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ALIANDRO IN TERZA PERSONA

Tacco&Spillo

C’è da dire che da quando abbiamo considerato, in tacco d’ironia, l’anonima insignificanza delle sue giornate istituzionali, Gianuario Aliandro si è subito vendicato con lo spillo di notorietà avuta dalla contesa di attribuzione della sua firma delegata, peraltro all’inconcludenza del capogruppo della Lega, Tommaso Coviello. Ora qui non c’interessa tanto il campo d’interpretazione calligrafica, su cui pure la perizia svolta ha fatto chiarezza e detto cose utili anche per chi volesse approfondire il caso, quanto la sua indecifrata replica con cui ha declinato l’io in terza persona, quasi in ripresa incendiaria delle polveri della grammatica, già animate dallo slang francavillese di Francesco Cupparo, specchiato d’inutile vanità nel centrodestra, ma in equivoca simpatia a De Filippo e Polese ed alla loro Iv, con la “v” che sta per vicina. Eppure il giochino di rimandi mercuriali e di smentite surreali di cui è protagonista, anche con una certa inclinazione alla cupio dissolvi, il centrodestra sia in versione poltronista che in pantofole da peones non fa che mettere a dura prova la credibilità delle istituzioni, ormai ridotte ad essere senza nemmeno l’autorevolezza riconosciuta di una semplice firma. Ha scritto Jules Renard:“Un uomo semplice, un uomo che ha il coraggio d’avere una firma leggibile”.

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