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IL 2020 IN PILLOLE

L’editoriale della direttrice Paterna

Non sarà difficile salutare il 2020, anzi non ne vedevamo l’ora. L’anno bisesto ci ha appena lasciato, in pochi lo rimpiangeranno, per non dire nessuno.
Chi ha perso i propri cari quest’anno non vuole neanche sentirlo nominare, e come dargli torto. Delle parole Covid, tamponi, positivi etc, veramente non ne possiamo più: adesso l’unica parola che ci conforta è vaccino, più che una parola una speranza. Eh sì, dobbiamo davvero sperare che arrivato, sia efficace e che a tutti (quelli che vogliono farlo) ne venga data la possibilità.Eppure in questo anno da dimenticare è nata la nostra bellissima iniziativa editoriale, noi direttori insieme agli editori ne siamo ogni giorno più orgogliosi. Purtroppo non abbiamo potuto raccontarvi molte “belle” notizie come avremmo voluto, ma abbiamo sicuramente raccontato la realtà, la dura realtà: tra positivi, morti, ospedalizzati, screening, test rapidi, dpcm… termini che anche i più piccoli o le persone più avanti negli anni, hanno imparato a conoscere, essendo utilizzate ormai nel nostro linguaggio quotidiano. Non c’è stato giorno in cui qualcuno non si sia chiesto: quanti sono i positivi di oggi?
Quanti tamponi sono stati processati? I morti? Gli ospedalizzati? Oggi quante persone sono guarite? Stasera Conte annuncia il nuovo dpcm?
Per non parlare dei colori della nostra Italia, non più verde, bianca e rossa, ma ormai gialla, arancione e rossa, sperando che qualcuno i veri colori se li ricordi ancora, insieme al loro significato. Guardiamo al mondo impauriti: torneremo a viaggiare in tranquillità?
Gli altri hanno più o meno morti di noi? Perché alcuni paesi hanno già il vaccino? Tante, troppe le domande, ma d’altronde la maggior parte di noi ha passato un anno chiuso in casa e quindi ha avuto più tempo per porsi domande. Ma finalmente quest’anno ci ha lasciati e noi siamo pieni di buoni propositi, vogliosi di riabbracciarci e di stare insieme.
I ragazzi privati di amici e scuola non vedono l’ora che tutto torni alla normalità. I figli vogliono vedere e abbracciare i genitori, sia quelli che sono stati soli in casa che quelli nelle case di riposo, e i nonni non vedono l’ora di riabbracciare i loro nipotini e finalmente uscire fuori dalla solitudine. Le donne rivogliono la loro vita, davvero di cucina e casa non ne possono più, soprattutto quelle donne che per mesi in casa hanno avuto il proprio aguzzino.
E come dimenticare medici, infermieri, oss e tutti quelli che in quest’anno hanno dato davvero il massimo nel loro lavoro, talvolta rimettendoci la vita.La vita così preziosa, così unica eppure sembra esserci sfuggita di mano in quest’anno così buio.
Tutti speriamo nel nuovo anno, non vediamo l’ora che arrivi e dia una svolta all’atroce routine di questi mesi, abbiamo voglia di vedere negozi, ristoranti, bar, aziende, finalmente aperti, senza la paura di nuove chiusure ed assistere inermi alla debacle dell’economia del nostro amato bel paese. Sappiamo bene tutti che l’inizio del nuovo anno sarà difficile, perché ci portiamo avanti gli strascichi di quello vecchio e per questo tutti dobbiamo impegnarci, ognuno per quello che può, a far sì che il 2020 sia solo un brutto ricordo.

Buon 2021 a tutti i lettori
di Cronache del Mezzogiorno

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