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INTERNET NON DEVE SOSTITUIRE LA VITA CONCRETA

Lettere lucane

Questa pandemia sta accelerando uno dei più radicali mutamenti della storia: la digitalizzazione del mondo. Più volte, finanche da questa retrovia lucana, ho sottolineato i benefici di internet dal punto di vista del sapere, dei contatti e della facilitazione burocratica; ma ora, proprio nel momento di maggiore vigore dell’egemonia telematica, io sento dentro di me una spinta contraria, nel senso che mai come ora avverto forte il bisogno di visitare luoghi, fare cose manuali, entrare nei negozi, parlare con le persone, ecc. E, non ultimo, di sottrarmi al controllo, alla continua esposizione social e mediatica, a questa nevrotica smania di dire sempre qualcosa, su tutto, ogni santo giorno. In questi dieci mesi di pandemia, nel mentre osservavo la digitalizzazione del mondo, notavo anche crescere in me un bisogno di materialità, di fisicità, di concretezza. Non appena le cose torneranno come prima – perché le cose torneranno come prima – io privilegerò nella mia vita privata e nel mio lavoro tutti quei momenti o quei progetti che valorizzeranno una dimensione materiale o che determineranno esperienze dirette. Una cosa che sicuramente farò sarà girare i paesi della Lucania più di quanto abbia fatto sinora – e li ho vistati non poco –, godendo fino in fondo delle nostre piazze, dei nostri ristoranti, delle nostre campagne. E la stessa cosa vale per Roma e per Napoli, le due città alle quali sono più legato insieme alla Basilicata, e che mi riprometto di vivere con maggiore coinvolgimento fisico e con maggiore attenzione umana e sociale. Insomma, io benedico internet, ma internet non deve sostituire la vita. Non so cosa accadrà nel futuro, ma sento che molti avranno un rifiuto per questa smaterializzazione della vita, e che – almeno in Italia, paese non autistico – ci sarà un ritorno “alla strada”, a una vita corporale.

diconsoli@lecronache.info

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