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NONOSTANTE LE DISTRAZIONI DELLE ISTITUZIONI I LUCANI NEL MONDO RESTANO UN PUNTO FERMO

Dal presidente del Centro Studi Internazionali lucani nel mondo Scaglione l’appello: «L’identità di una comunità non va dispersa»

Visitando il mondo dei lucani all’estero e in Italia,  ci sono emozioni che non puoi raccontare  solo con le parole. Sono i volti, le storie, le immagini,  le finzioni, che hai visto con gli occhi, toccato  con le mani. Sentito e ascoltato. Rivisto e ripensato  in questo anno di fermo “biologico”.  Sono le storie di chi ha vissuto una vita lontano da casa  e ha mantenuto le sue vecchie abitudini.  Sono le storie di chi fino a qualche tempo fa, prima  dell’era dei social, si portava da casa le cartoline o le  foto ingiallite di qualche matrimonio di famiglia, per  guardare i parenti e ricordare se stessi.  Sono le storie di chi non ha mutato le proprie usanze  e ha la sua casa piena di quei ninnoli e trofei dei luoghi  di nascita. Sono le storie di giovani e nipoti che  parlano poco e male l’italiano perché il loro slang è segnato  dai luoghi di adozione o di nascita.  Sono le storie dei nostri emigrati.  Viaggiare per scoprire cosa c’è dietro tanti luoghi comuni  e qualche verità sui nostri migranti, è stata una  esperienza fondamentale per capire chi siamo stati  davvero e soprattutto per capire, cosa non dobbiamo  essere. È un po’ come chi dice che “studiare la storia,  non ti dice cosa devi fare, ma quello che non devi fare”.  E in fondo, ritrovare un mondo antico che abbiamo  perso o dimenticato ma che nelle nostre vicende umane  e terrene è tremendamente vicino a noi, alle nostre  origini.  Qualcuno mi ha chiesto: “Sono passati cinquanta anni  dalla nascita della Regione Basilicata e ventuno  dalla legge che ha istituito la giornata dei Lucani del  Mondo, tanti anni eppure sembra che il tempo si sia  fermato per qualcuno mentre il Mondo è cambiato.  Che ne pensa?”  Io ho fatto rilevare che ogni volta che viene eletto un  nuovo interlocutore istituzionale, si pensa che si debba  cominciare sempre tutto daccapo. Magari senza conoscere  uomini e situazioni e soprattutto senza conoscere  lo spirito che animò i nostri Costituenti regionali,  i nostri cari Peppotto Guarino, Rocco Curcio, seguiti  poi dai vari Pietro Simonetti, l’ottimo Antonio Di Sanza  per citare chi ha cominciato e poi costruito la rete  e tessuto insieme a me ed ai funzionari regionali, in  particolare Rocco Romaniello e Rocco Messina, il filo  comune di una identità

che non andava e non va dispersa.  La storia, ha detto appunto qualcuno, non ti  insegna cosa fare, semmai cosa non fare. Ma ti lascia  anche segni indelebili. La sofferenza dei nostri emigranti,  per esempio, conosciuta e riconosciuta in questi  anni di condivisione di iniziative e di rapporti diretti,  non tutti hanno compreso come dovevano comportarsi  con i nuovi migranti o non comportarsi. E li  hanno lasciati al loro destino.  Lo stesso giornalista,mi ha poi chiesto: “La memoria  storica è importante, spesso dimentichiamo o meglio  non sappiamo cosa fu il dramma dell’emigrazione, si  tende a pensare che per i nostri migranti fu dura ma poi  tutti o quasi si integrarono. Certo noi lucani abbiamo  avuto la famiglia Coppola ma anche il gangster Johnny  Torrio, abbiamo avuto l’apostolo dell’integrazione  ma anche tanti sconosciuti lucani morti sul lavoro.  … Un monito per il presente?”  Certo “The Fox” (Torrio) ha lasciato il suo segno a  Chicago o per certi versi Maria Barbella a New York  che si vendicò del suo uomo che l’aveva disonorata  in Italia e abbandonata per emigrare, ma lì negli States  abbiamo avuto gente del calibro del Ministro Antony  Antonio Cilibrizzi, del costruttore Paterno, degli  uomini di cultura aviglianesi, del Parlamentare  Marcantonio o del Giudice costituzionale Suozzi o  ancora del mitico Rocco Petrone, di Bill De Blasio e  suo cugino Stephne Bribgamti Presidente della Fondazione  Ellis Island . O ancora del mecenate moderno  Donato Curcio o del grande fotografo dei Vip, Ron  Galella e dei suoi cugini banchiere ed archiettto di  successo a Montreal, ma abbiamo avuto anche gente  che ha lavorato duro, non si è arricchita, ha sofferto  e patito non appena arrivata ad Ellis Island oppure finita  per via delle agenzie di lavoro, in Sudamerica in  terre più derelitte e dimenticate di quelle che avevano  lasciato.  Pensate alla storia di Felicia Muscio da Oppido Lucano.  Dagli Appennini alle Ande. Potrei raccontarvi  per ore le storie selezionate per il Museo dell’Emigrazione  di Lagopesole o che abbiamo scoperto, raccontato,  toccato con mano in Argentina, Venezuela,  nelle miniere del Belgio, a Panama. Ma ovunque, ecco  il monito, ecco il senso della rete solidale, il filo che  unisce i lucani ha tenuto insieme anche la solidarietà  tra chi ha avuto più fortuna e chi meno. E cosi l’anima  dell’imprenditore è diventata accoglienza, opportunità  lavorativa per gli stessi corregionali. Ha funzionato  da casa delle opportunità.  Il monito per le nuove generazioni di migranti viene  da queste storie e da quelle di emigranti come Donato  Caivano, Giuseppe Ticchio, Dominik Pinto, Domenico  Melillo, Joe di Giacomo, Michele Pacella, Anna  Picardi, Martha Lasaponara, le sorelle Zito o Orietta  Natalino, Carmen Materi e tanti tanti altri ancora.  come quelli italiani (storie pubblicate da poco su Almanacco  Lucano) che sono stati anche in questo 2020  un punto fermo nonostante la distrazione delle istituzioni  regionali alle vicende ed ai problemi anche del  Covid o delle indigenze registrate in Venezuela, Argentina,  Brasile a cui abbiamo provato a porre rimedio  attraverso il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero  ed il Ministero degli Affari Esteri, in questo  lavoro duro che mi onoro di seguire attraverso le Consulte  regionali, oggetto tra l’altro della Conferenza  Permanente Stato regioni che ha preso il via in modalità  on line e che speriamo di tenere nella prossima  estate dal vivo.  Ed ora nel 2021, pensare e ripensare alle nuove emigrazioni,  che ci saranno come dicono i dati nazionali  e regionali in tema di spopolamento e lavorando seriamente  per sostenere il Turismo di ritorno e quello  delle radici. Le nuove frontiere del sistema Lucano  nel Mondo che spero si comprenda per tempo.  Buon 2021.

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