“RINSALDARE LE VITE” ARRIVA SULLE PIATTAFORME MUSICALI
“Rinsaldare le Vite”, secondo brano di “Verso il Nuovo Regno” è disponibile su Spotify, Apple Music, Google Play e su tutti i negozi digitali.
Cronache aveva già incontrato Gabriele Russillo, artista lucano (di Baragiano) per una intervista esclusiva che vi riportiamo:
Russillo e la Musica, quando nasce questo connubio? “Il mio primo approccio alla musica avvenne in tenerissima età, forse a quattro o cinque anni, e fu bellissimo, per me è sempre stato sia un gioco stupendo sia la maniera, tra le più sublimi, di consacrare negli attimi stessi il nostro essere vivi…e per fortuna lo è ancora.
Fu con una piccola tastiera Bontempi, indimenticabile; solo tempo dopo, verso i nove anni, conobbi la musica classica durante un anno di lezioni private di pianoforte, per poi passare al basso elettrico e sassofono contralto per circa tre anni, e dopo ancora un paio di anni di percussioni africane e sudamericane ho imbracciato la mia prima chitarra: questo già a sedici anni.
Erano gli anni ’90: Massimo, uno dei miei fratelli, acquistò uno stereo HiFi di ultimissima generazione con lettore CD, una bomba con la quale lui e Stefano, l’altro mio fratello, mi nutrirono letteralmente di tutta la migliore discografia anni sessanta, settanta e contemporanea che si potesse immaginare! Dal Rock alla Progressive, Led Zeppelin, The Doors, Pink Floyd, Alan Parson, Paco de Lucia, Santana (Caravanserai!), Soft Machine, Ozric Tentacles, ma anche Napoli Centrale, Pino Daniele, Battiato, Almamegretta, insomma potrei continuare per pagine.
Creammo una saletta ben fornita di strumenti ed invitavamo ogni buon musicista incontrassimo improvvisando per ore, in breve divenne uno dei luoghi più frequentati ed esclusivi del potentino, sia per serate che per eventi occasionali: quel lungo periodo adolescenziale ha assolutamente forgiato nel profondo il mio carattere di musicista. Questo fino a vent’anni, fino a quando conobbi il genio ed il coraggio (artistico) di Antonio Infantino e le radici antiche dei culti mediterranei: da qui in poi inizia tutta un’altra storia”.
In “Verso il Nuovo Regno” si parla anche di un viaggio , fisico ma pure interiore. Qual è il suo percorso? “In Verso il Nuovo Regno si concretizza il distacco, temuto ed incerto eppur necessario, da quelle che sono le convinzioni culturali del tempo e dell’epoca nelle quali ci si trova a vivere, per poter giungere a concepire la propria realtà interiore nella sua essenza più pura, sé stessa al di là della relatività dei momenti o delle eventuali posizioni di potere, al di là delle convenienze occasionali che MAI pagano fino in fondo, perché dar vita a qualcosa di bello attraverso le proprie azioni rende tutto migliore, perché più giusto, e vivere momenti “giusti” nel loro essere ci fa sentire forte che vale la pena vivere proprio per attimi così: ed io so che noi possiamo trasformare quegli attimi… in ore! Abbiamo solo da imparare.
Filosoficamente in “Verso il Nuovo Regno” viene soppesato il valore essenziale del mondo umano: ritenuto quest’ultimo inadatto ad una vita realmente serena da attraversare con gaudio personalità e bellezza, il poeta fa una scelta, difficile, sofferta, che lo escluderà probabilmente da tanto del quotidiano vivere, ma che resta l’unico modo per provare a compiere un altro itinerario su questa Terra, assumendosene piene responsabilità.
Con me la Vita dell’Artista e la sua Arte sono intrecciate in un connubio inscindibile”.
Artista, musicista e poeta: autore di pubblicazioni di successo. Come nasce una canzone o un album? “Poeticamente, in me, nasce dal compimento di un tragitto sulla mappa più grande del cammino esistenziale, dall’intenzione premurosa di volerne comprimere i significati affinché non siano smarriti, per originare una goccia essenziale di luce nuova che illuminerà in qualche passo il cammino dei prossimi ricercatori dello spirito, come è stato per me, e che faccia risplendere anche solo un attimo la stella dei buoni maestri e compagni che ci hanno preceduti.
Siamo discendenti di conoscenze ed esperienze molto antiche, qui in Basilicata e più in là, nel Mediterraneo: profondità e talenti che al mondo piacerebbe, sarebbe utile e bello, conoscere…e a noi farebbe tanto bene imparare a ri-conoscere…
Musicalmente, mi esprimo attraverso il Meet Style, un innovativo e personalissimo approccio ritmico alla musica che muovendosi dalle più antiche dottrine e radici mediterranee si fonde col mondo producendo chitarre classiche roventi, bassi percussivi, percussioni beat, fiati onirici, e tutto quello che dalla creatività ed esperienza personale fuoriesce in fiumi di note, in iperboli di pulsazioni, mai uguali eppure di identica matrice, come nel trovarsi al centro di un mandala cosmico nel quale va in scena il nostro esistere, in un tutt’uno.
In sintesi possiamo dire che il Meet Style fa alla ritmica quello che il Jazz ha fatto per l’armonia. E’ una rivoluzione assoluta dell’approccio alla musica, che coinvolge interamente anche la sfera esistenziale dell’artista”.
