In quel dell’area Sud della Basilicata e precisamente a Guardia Perticara, si preparano le trincee per un combattimento epocale: da una parte il Convento benedettino, in rappresentanza della tutela ambientale e della salute dei cittadini, e dall’altra l’immensa discarica fuori terra della Semataf, in rappresentanza dei profitti e degli interessi privati. Mentre in Basilicata anche il centrodestra regionale continua a lasciare isolato il Comune di Guardia Perticara nella battaglia contro la realizzazione del nuovo lotto della discarica Semataf, dove finiranno anche i rifiuti petroliferi del Centro Oli “Tempa Rossa” della Total, il deputato Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra italiana, con astuto stratagemma ha portato la vicenda direttamente in Parlamento. L
a Semataf vorrebbe, a due passi dal paese, aumentare la «volumetria netta» per un incremento «pari a circa 495mila metri cubi e si prevede di realizzare tale volumetria per un terzo in scavo e per due terzi fuori terra». Come emerge dai documenti, «del centro abitato, la discarica in esercizio ed il previsto ampliamento risultano abbastanza visibili ». Se per la Semataf, come riportato a chiare lettere nel faldone discarica, solo “innocenti” dettagli, tanto a Guardia Perticara i cittadini sono, per la società, in via di estinzione, «una piccola comunità d’individui»… «densità della popolazione non troppo elevata », e poi comunque «già visibile quella in esercizio», per il deputato Fratoianni è l’opposto: «Il nuovo lotto rappresenta un prezzo paesaggistico troppo grosso da pagare per la comunità». L’interrogazione a risposta scritta Fratoianni non l’ha indirizzata al ministero dell’Ambiente: il destinatario è il ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
L’“arco” impugnato da Fratoianni è uno e corrisponde alla denominazione “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. La “freccia”, invece, quella da scagliare al centro del bersaglio così da far saltare i piani di quello che stando ai documenti appare come un “mostro ecologico” lucano, è l’articolo 45 del Codice citato: «Prescrizioni di tutela indiretta». Due i comma che prevedono chiaramente come il ministro Franceschini se solo mostrasse interesse, potrebbe battere il colpo fatale. Ciò poichè il ministro «ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro».
Non è tutto, perchè queste prescrizioni «sono immediatamente precettive». Come riportato nel Codice, «gli Enti pubblici territoriali interessati recepiscono le prescrizioni medesime nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici». Da ricordare come la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Basilicata di Potenza si è espressa solo in materia di tutela archeologica, sottolineando la differenza con il parere paesaggistico che non è stato espresso ed evidenziando che la valutazione fatta «non sostituisce altre autorizzazioni». Anche per Fratoianni, la mitigazione dell’impatto, con gli alberi e gli interventi affini così come previsti dalla Semataf nel corso di oltre un decennio, «risulta insufficiente a maggior ragione se, per stessa ammissione della società i punti maggiormente sensibili paesaggisticamente sono quelli ubicati all’interno del centro abitato». È chiaro che più che un «ampliamento », il nuovo lotto sarebbe una nuova discarica a sé stante che si aggiungersi all’altra già esistente e anche quella a due passi dal paese. Semataf è entrata di fianco e si è subito allargata.
Il primo lotto della discarica, autorizzato nel 1995, era infatti per soli 50 mila metri cubi. Nel 2009 è stato autorizzato il secondo lotto, che con gli aggiuntivi 100 mila metri cubi, ha portato la volumetria complessiva a 165 mila metri cubi comprendendo il 10 per cento di incremento come modifica non sostanziale a fine esercizio. Con il terzo lotto c’è stata una ulteriore espansione per altri 99 mila metri cubi. Nel 2014 è stato autorizzato ancora un altro lotto per 340 mila metri cubi di rifiuti. Con l’ultima richiesta di un ampliamento si richiedono ulteriori 547mila metri cubi. Dai 50 mila metri cubi iniziali si arriverebbe dunque ad un milione e 200 mila metri cubi finali. Per questi e altri motivi, il deputato Fratoionanni ha paventato al ministro Franceschini «il concreto rischio che l’area dove sorge il borgo di Guardia Perticara si trasformi in una gigantesca discarica a cielo aperto somigliante ad altre tristi realtà del Paese, come ad esempio la nota discarica di Malagrotta nel Lazio con tutti i problemi ambientali del caso».
A dare man forte al Comune di Guardia Perticare che un mese fa ha reiterato il «parere negativo» alla realizzazione del nuovo lotto, ci ha pensato il portavoce nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni che ha sollecitato il ministro Franceschini non soltanto ad «avviare il procedimento di tutela indiretta sul centro storico di Guardia Perticara », ma anche quello per «la tutela diretta sul Convento benedettino di Guardia Perticara, risalente al 1600». Il fulcro del business è nella differenza tra scavo e fuori terra. Nel secondo caso, come vorrebbe Semataf, i costi per il gestore, in relazione a Guardia Perticara, diminuirebbero di decine di milioni di euro.