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PRONTO SOCCORSO DI MATERA, L’APPELLO DEL PRIMARIO: «SIAMO IN AFFANNO»

Margherita Maragno traccia un bilancio delle attività sanitarie in questo periodo, le misure di sicurezza e le procedure operative

In questi giorni drammatici tutti abbiamo visto la fila di ambulanze con pazienti Covid in stand by fuori dai pronto soccorso degli ospedali di Matera e Potenza, ma nessuno di noi, a parte i ricoverati stessi, ha visto o può immaginare quello c’è oltre quella fila, quello che accade all’interno del cuore pulsante di un pronto soccorso, lì dove, dottori e dottoresse coraggiose, ogni giorno prendono la decisione critica da cui dipende la nostra vita. Ecco perché è fondamentale ascoltare come avviene il ricovero e seguire i consigli che torna a darci la dottoressa Margherita Maragno, Primario dell’Unità Operativa Complessa “Pronto Soccorso” dell’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. «Il paziente arriva in pronto soccorso – ci dice la dottoressa – e subito si vede se si tratta di pazienti con sintomi di sospetto Covid che vanno verso il percorso “sporco” oppure di pazienti che non hanno sintomi di sospetto Covid che vanno verso il pronto soccorso “pulito”, ma potrebbe capitare che tra questi ultimi ci siano degli asintomatici per cui a questo punto c’è una serie di precauzioni ulteriori da prendere». In questo momento poi di sovrannumero di contagi, è tutto esponenziale, anche i tempi, perché i dottori nel passare dalla zona covid-free a quella covid, devono ogni volta fare la vestizione, si devono bardare di tutto punto e poi svestirsi nuovamente; è chiaro dunque che tutto ciò rallenta di molto le operazioni data anche la ristrettezza del personale. «Entro la fine di dicembre – conferma la dottoressa Maragno– avremo dei rinforzi, le convocazioni per firmare i contratti agli specialisti e ai neo specialisti sono arrivate; se poi apre la pneumologia forse avremo, più spazio, un altro po’ di “respiro”». L’afflusso al pronto soccorso, ci spiega inoltre la dottoressa, è ad ondate perché ci sono dei momenti in cui arrivano una serie di pazienti uno dietro l’altro sospetti, insieme a una serie di pazienti Covid certi, quindi si creano dei momenti di tensione e di rallentamento; non è difficile immaginare che accade quando arrivano 6 – 7 persone contemporaneamente. L’attesa delle ambulanze dunque non è affatto sintomo di negligenza, ma dell’estrema precauzione e accuratezza che i medici del pronto soccorso hanno nel prendersi cura dei pazienti. Le fasi successive del percorso “sporco” dove vanno tutti i pazienti con sintomi suggestivi per covid prevedono poi una serie di indagini e i pazienti stessi sono collocati in box e alcune stanze che sono tutte a pressione negativa proprio per garantire la massima sicurezza per loro, per gli altri pazienti e per il personale. Ad ogni modo nei reparti di degenza siano essi covid oppure Covid free i pazienti vanno solo ad esito tampone. Ecco ora gli importanti suggerimenti del Primario: in casi sospetti ciascuno contatti il medico di famiglia, che tra l’altro la dottoressa ritiene potrebbero essere potenziati per un discorso di maggiore efficienza territoriale. È importante fidarsi del medico di base che vi indirizzerà con l’assistenza delle USCA al giusto percorso. Nessuna iniziativa avventata. Regola numero uno è: mai perdere il controllo, proprio come fa la dottoressa che conclude: «Siamo affannatissimi. In questo momento non c’è un attimo di tregua. Io poi sono il primario quindi devo governare, poi, faccio anche i turni, e se perdo la calma ho perso il controllo e questo non deve accadere. Tutto sommato seppur tra tante difficoltà siamo riusciti a cavarcela e a rimanere negli standard che ci siamo dati».

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