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IPOTESI RIFIUTI RADIOATTIVI IN BASILICATA: «CONTRARI NEL MERITO E NEL METODO»

Al Dipartimento ambiente, riunito il tavolo con gli Enti locali per redigere le osservazioni: «Presenteremo un documento finale unitario»

POTENZA. «Mettereste un deposito di scorie nucleari a Pompei, o magari nella laguna di Venezia? Non credo proprio». Sulla possibilità della realizzazione del Deposito nazionale di rifiuti radioattivi in Basilicata, la Giunta regionale di centrodestra si è fatta una domanda e si è data una risposta. «È impensabile anche solo ipotizzare che una simile realizzazione ha dichiarato il governatore Bardi debba essere fatta nei pressi di Matera o in altre aree della Basilicata, una regione, è bene ricordarlo ancora una volta, che ha già dato e sta continuando a dare tanto all’Italia in termini di risorse energetiche ed uso del territorio. Ben venga quindi la consultazione pubblica, che speriamo si svolga con il massimo coinvolgimento delle istituzioni e di tutti i soggetti portatori di interessi».

All’incontro, svoltosi ieri presso il Dipartimento regionale dell’Ambiente, oltre all’assessore al ramo Gianni Rosa e al Dg Giuseppe Galante, hanno partecipato il vicepresidente della Giunta ed assessore all’Agricoltura Francesco Fanelli, l’assessore alla Sanità Rocco Leone, i consiglieri regionali Pasquale Cariello e Giovanni Vizziello, il direttore generale dell’Arpab Antonio Tisci con i tecnici Achille Palma e Carmela Fortunato, Salvatore Adduce, Andrea Bernardo e Mario Guarente in rappresentanza dell’Anci, i presidenti delle Province di Potenza e Matera, Rocco Guarino e Piero Marrese, il sindaco Domenico Bennardi e l’assessore all’ambiente di Matera Lucia Summa, i sindaci di Genzano (Viviana Cervellino), Oppido Lucano (Antonietta Fidanza), Irsina (Nicola Massimo Morea), Montescaglioso (Vincenzo Zito), il vicesindaco del Comune di Montalbano Jonico Giuseppe Di Sanzo e l’assessore Giusy Cirigliano in rappresentanza del Comune di Bernalda. Nel corso della riunione si è appreso che i tecnici della Regione e dell’Arpab stanno svolgendo tutti gli approfondimenti necessari per redigere, in stretto rapporto con le amministrazioni locali interessate, le osservazioni di carattere tecnico scientifico a supporto della netta contrarietà già espressa dal governo regionale lucano sull’eventuale localizzazione del deposito in Basilicata. In particolare, saranno formulate osservazioni in merito al valore naturalistico e faunistico delle aree interessate, che in parte, come è stato rilevato da più parti, rientrano nel patrimonio Unesco con i Sassi di Matera.

«La Basilicata ha spiegato l’assessore regionale Rosa si presenta unita: diciamo no al piano del Governo con una sola lingua ed unità d’intenti, perché riteniamo che la nostra regione non possa subire questo nuovo aggravio. Dopo aver già dato tanto all’Italia in termini energetici, la nostra regione vuole svilupparsi guardando alle sue peculiarità, il turismo e le bellezze naturali. Questo insediamento non ci interessa. Lo sviluppo della Basilicata deve andare oltre. Voglio rimarcate che noi non siamo mai stati interpellati su questo documento ma solo sul Piano nazionale, sul quale abbiamo già espresso la nostra netta contrarietà con un documento del 31 luglio 2019, a cui è seguito un pronunciamento contrario della stessa Conferenza delle Regioni».

«La settimana prossima ci sarà un approfondimento in Consiglio regionale ha aggiunto e concluso Rosa -, invieremo una nota alle parti sociali, agli ordini professionali, alle associazioni ambientaliste, all’Unibas, alla stessa Regione Puglia, perché ci supportino con le loro motivazioni. L’idea è quella di arrivare ad un documento unitario che rappresenti il territorio. Abbiamo inoltre chiesto all’Anci di coinvolgere tutti i Comuni della Basilicata». «Siamo contrari nel merito e nel metodo ha evidenziato il vicepresidente della Giunta Fanelli -. La Basilicata già paga un prezzo alto in termini ambientali». Il consigliere regionale Vizziello ha sottolineato che «la Basilicata non ha mai avuto adeguate compensazioni ambientali per le attività petrolifere e la persistenza di depositi di amianto e vecchi insediamenti industriali».

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