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IL GIALLO DELLA FIRMA DI ALIANDRO

A depositarla per avere la delega al voto in IV Commissione è stato il capogruppo della Lega Coviello

Quarta Commissione consiliare permanente: il falso originale potrebbe essere stato servito. Fuoco amico in casa Lega, con il presidente Zullino che giustamente ha esultato per l’approvazione della proposta di legge “Garante regionale dei diritti della persona”, ma che forse non si è accorto ancora di poter essere stato vittima, a sua insaputa e indipendentemente dalla sua volontà, del capogruppo del Carroccio in Consiglio, Tommaso Coviello, anche se le responsabilità di quest’ultimo sono tutte da verificare come si racconterà più avanti.

L’IPOTESI DI FALSO IDEOLOGICO E FALSO IN ATTO PUBBLICO Sulla relativa seduta della Commissione che ha approvato la pdl sopra citata, potrebbe gravare l’ipotesi di falso ideologico, se non addirittura in atto pubblico. Da un primo riscontro documentale, in realtà, la supposizione appare molto concreta e certamente di più di una semplice congettura, cosa che però spetterà ad altri organi valutare. A noi spetta solo il dovere di raccontare un fatto un po’ strano, per volerla dire in politicamente corretto.

Con l’ipotesi di falso potrebbe configurarsi anche una davvero brutta figura di Coviello.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI SULLO “SCIPPO” GALEOTTO Il capogruppo consiliare della Lega in Regione, ove si dimostrasse che non solo e’ stato lui a depositare il documento in odore di posticcio ma che sarebbe stato lui stesso a provare a fare lo “scippo” del compagno di partito Gianuario Aliandro, potrebbe avere problemi seri, almeno politicamente. Sin qui i fatti in odore di ipotesi. Ma un cosa è certa: la replica della firma di Aliandro, da chiunque sia stata fatta, è stata quantomai maldestra. Dal confronto tra le due, l’originale e il falso originale, le difformità sono tante e tali da condurre a un solo esito: il falso ideologico. Il pentastellato Perrino potrebbe aver visto bene. La genesi della curiosità di Cronache Lucane, coincide anche con una nota a margine della seduta della Commissione del 12 novembre scorso. Prima della proposta di legge “Garante regionale dei diritti della persona-difensore civico”, il consigliere Perrino ha chiesto la verifica del numero legale che «la segretaria della Commissione ha garantito di essere valido». Partendo da un indizio, ciò che è emerso è più eclatante di quanto si sarebbe potuto immaginare. Soprattutto, non ha a che fare con la sussistenza o meno del numero legale. A lavoro per recuperare le “prove”, Cronache è riuscita ad avere il riscontro.

IL PRESIDENTE ZULLINO DIFENDE LA POSIZIONE LEGHISTA, MA DISPONIBILE A MOSTRARE GLI ATTI Per onestà intellettuale, Cronache dopo aver acquisito da sé l’importante materiale probatorio ha chiesto anche al presidente della Commissione interessata, Zullino, l’accesso agli atti. Il leghista, dopo aver difeso sostanzialmente il suo partito, rassicurato sul fatto che non ci fosse nessun caso “numero legale” e che la seduta in questione si era complessivamente svolta in maniera ordinaria senza alcun dato d’anomalia meritevole di segnalazione, ha anche promesso che avrebbe garantito l’accesso agli atti. Dato, però, che l’inchiesta giornalistica ha tempi diversi da quelli della burocrazia, Cronache comunque si è attivata, riuscendo a mettere gli occhi sul tesoro ricercato. I

FATTI E IL DOCUMENTO IN ODORE DI FALSO Allo sfogliare degli atti, la sorprendente scoperta: Coviello, la delega di Aliandro e il documento in odore di falso. Come da regolamento le sedute delle Commissioni sono valide in presenza di un numero di Commissari che rappresentino, nell’espressione dei voti, la metà più uno dei componenti il Consiglio Regionale. Le deliberazioni, inoltre, sono valide se conseguono la maggioranza dei voti rappresentati dai Commissari presenti. Alla richiesta di Perrino, il 12 novembre la conta dei presenti: oltre al presidente, Bellettieri, Quarto, Acito, lo stesso pentastellato, Baldassarre e Coviello. Il capogruppo Coviello, in quanto tale, ha il diritto di partecipare ai lavori delle Commissione, ma non essendo un componente non ha il diritto di voto. L’avvocato di Avigliano che dovrebbe essere aduso a strumenti quali, per esempio, la giusta delega orale, potrebbe essere caduto, non sappiamo quanto a sua insaputa, ma ripetiamo non spetterà a noi scoprirlo, invece, proprio sulla delega: in questo caso non orale, ma scritta. Nell’occasione il capogruppo Lega ha dichiarato di essere stato ufficialmente delegato da Aliandro con «sottoscrizione originale della sua firma”».

LE MACROSCOPICHE DIFFERENZE TRA LE FIRME DEL CONSIGLIERE ALIANDRO Nella delega consegnata, però, in calce la “scena del crimine”: il “confronto all’americana” è impietoso. Tutto diverso a partire dall’elemento basilare: la presentazione. Aliandro firma anteponendo il cognome al nome, mentre nella delega consegnata è il contrario. Tra ricci dell’asta e della gamba, arrotondamenti e tratto mancante, da “encefalogramma piatto” o intrecciato a mo’ di ghirigoro, in pochi centimetri, quelli sufficienti a scrivere Gianuario Aliandro, differenze abissali. Se il numero era legale, la firma con cui il componente della quarta Commissione Aliandro, cedeva il diritto di voto al capogruppo della Lega Coviello, appare, quantomeno da una rapida occhiata da verificare meglio, illegale.

 

Ferdinando Moliterni

3807454583

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