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NON CI STANNO FOTTENDO NULLA

Recovery fund e Mezzogiorno: l’approfondimento di Vito Matteo

Sono in arrivo molti soldi da parte dell’Europa, circa 208 miliardi di Euro, suddivisi quasi equamente tra prestiti (127 miliardi) e sussidi (81 miliardi). Non disponiamo ovviamente delle competenze necessarie per suggerire a chi ci governa quali investimenti promuovere attraverso queste risorse, sebbene le “aree tematiche” oggetto di questi futuri investimenti siano già state puntualmente individuate (digitalizzazione; transizione ecologica; infrastrutture; istruzione; equità sociale; salute). Tuttavia, possiamo affermare con certezza che i Governatori meridionali, in questo caso, non si stanno muovendo affatto bene. Tanto precocemente hanno saputo adottare misure in grado di contrastare gli effetti dell’emergenza sanitaria, quanto tardivamente si apprestano ad 2 approntare un piano in grado di contrastare gli effetti dell’emergenza economica.

Hanno un bel coraggio De Luca e Bardi a ventilare il rischio di uno “scippo” ai danni del Sud, quando ancora non hanno elaborato i rispettivi Piani Regionali per la Ripresa e la Resilienza (Piano che, invece, la Regione Veneto ha già predisposto). Il sospetto è che i due, De Luca e Bardi, abbiano la coda di paglia. “Abbiamo istituito un Gruppo di Lavoro”, ci fanno sapere cortesemente dalle loro segreterie. Ora, per carità, nessuno pretende di avere lumi su chi siano i componenti di questo gruppo di lavoro (presumiamo che non siano esperti in sgravi per chi assume al Sud, o programmatori di investimenti strategici in enormi iniezioni di liquidità nei conti correnti delle imprese a titolo di ristoro, o pianificatori di consegne brevi manu di pacchi alimentari a favore dei meno abbienti), ma l’auspicio è che questi ignoti signori sappiano fornire una consulenza simile a quella prestata dai componenti delle unità di crisi regionali: rapida (non “campa cavallo”), coordinata (escludendo qualunque ipotesi di concorrenza tra le regioni meridionali) ed uniforme (non localistica). Ad esempio, il Ponte sullo Stretto. E’ un investimento che rientra tra le “aree tematiche” suscettibili di essere finanziate con i fondi europei? Sì, trattandosi di una infrastruttura volta a facilitare la mobilità. E’ un investimento che recherebbe vantaggi non solo ai siciliani e ai calabresi, ma a tutti i meridionali? Certo che sì, dal momento che a costruirlo sarebbero loro e le loro imprese.

E’ un investimento compatibile con altri investimenti di corto respiro e ad impatto prettamente localistico? Certo che no, dal momento che la coperta è corta. Analogo discorso vale per l’Alta Velocità e i collegamenti tra Napoli e Bari. Se ne desume che l’intero pacchetto di risorse a disposizione del Sud andrebbe utilizzato per due massimo tre grandi investimenti infrastrutturali (che in ogni caso non escludono progressi nel digitale, nella transizione ecologica, nella ricerca scientifica ecc.), ma a beneficio di tutti. Insomma, la crisi sanitaria ha fatto emergere una insolita comunione di intenti tra le regioni meridionali. Speriamo che non si risolva in una semplice parentesi temporanea, ma costituisca il seme di una lunga stagione di sviluppo condiviso e sostenibile.

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