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I COLONNELLI CICALA TENTANO IL GOLPE AL GENERALE BARDI

Caos in maggioranza, i fratelli viggianesi provano a mettere le mani sul petrolio a discapito di Sanità e Università

Royalties petrolifere collegate all’attività estrattiva di greggio dal sottosuolo lucano: i Cicala’s tentano il “golpe” con l’emendamento “Principato di Viggiano”. Disposizioni di integrazione e manutenzione del sistema normativo regionale, il “Salvabuchi” sui bilanci dei gruppi regionali è nulla a confronto della “bomba” che il presidente del Consiglio Cicala porterà oggi nella seduta straordinaria dell’Assise.

L’EMENDAMENTO GOLPE NASCOSTO FINO ALL’ULTIMO Sotto l’egida dell’ampollosa dicitura della proposta di legge per «aggiornare» alcuni testi di legge e che ieri ha ricevuto l’approvazione delle quattro Commissioni consiliari, il “Re” Carmine ha nascosto il progetto “le mani sui fiumi di milioni dell’oro nero”. Sarebbe per Cicala imperdonabile “giustiziarsi sul portone”, eppure è proprio quello che con ogni probabilità accadrà oggi in Consiglio. Nonostante i movimenti d’allarme registrati ieri a via Verrastro e Viggiano, nell’Assise odierna il presidente Carmine Cicala proverà a forzare: dalla Regione tutte le royalties nelle casse dei Comuni del cosiddetto comprensorio Val d’Agri di cui Viggiano, amministrato dal fratello Amedeo Cicala in qualità di sindaco, ha la fetta più grande.

LE CONSEGUENZE SE IL GOLPE NON DOVESSE RIUSCIRE: A CASA Il “golpe” è così eclatante che se dovesse essere bocciato, logica vorrebbe la fine politica del presidente Cicala anche perchè oltre al calare della maschera, il diniego corrisponderebbe alla messa in discussione della sua autorevolezza, ovvero la sfiducia. L’emendamento “Principato di Viggiano”, tra l’altro appare grave oltre che sotto il profilo contenutistico, pure in riferimento all’aspetto politico: è la prima volta che Cicala firma un emendamento o una proposta di legge in quanto il ruolo di terzietà che riveste il presidente del Consiglio lo pone in posizione di neutralità, nonchè di garanzia per i consiglieri regionali tutti. Inevitabile il conflitto di interessi, poichè il maggior beneficiario dell’emendamento è suo fratello Amedeo. Propri questi ragionamenti sono stati oggetto di infuocato dibattito tra gli eletti della maggioranza tanto che se il presidente Carmine non dovesse capire con le buone dell’assurdità dell’emendamento, gli stessi sono pronti a stilare un documento per mettere nero su bianco sia l’inopportunità, data la terzietà presunta, della proposta, sia l’irrazionalità, nel merito, della stessa. Per fare un esempio, senza royalties, come da emendamento di Cicala, tra le vittime lucane illustri: l’Università di Basilicata. La deflagrazione, inoltre, colpirebbe anche la Sanità lucana e l’onda d’urto sarebbe avvertita in plurimi altri settori. Il governatore Bardi appresa la notizia dell’emendamento si è infuriato. Il telegramma di totale disapprovazione già è stato recapitato alla Lega. Oggi è previsto anche che il governatore sia presente al Consiglio, anche se da remoto in videoconferenza.

L’INUTILE CONTROMOSSA SERALE La contromossa dei Cicala’s ha rasentato l’ovvietà. Il fratello sindaco di Viggiano, in serata ha convocato un “Cdm” d’urgenza: riunione streaming con gli altri sindaci dell’area. Aizzare per attaccare come difesa al probabile, quasi certo in realtà, capitombolo. Lo spettro del nemico numero 1 del “Principe” Amedeo, si è però già palesato: l’assessore Cupparo.

Cupparo ancora una volta e sempre in tema petrolio, anche lui con le buone o no, ha consegnato il messaggio: l’emendamento “Principato di Viggiano” è bocciato. A dare l’avvio decisivo all’operazione “le mani sui milioni del petrolio”, oltre la volontà di gestire molte più royalties di quelle attuali, la ripicca per l’esclusione del sindaco dalle trattative della Regione con l’Eni per il rinnovo della concessione Val d’Agri scaduta ormai da tempo. Allo stato attuale, il 7% del valore della produzione di idrocarburi liquidi estratti nella regione Basilicata viene versato per l’85% alla Regione e per il restante 15% ai Comuni nei cui territori si svolge l’attività estrattiva. In pratica Cicala vorrebbe modificare la legge regionale del ‘95, e successive modifiche, “Utilizzo dell’aliquota relativa ai giacimenti petroliferi in Val D’Agri”. Per il presidente del Consiglio, le royalties del petrolio devolute alla Regione devono essere destinate «in aggiunta» ai Fondi ordinari già previsti per i Comuni della Val d’Agri, proprio ai Comuni del cosiddetto “Comprensorio Val d’Agri”. Come se ciò non bastasse, l’emendamento prevede anche l’eliminazione di un ulteriore ostacolo ai “Pieni poteri” sui milioni del petrolio. Dato che l’utilizzo dei Fondi avviene mediante piani biennali di interventi approvati dalla Regione, tenuto conto delle proposte della Provincia e degli enti locali interessati, il presidente Cicala vorrebbe abrogare questa prescrizione. Ogni Comune del comprensorio Val d’Agri deve fare, secondo i piani del “Re”, come vuole e in piena autonomia. La Regione verrebbe trasformata nel cavillo formale necessario per dare una parvenza di legittimità alle modifiche ideate dai Cicala’s.

L’ESCAMOTAGE PER SOTTRARRE I SOLDI ALLA REGIONE PER GESTIRLI IN VALLE Non potendo modificare il meccanismo per cui dalle multinazionali petrolifere le royalties sono corrisposte alla «Regione», la necessità di precisare che oltre quei trasferimenti già previsti per i Comuni interessati dall’attività estrattiva, la restante parte va sempre alla Regione anche se poi verrà girata «in aggiunta», e non in sostituzione, agli stessi Enti del Comprensorio Val d’Agri che già godono di un Fondo vincolato. Dalla forma alla sostanza, «in aggiunta» e non in sostituzione, diventerebbe l’esatto opposto: Viggiano subentrerebbe di fatto alla Regione nell’incasso delle royalties.

 

Ferdinando Moliterni

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