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BARDI E LA FAVOLETTA DEI 3000 TAMPONI

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Che il governatore Vito Bardi accusi sempre di più i colpi della sua bassa agibilità istituzionale, tutta in lento pede e, naturalmente, anche dalla frequenza con cui il suo logoteta di fiducia napoletana, Massimo Calenda, lo imbecca pubblicamente correggendo i suoi ghirigori dialettici di smemoratezza con cui anima d’ironia e di drammatica rassegnazione le sue riunioni ed apparizioni. Ora non vogliamo rovinargli l’ennesima visita inutile all’ospedale da campo del Qatar, su cui fa bene a non mollare la presa il consigliere regionale di Iv, Mario Polese secondo cui fin ora si tratta solo di “due tende utilizzate per fare i vaccini”, ma questa storia di un presidente di Regione che si rimangia la parola sui 3000 tamponi giornalieri la dice lunga in che mani scivolose e decadenti sia finita la nostra Basilicata che invece avrebbe bisogno di correre, anche in velocità generazionale per rimettere in buon ordine la sua sfida di futuro e d’integrità, guarda caso, anche dal nuovo rischio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Eppure con il numero esiguo di tamponi giornalieri, ormai sempre al di sotto di mille, anche le valutazioni annunciate sull’andamento del virus diventano la solita fuffa napoletana. Ha scritto Céline:“La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare”.

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