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EOLICO TRA ACQUIFERI CARSICI E AVIFAUNA

Oltre agli aerogeneratori da 180 metri le opere annesse “snaturerebbero l’equilibrio territoriale”


Soltanto pochi giorni fa abbiamo parlato dell’impianto di mega-eolico che incombe su due zone di Pescopagano naturalisticamente molto “delicate”.

Nelle Osservazioni prodotte dall’Associazione “Basilicata Sport & Adventure”, carteggio che è unico strumento attuabile per opporsi agli impianti eolici, si legge che «l’intera area è zona di ricarica di un importantissimo acquifero carsico denominato “Santuario dell’acqua dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme” per la cui tutela si attende l’iter definitivo del D.L. Ortolani (Prof. Franco Ortolani, già Professore Ordinario di Geologia dell’Università “Federico II° di Napoli), per il quale il Comune di Pescopagano risulta aver aderito insieme ad altri 15 Comuni lucani e campani.

L’acquifero di consistente portata –spiegano– alimenta importanti sorgenti di acqua potabile emergenti a Quaglietta nella Valle del Sele (portata media di circa 3000 litri al secondo) e nella valle del fiume Bianco, sostenendo portate di circa 5000 litri al secondo, nonché, spingendosi fino a Contursi Terme, sorgenti termominerali la cui utilizzazione termale è nota da molti decenni.

La potenzialità totale di tale bacino idrico è stimata di 260×106 metri cubi per una superficie carbonatica di circa 270 km quadrati, il 36% della superficie in questione appartiene alla Basilicata e ricade anche nell’area interessate dal progetto Eolico in questione, il 64% alla Campania.

L’area ricade nell’ambito della principale dorsale carbonatica appenninica, che si sviluppa dall’alta valle del Sele, in direzione WNW-ESE, con una serie di rilievi allineati: Monti Marzano, Pennone, Eremita, Paratiello interessati da evidenti fenomeni carsici che fanno defluire le acque sotterranee verso sud e sud ovest, nella provincia di Salerno poco distante dal sito di ubicazione degli Aereogeneratori».

Sono previste, inoltre, opere per la costruzione di un cavidotto che attraverseranno un enorme tratto del territorio fino a giungere nel comune di Calitri. «Queste opere snaturerebbero e non poco l’equilibrio dei luoghi, oltre ad avere un importante impatto ambientale, come riconosciuto dallo stesso progetto. I cavidotti attraverseranno aree già percorse dal metanodotto, come dichiarato da Snam, che nella nota di risposta inviata alla società proponente, sottolinea che i metanodotti sono ad alta pressione, definendo il progetto quale “opera interferente”. Questo è un aspetto non di poco conto se si considera che la zona è catalogata con il punteggio più alto nella classificazione sismica dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. In queste aree dell’appennino meridionale possono verificarsi eventi catastrofici, così come già documentato nei secoli. Solo questo aspetto dovrebbe far desistere dalla realizzazione dell’opera».

E poi c’è l’avifauna: «due mega aerogeneratori del progetto interferiscono con la traiettoria di numerosissime specie, soprattutto quelle che compiono un volo “veleggiato”, in particolare la Cicogna Nera, sia in planata e sia quando prende correnti termiche, e poi nibbi, le aquile, poiane,  falchi pecchiaioli,  bianconi di cui l’area ne è ricca; Si spostano dal versante che si affaccia a nord, sulla valle del Fiume Ofanto, che scorre a circa 350 m slm, fissando il confine con la Campania  a sud del Vallone Scuro e della Fiumara di Muro Lucano, transitano nelle aree oggetto dell’intervento. Non mancano anche grandi rapaci, aironi, cormorani e l’aquila reale nidificanti nel prossimale SIC ZPS Monte Paratiello di Muro Lucano. I pianori aperti, i pascoli e gli incolti sommitali e a mezza costa della zona oggetto del progetto eolico costituiscono un importantissimo e strategico areale trofico per la caccia dei rapaci».

L’area oggetto del progetto eolico «è vocata al recupero ed al potenziamento di elementi di continuità biologica quali siepi e filari, così come previsto da specifici DGR, inoltre risulta essere baricentrica al parco del Vulture ai nuovi pSic Vallone delle Ripe, Torrente Malta, Monte Giano, al SIC ZPS Monte Paratiello e SIC Gole del Platano. È oramai acclarato che le disposizioni Direttiva 92/43/CEE “Habitat” si applicano anche a tutti gli interventi esterni ai siti Natura 2000 in questione, ma in grado di generare interferenze, anche indirette, nei confronti dei siti medesimi».   

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