Ha viaggiato molto, arricchendo anche la sua musica di esperienze e conoscenze. Cosa rappresenta per lei viaggiare? “Conosci te stesso” è stato un concetto del buddismo che conobbi a diciassette anni, grazie ad un libretto che acquistai una mattina a Salerno invece di andare a scuola (quando ancora si compravano i libri): era il Dhammapada, che poi scoprii essere un testo molto importante del Canone Buddista, ho sempre avuto buon occhio e tanta fortuna nell’acquistare autori a me sconosciuti, ho conosciuto così molto presto anche Nietsche, Rimbaud, Swedenborg, Gibran…
Ecco viaggiare all’inizio per me è stato questo, confrontarsi con delle realtà fino ad allora lontane, soltanto immaginate, e rientrare con la consapevolezza che non ne avevi capito proprio niente! Che erano tutte chiacchiere le cose che ti raccontavano, a Napoli ti derubano, a Bari ti accoltellano, in Germania i tedeschi sono freddi, insomma una marea di sciocchezze raccontate da chi non ne sa proprio niente, ed invece il mondo è lì, andiamo a vedere mi sono detto”
Tantissime esperienze in giro per l’Europa, con strumenti diversi: cosa si porta dietro da queste esperienze? “Un bagaglio enorme, ho conosciuto e mi sono confrontato con culture molto diverse tra loro e dalla nostra, ed in ambiti molto differenti: sassone, catalana, turca, tailandese, slava per citarne alcune. Ho conosciuto molto di me stesso attraverso questi incontri, ho avuto molte soddisfazioni, dei compagni di avventura carissimi e qualche disavventura, ma anche quelle fanno parte del gioco, anzi!”
Ha uno strumento preferito, col quale riesce ad esprimere meglio le sue “note interiori”? “Di getto risponderei “lo strumento che ho in mano” e per gran parte di me è così, soprattutto quando suono; tuttavia devo ammettere che quando ho in mano il mio basso fretless vivo un coinvolgimento mistico unico, propulsivo, interminabile. Ma ti prego, non dirlo a nessuno…come niente mi fanno diventare “bassista”, e a me le etichette calzano molto male…!”
I tour, i viaggi, le esperienze, la crescita personale e professionale, ma le radici restano nella sua Baragiano. E’ una scelta volontaria? “Assolutamente sì, qui ho la mia piccola Top Room (laboratorio sperimentale per musiche d’avanguardia) dove registro i miei lavori e non solo, realizzo anche arrangiamenti o registrazioni per artisti in linea con le mie filosofie, come ad esempio ho fatto con Shaveh, un “cosmo cantautore” siciliano che vive alle Eolie, (il quale poi presenterà il disco “Madre Terra Libera” del quale ho composto eseguito e registrato gli arrangiamenti con il supporto del nostro amato e compianto Max Russell, al secolo Massimo Russillo). Così come, nel 2017, abbiamo realizzato l’album in uscita proprio in questi giorni e molto atteso “Cuori diVersi – live in studio & more” con lo stesso Max e con il poeta di “Urli e Risvegli” il grassanese Carmine Donnola.
Si tratta di un lavoro molto particolare generato direttamente in studio (DryLand Studio di Grassano) in estemporanea, sul quale poi ho sovrainciso degli ulteriori arrangiamenti proprio nella mia Top Room.
Sostengo da anni che noi si viva tra le colline più dolci della terra, eredi di un insegnamento contadino che è cura e parsimonia, di un coraggio pastorale incurante delle intemperie, e di disposizione al sacrificio esteso ed a lungo termine: se a questo aggiungiamo una conoscenza diretta del mondo ed una visione aperta sui temi contemporanei io direi che noi si possa avere ancora e sempre un ruolo dignitoso nel confronto con tutto il mondo, sì anche da Baragiano in provincia di Potenza. E chissà che forse un musicista che suona certi strumenti come nessun altro al mondo possa esserne un buon esempio”.
L’arte, come la musica, hanno sempre un messaggio sotteso da voler diffondere, il suo qual è? “Il coraggio di seguire la propria strada, conoscendo e affrontando prima di tutto sé stessi, le debolezze che si celano , ognuno di noi ne ha tante da scovare, alcune davvero inaspettate. Il coraggio di perseguire la propria libertà: la libertà è una immensa responsabilità cosmica, non è un esercizio a cui si nasce pronti, affatto! è una immensa e quotidiana conquista. La libertà è un mare agitato.
Per riuscire a leggersi dentro con la dovuta onestà si impara a mettere ordine, con cura, e si conosce, si percepisce dunque lo sforzo e la difficoltà che anche gli altri devono compiere, ci fa comprendere, ci rende empatici: è di un’Era della Sensibilità che ha bisogno questo pianeta e la sua gente, con un’ Empatocrazia a governare le decisioni degli uomini, puntiamo a tirare fuori il meglio del nostro essere umani, investiamo sulle nostre doti migliori.
Bisognerebbe prendere le decisioni in base all’impatto sensibile reale che queste avranno su tutte le sensibilità coinvolte, in qualunque azione, in qualunque luogo ed in qualunque situazione: la decisione giusta è quella che in seguito alla sua messa in atto migliora la condizione di tutte queste sensibilità, contemporaneamente, è possibile, noi esseri umani sappiamo sbalordire se ne abbiamo l’intenzione.
Provate ad immaginare. E’ lì che qualunque Dio noi si possa adorare, intenderebbe realmente condurci”.
Un sogno realizzato ed uno che vorrebbe invece realizzare? “Confesso che il termine “Sogni” mi genera un’intensa orticaria intellettuale. Vi ringrazio profondamente per la vostra attenzione al mio lavoro e vi lascio con un’auto citazione a tema:
“Nel cassonetto dei Sogni Infranti
non vi è posto
per la Realtà della mia Essenza”.