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OMICIDIO DI MARIASESTINA ARCURI: DOMANI SI TORNA IN AULA, PAROLA ALL’IMPUTATO ANDREA LANDOLFI CUDIA

Il Landolfi le avrebbe detto: “Siamo prima rotolati” e “L’ho lanciata”, un’ulteriore conferma alla ricostruzione della criminologa Ursula Franco

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE 

OMICIDIO DI MARIASESTINA ARCURI: DOMANI SI TORNA IN AULA, PAROLA ALL’IMPUTATO ANDREA LANDOLFI CUDIA

Domani 8 gennaio Andrea Landolfi, l’uomo a processo per l’omicidio di Mariasestina Arcuri, si metterà a disposizione delle parti davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Gaetano Mautone.
La diatriba è relativa alla dinamica dei fatti.
Come e dove cadde Mariasestina?

Il 4 gennaio 2021, Valeria Terranova del Corriere di Viterbo ha diffuso la testimonianza dell’ingegnere Luca Scarselli, esperto in biomeccanica e consulente degli ex difensori di Andrea Landolfi, inserito nella lista del pm, Franco Pacifici.
Vediamo cosa ha detto Scarselli: “Anche io ritengo che da quella scala non si possa rotolare, ma Sestina non è stata spinta e neanche lanciata dal parapetto della scalinata. Non è possibile rotolare giù da quelle scale, per vincoli geometrici e spaziali. Anche se si percorrono in condizioni normali, quei gradini possono essere pericolosi.
Credo che la causa della caduta di Mariasestina sia da ricercare da un’altra parte. Secondo la mia ricostruzione, i due dovevano trovarsi sui primi gradini della seconda rampa, quella più in alto. Questo è dimostrato dalle tracce ritrovate sul muro: una riconducibile ai jeans che la ragazza indossava e un’altra alla suola di una delle scarpe di Landolfi, rilievi accertati anche dai Ris. Inoltre, lo spazio che i due avevano a disposizione per muoversi, cioè tra il muro e la parete del corrimano, è di circa 70 centimetri. Trovo sia improbabile che in uno spazio così ristretto si possa prendere una persona di peso e lanciarla. Anche se la vittima fosse stata spinta giù dal parapetto, sarebbe dovuta cadere perpendicolarmente sul baule accostato alla parete e non vicino al camino, che si trova a due metri da lì, in più non ci sono tracce di precipitazione lungo quella parete. Mi meraviglia che non siano stati analizzati la cassapanca e gli altri elementi accostati a quel muro e che non siano stati presi in considerazione i segni di attrito lasciati dai jeans e dalla tomaia lungo il muro per valutare la traiettoria della caduta. Prendendo in considerazione il tipo di traiettoria e i vincoli sia geometrici che spaziali, escludo la ricostruzione a cui sono giunti i RIS. Per quanto riguarda, invece, le lesioni riportate dalla vittima, credo che sia caduta all’indietro, urtando con la zona lombo-sacrale, scaricando quasi tutta l’energia, e poi in rotazione abbia sbattuto la testa sullo spigolo del rialzo del caminetto.”

Secondo il colonnello Paolo Fratini del Ris di Roma: “Andrea ha afferrato Maria Sestina per il braccio destro quando erano entrambi sul pianerottolo delle scale, l’ha spinta contro il parapetto e da lì lei è volata di sotto. La ricostruzione fornita da Landolfi che siano cioè caduti insieme per le scale non è compatibile con il quadro delle lesioni riscontrate. È impossibile che i due corpi abbiano rotolato fino al caminetto. Così come è del tutto improbabile l’ipotesi che la ragazza sia caduta dal pianerottolo del piano superiore. La ragazza però non è caduta a piombo come fa un corpo senza spinta, è caduta più in là, come se avesse ricevuta una spinta. Il che giustificherebbe anche la presenza del livido sul braccio.”

Secondo il balista Martino Farneti consulente della procura: “È stata buttata dalla balconata che sta a tre metri d’altezza. Lesioni gravissime, incompatibili con il rotolamento, si è trattato di una caduta con tanta energia cinetica. Avevo pensato all’angolo del gradino ma la frattura lineare doppia alla testa è da impatto sul pavimento e il grosso ematoma dorsale non è compatibile con le scale. Non è stata fotografata dall’esterno la frattura occipitale, che ho visto solo nella foto dall’interno della scatola cranica, quindi non ho potuto vedere il taglio che mi avrebbe consentito di capire cosa lo avesse provocato, se uno spigolo o una superficie piana.”

Secondo il consulente medico legale della procura “Le lesioni riportate da Sestina sono incompatibili con un rotolamento dalle scale, sono l’esito di una caduta verticale dall’alto.

Cronache Lucane, nei mesi scorsi, ha intervistato la criminologa Ursula Franco, che è anche medico ed esperta in Statement Analysis, una tecnica di analisi di telefonate di soccorso, interviste ed interrogatori, anche lei come Scarselli ritiene che Mariasestina sia caduta da “un’altra parte”, anzi è convinta che quella notte le cadute furono due, Andrea e Mariasestina prima caddero dalle scale interne dell’appartamento e poi la sola Mariasestina cadde all’indietro sulle scale esterne dell’appartamento.

Le scale dalle quali è caduta Mariasestina Arcuri

Secondo la criminologa, già a partire dalla telefonata di soccorso del Landolfi si può inferire che Mariasestina cadde sulle scale esterne dell’appartamento della Iezzi.

