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COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA: PEPE A LEZIONE DI LEGALITÀ DA MORRA

Inchiesta della Dda su Cariello: la criminalità organizzata vive anche delle omissioni, dove ha taciuto il leghista lucano, ha urlato il pentastellato

Commissione parlamentare antimafia: la vicenda delle indagini della Dda di Potenza sul consigliere regionale Pasquale Cariello hanno fatto emergere un certo abisso che separa il presidente, il pentastellato Nicola Morra, dal vicepresidente, il lucano senatore della Lega, Pasquale Pepe. Al gruppo consiliare in Regione del Movimento 5 stelle, gli unici che hanno colto l’occasione dell’inchiesta dell’antimafia di Potenza sull’abuso d’ufficio in concorso di cui è accusato il leghista Cariello, per stigmatizzare pesantemente, senza entrare nel merito delle ipotesi di reato, il fenomeno mafioso lucano, hanno fatto da eco, con una diretta social, il senatore pentastellato Lomuti e, per l’appunto, Morra. «È giusto che si sappia – ha esordito Morra – che non c’è solo la Calabria con la ‘ndrangheta, la Puglia con la Sacra corona unita e la Campania con la camorra: non c’è territorio che sia immune da questo virus». Per la Lega tutta, invece, proprio il termine mafia ha rappresentato la parola tabù impronunciabile. Nessuno, finanche Pepe, nell’esprimere la vicinanza a Cariello ha fatto mezzo accenno al fenomeno della criminalità organizzata, per la Dda di Potenza, di stampo mafioso, che imperversa proprio sulla fascia jonica.

QUI PEPE

«Non ho il minimo dubbio sulla estraneità di Pasquale Cariello ai fatti che gli vengono contestati – ha scritto sui propri profili social Pepe il giorno della perquisizione dei Carabinieri in Regione negli uffici del consigliere leghista -. Confido che la Magistratura, nella quale ripongo totale fiducia, possa accertarlo celermente, sì da archiviare il prima possibile la vicenda giudiziaria che lo riguarda. È l’unico modo per restituire la giusta serenità ad un ragazzo coraggioso, volenteroso ed altruista».

QUI MORRA

Morra, invece, oltre a condannare la mafia, ha anche ricordato come comunque Cariello sia stato consigliere comunale a Scanzano Jonico che è un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose lo scorso dicembre. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha anche sottolineato, inoltre, come l’Organo di inchiesta proprio nel febbraio scorso si è recata a Scanzano Jonico per approfondire le vicende emerse nell’istruttoria prodromica allo scioglimento. Senza entrare nel merito del caso Cariello, ciò che Pepe ha taciuto, Morra ha riportato alla luce ribadendo come dalla “visita” di febbraio era emerso con evidenza come l’Amministrazione comunale avesse avuto un certo atteggiamento di «apertura a certe dinamiche criminali che invece dovrebbero essere fermate dallo Stato democratico». Anche sull’ormai noto concerto del cantante neomelodico De Martino, svoltosi a Scanzano Jonico nell’estate del 2018 e patrocinato dal Comune, il presidente Morra ha spiegato come «le mafie si nutrono di un brodo di cottura che è dato dalla mafiosità e se noi pensiamo mafiosamente, rassegnandoci alle logiche e ai dinamismi voluti dalle associazioni mafiose, per quanto non si compia il reato si permette comunque alle stesse organizzazioni di agire senza resistenza alcuna». Indipendentemente dal coinvolgimento o meno di Cariello nell’organizzazione del concerto, nel territorio dove il clan Schettino ha la base operativa e dalla «impronta marcatamente elogiativa del mondo criminale, i cui brani sono esplicitamente celebrativi della camorra», Pepe per la carica di vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, non poteva non condannare l’episodio così come non poteva evitare di stigmatizzare la «collusione con ambienti politici» da parte dei clan della zona, anche, ma non solo, «per la tutela e l’assistenza materiale ed economica». Se neanche un vice presidente della Commissione parlamentare antimafia condanna la criminalità organizzata, soltanto perché la perquisizione dei Carabinieri è stata a carico di un consigliere regionale dello stesso partito, allora voluto o non voluto, l’atteggiamento omissivo da parte della politica, genericamente intesa, sottolineato proprio nella relazione prodromica allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, è manifesto.

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