È una giornata come tutte le altre qui a Matera e il tiepido clima d’autunno metterebbe anche allegria se non fosse che da oggi anche i Sassi diventano “Area Arancione” che, in termini di provvedimenti anti-Covid, vuol dire maggiori restrizioni personali, e minore libertà di spostamento, ritornano insomma gli ormai noti divieti che purtroppo l’incontrollabile ascesa dei contagi ha reso necessari. Questo per la vita pubblica, quanto a quella privata e notturna dei materani, già fortemente limitata, varrà ora un totale: “No party!”, come si diceva in una famosa pubblicità. Eppure l’arancione è sempre stato il colore dei tramonti; nella cultura indiana l’arancione è abbinato ai chakra che fanno fluire l’energia vitale, ma oggi purtroppo l’arancione significa solo ritorno alle chiusure totali e simboleggia un’ ennesima ritirata nella lotta contro il Covid. Ciò nonostante non rinuncio al consueto giro mattutino: le piazze storiche di Matera, le stesse che lo scorso anno nei gloriosi giorni di Matera Capitale Europea, pullulavano di gente, adesso sono vuote tranne pochi sconsolati passanti.
Piazzetta Sedile, luogo di antiche municipalità e virtù cittadine, centro vitale del commercio e degli ininterrotti flash dei turisti è anch’essa vuota e le saracinesche serrate. I portoni del Museo Ridola e di Palazzo Lanfranchi, da secoli luoghi aperti alla cultura, ora sono sprangati e una laconica scritta avvisa: “Riapriremo a dicembre”. Ma come hanno vissuto i materani il giorno prima di diventare “arancioni”? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro. «Alt! mi dice Marcello il proprietario nessuno entra più nei bar, si può fare solo servizio d’asporto» e così devo aspettare fuori dove mi porgono il caffè.
Nel tragitto di ritorno m’imbatto nei vigili urbani e ne approfitto per chiedere se sono pronti per le nuove misure: «Sì confermano lo siamo, ma dobbiamo anche dire che i materani durante la prima ondata si sono comportati davvero bene, oltre ogni aspettativa. -E poi aggiungono Lo scorso anno abbiamo fatto una fatica enorme per far liberare dalle auto i posti impropriamente occupati e ora quelle strade sono tutte tristemente vuote». Non mi resta allora che fare un salto in edicola e nel passare vedo gente in fila alle Poste. Un signore quasi novantenne dice: «Sembra di essere tornati ai tempi della guerra in fila con la tessera alimentare». Si aggiungono altri anziani alla conversazione, ma quasi non comprendo le loro voci attutite dalle mascherine che salvano loro la vita. Sono spaventati e preoccupati per i loro figli che hanno chiuso la propria attività o perso il lavoro.
Ci sono intere famiglie a Matera che sopravvivono solo grazie all’esigua pensione dei nonni. E menomale che gli anziani non erano indispensabili al Paese! Ma sono ormai arrivato in edicola: l’odore dei giornali è rimasto immutato, come se il Covid non avesse alcun potere contro di esso. La prima notizia buona della giornata arriva proprio dalla edicolante che dice: «Noi non abbiamo notato molti cambiamenti a causa del Covid, perché comunque la gente è sempre potuta uscire per comprare i giornali, quindi non solo non abbiamo avuto cali di vendite, ma anzi abbiamo venduto qualcosa in più. La gente chiusa in casa si è dedicata di più alla lettura. Qui in edicola poi si viene anche per sfogarsi un po’ e tra una notizia di cronaca e un commento di politica, passa la giornata». Tra i tanti giornali ve n’è uno con raffigurato l’arcobaleno e noto che l’arancione si trova tra il rosso e il giallo. Giallo lo siamo già stati.