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I RISVEGLI MATTUTINI DELLE PERSONE ADULTE

Lettere lucane

Da ragazzo dormivo almeno nove ore al giorno. Da qualche anno le ore di sonno si sono ridotte a sei, massimo sette. Ho letto più volte che più si diventa anziani e meno si riesce a dormire – chissà perché; forse perché si diventa più conservatori, e si tende a non sciupare le energie. O forse perché si sente con maggiore sensibilità il miracolo di un nuovo giorno che si accende, e s’inizia a odiare la notte, che acuisce le fragilità e i presagi. Di questi tempi mio padre si svegliava all’alba e lo sentivo accendere il fuoco, tossire, parlare con mia madre sul da farsi. Stamattina mi sono svegliato alle sei, ed era ancora notte. Ho guardato su Cine34 un film di Pupi Avati intitolato “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone”, un film felliniano e strampalato con protagonista Ugo Tognazzi, che morì proprio trent’anni fa di emorragia cerebrale. Sono strani questi miei risvegli di uomo adulto. Spesso leggo, ma rispetto al passato anche il mio modo di leggere è cambiato – leggo meno ma con maggiore attenzione. Appena apro gli occhi accendo la luce e prendo in mano qualche libro accatastato ai piedi del letto. E inizio a fare collegamenti, a ricordare dettagli, a cercare date. Il sapere è un sempre più misterioso labirinto nel quale mi perdo. Quasi senza accorgermene arrivano le otto, e stamattina mi sono ricordato che proprio alle otto, per molti anni, mi ha telefonato Franco Scaglia, un uomo al quale devo molto, e che mi manca sempre di più. A quest’ora prendo un caffè e accendo la prima sigaretta del giorno. Sul cellulare arrivano i primi messaggi – della mia compagna, dei figli, dei colleghi con i quali lavoro. Infine mi sciacquo il viso con l’acqua fredda e le fragilità sembrano attutirsi, il corpo prende coraggio, anche la vista si fa più limpida e sicura. Mi butto nella giornata senza pensare a chi gioca a dadi con il mio destino.
diconsoli@lecronache.info

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