Ronciglione. Le scale esterne d’accesso alla casa della nonna materna di Andrea Landolfi Cudia

Riportiamo ciò che la criminologa sostiene ormai dal maggio 2020:

“I fatti si svolsero in due tempi.
Quella sera ci fu una prima caduta dalle scale interne dell’appartamento, Andrea Landolfi ebbe la peggio e fu soccorso dalla nonna, Sestina si rialzò da sola. Poco dopo, Andrea e Mariasestina si spostarono all’esterno dell’appartamento e la Arcuri cadde dalle scale esterne.
Mariasestina cadde all’indietro, urtò la zona lombo sacrale e poi la testa procurandosi una frattura da scoppio.
E, quando Mirella Iezzi tentò di soccorrere Mariasestina, il Landolfi la colpì per allontanarla dalla fidanzata.

In quell’occasione, la Iezzi perse l’equilibrio e urtò contro la ringhiera di ferro delle scale esterne producendosi la frattura delle tre coste.

Ronciglione. Le scale esterne d’accesso alla casa della nonna materna di Andrea Landolfi Cudia

Non fu pertanto il colpo infertole dal nipote a fratturarle le cose ma l’urto contro la ringhiera di ferro contro la quale finì dopo essersi sbilanciata a causa di una spinta del Landolfi.
Mariasestina non si fece male quando cadde dalle scale interne insieme ad Andrea.

L’interno della casa della LEZZI

È stata la seconda caduta dalle scale esterne ad esserle fatale.
Le lesioni che ha riportato sono compatibili con l’impatto del suo corpo con il pianerottolo che si trova tra le due rampe di scale esterne con il corrimano in ferro.

È già nella telefonata del Landolfi al 118 la soluzione del caso.
All’operatore del 118 Andrea Landolfi disse: “poi da là m’ha… l’ho portata a ca… su”. Perché si è censurato?
Che cosa stava per dire Andrea Landolfi? Stava forse per dire “l’ho portata a casa”?
Per quanto riguarda il termine ”su”, è generico, e può riferirsi alla salita di entrambe le scale, ma appare improbabile che, subito dopo la caduta, il Landolfi abbia portato Mariasestina in camera.
In merito la nonna del Landolfi ha riferito a Silvana Cortignani di Tusciaweb che, dopo aver aiutato la ragazza a rialzarsi, lei e Andrea la misero “seduta su una poltroncina che sta lì” (in sala, non nella camera al piano di sopra).
È pertanto logico inferire che con “su” il Landolfi intenda “su” in casa, non “su” in camera e che quindi Mariasestina sia caduta dalle scale esterne dell’appartamento. L’ulteriore conferma è sempre la nonna a fornircela durante l’interrogatorio.
La Iezzi ha detto di non aver visto Mariasestina salire le scale interne dell’appartamento per andare in camera e che, quando lei uscì per andare al pronto soccorso, Mariasestina era seduta in sala.

La Iezzi ha però riferito al Pm che i due ragazzi “erano saliti” e aggiunge “li avevo lasciati lì“.
Con ”erano saliti” la Iezzi non può che riferirsi al fatto che i due ragazzi salirono le scale esterne per entrare in casa posto che ha detto di aver lasciato Mariasestina seduta con Andrea in sala e di non averla vista salire in camera.”

Mirella Iezzi con il nipote Andrea Landolfi

Di seguito lo stralcio dell’interrogatorio della Iezzi che conferma questa ricostruzione:

PM: E come c’è andata su in camera da letto Mariasestina?
Mirella Iezzi: Camminava (incomprensibile).
PM: Da sola?
Mirella Iezzi: Sì.
PM: Portava gli occhiali?
Mirella Iezzi: Sì.
PM: Quando è salita?
Mirella Iezzi: Sì, non lo so quando è salita se portava l’occhiali, non lo so.
PM: L’ha vista salire?
Mirella Iezzi: No, io non l’ho vista salire, no.
PM: Adesso ha detto che l’ha vista, adesso l’ha detto.
Mirella Iezzi: Ossia, no, mi sono sbagliata, loro due sono… io sono uscita, sono uscita, sono uscita.
PM: Quindi lei l’ha lasciata seduta?
Mirella Iezzi: Sì, SEDUTA CON MIO NIPOTE, sì.
PM: E parlava, mi ha detto?
Mirella Iezzi: Parlava, benissimo. A me mi ha detto queste precise parole: “Mirella non mi sono fatta niente, non ti preoccupare, non ti preoccupare, non mi sono fatta niente”
Assistente del PM: Lei ha detto che Mariasestina è salita con il suo…
Mirella Iezzi: No, mi sono sbagliata, mi scusi, io sto in confusione adesso, non… no, non l’ho visti salire io.
PM: Ma lei ha detto ad Andrea che sarebbe andata via?
Mirella Iezzi: No.
PM: Perché?
Mirella Iezzi: Perché ERANO SALITI… ossia LI AVEVO LASCIATO LI’, ho preso… con il dolore… me ne so’ andata.

Nell’Ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma è riportato il contenuto di una telefonata tra Andrea Landolfi e un’amica.

Criminologa URSULA FRANCO
Il Landolfi le avrebbe detto: “Siamo prima rotolati” e “L’ho lanciata”, un’ulteriore conferma alla ricostruzione della criminologa Ursula Franco.
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