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BARDI E CICALA, PRESIDENTI DI MINORANZA

Tacco&Spillo

Che Vito Bardi sia un presidente di minoranza è ormai un fatto accertato dal voto plebiscitario sul referendum e sul sindaco di Matera con cui i lucani gli hanno notificato l’avviso di sfratto, ma che la stessa sorte riguardasse il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, noto ai più per la certificazione del suo cortissimo curriculum e per il famigerato bonus, in pochi l’avrebbero detto. Eppure è quello che è andato in scena nell’immobile Ufficio di presidenza, con la diserzione tattica dei consiglieri di maggioranza Baldassare e Vizziello e la presenza dei convitati di pietra della minoranza Polese e Leggieri che, in tocco di grazia, si sono messi a spulciare il lungo o.d.g. con le cesoie dell’opposizione. A farne le spese, almeno per ora, sono state la faraonica indennità di risultato di Domenico Tripaldi, all’epoca dirigente generale del Consiglio piazzato dal centrosinistra e con disinvoltura dialettale riciclato in versione centrodestra, seppure spurio su Avigliano, e l’ottemperanza alla delibera della Corte dei Conti della Lega guidata da Tommaso Coviello per la restituzione di cinquantacinquemila euro di somme rendicontate irregolarmente. Ha scritto Charles Maurras “bisogna aspettarsi di tutto in politica, fuorché lasciarsi cogliere di sorpresa”.

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