritardo quando con il recovery fund o con i fondi strutturali europei 2021 2027 si aprirà lo scenario per cui chi ha il progetto da candidare si troverà pronto chi invece dovrà ancora decidere qual’è lo sviluppo da costruire sul territorio corre il rischio di perdere il treno in corsa».

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