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IL METODO PANDEMICO DI BARDI

Tacco&Spillo

Che l’anziano governatore della Basilicata, Vito Bardi con la solita furbizia napoletana sfruttasse la drammatica emergenza sanitaria per infilare nomine e perfino accomodamenti contrattuali lo si era ben capito con l’aumento faraonico dello stipendio di Massimo Calenda, promosso a febbraio scorso ed in pieno lockdown, dirigente di diretta collaborazione dell’ufficio stampa, nonostante una laurea mancata, oggetto già dei rilievi della Procura della Corte dei Conti. Ora al sopraggiungere della seconda ondata pandemica, la pensata del sessantanovenne presidente s’è fatta tristemente metodo, sfornando dopo quasi dieci mesi d’inerzia assoluta e di tafferugli anagrafici tra assessori sull’onere di firma per delibere indigeribili, la nomina di segretario della giunta regionale al dirigente esterno Antonio Ferrara. La scelta in punta di diritto appare quantomeno infelice per la commistione impropria e consumata tra funzioni d’indirizzo politico e funzioni di controllo e legittimità e tramortisce la garanzia di autonomia procedurale e di valutazione oggettiva che pur ci vuole sugli atti di giunta, rimessi invece alla sola fiduciarietà, regola ormai amministrativa del governo regionale. Nel romanzo La caduta, intenso e particolarmente appropriato al destino del canuto Bardi, Camus scriveva:“quando non si ha carattere bisogna pur darsi un metodo”.

 

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