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SCOLMATORE POLICORO, L’INGEGNERE MARTINO PAGATO 2 VOLTE PER SMENTIRE SÉ STESSO

Il Commissario Tripaldi vuole forzare sul progetto, che però non convince, del professionista che cambia idea a seconda di chi lo paga

L’ingegnere Martino quasi come un personaggio goldoniano notoriamente legato all’espressione “servitore di due padroni”. A seconda di chi è l’Ente mittente del bonifico girato sui suoi conti correnti, pur essendo identico il tema oggetto del conferimento incarico, le cose cambiano. Così ciò che era «preliminare ed indispensabile», come scritto da Martino, in un secondo momento, che corrisponde col secondo bonifico, non lo è più. Più che una corsa ad ostacoli, quella del Commissario straordinario, Domenico Tripaldi, sull’intervento da 1milione e 597mila euro per la realizzazione di un canale scolmatore in località “Torre Mozza” a Policoro, appare come un percorso a trabocchetti. Tra i vari, sia formali che sostanziali, scavando nella mole documentale accumulatasi negli anni, ne emerge uno piuttosto singolare: l’ingegnere Giovanni Martino. Suo il progetto definitivo sul quale il Commissario Tripaldi, al quale nel maggio scorso il governatore Bardi ha ceduto la delega all’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, sta cercando di forzare nell’ambito della Conferenza di servizi decisoria. Suo, però, anche lo Studio di fattibilità tecnico-economica finalizzato «all’individuazione di un intervento per la mitigazione del rischio idraulico in corrispondenza del canale 7». Questo studio, fu a lui commissionato nel 2017 dal Comune di Policoro. Nel primo caso, anche se cronologicamente posteriore, la Regione Basilicata lo ha pagato 36mila e 113 euro netti. Nel secondo caso, il Comune lo ha retribuito con la somma netta di 6mila e 694euro. Nel mezzo dei due incarichi, il fatto che per la Regione, quantomeno sulla carta, la vicenda del Canale 7 rappresentava una «situazione emergenziale in atto che non consente di indugiare nella attuazione di tutte le attività propedeutiche all’esecuzione delle opere per la messa in sicurezza delle aree interessate dall’intervento in oggetto». Così emergenziale che dal gennaio del 2019, la Regione ha impiegato più di un anno per affidare, come da atto del febbraio scorso, la nuova progettazione dell’intervento allo stesso soggetto che già aveva espletato simile incarico 2 anni prima: l’ingegnere Martino. Ad ogni modo confrontando i due Martino la differenza emerge in maniera evidente. È necessario per l’agevole comprensione un breve promemoria. Il problema è storicamente sorto con la costruzione del porto Marinagri, la cui società è stata dichiarata fallita lo scorso maggio, e con la conseguente semi occlusione del canale 7 all’altezza di via S. Giusto dato il «tombino» che «parzializza sensibilmente la sezione idrica e pertanto costituisce un significativo ostacolo ai deflussi di piena». Di qui la strozzatura che causa un «rigurgito» che induce ad «allagamenti». Nello “Studio di fattibilità” consegnato al Comune di Policoro, l’ingegnere Martino riportava a chiare lettere come «la rimozione dell’ostacolo al deflusso di piena costituito dal tombino su Via San Giusto, costituisce l’elemento primario per la messa in sicurezza dei luoghi». La rimozione, come sostenuto da Martino pagato dal Comune di Policoro, «garantisce, di per sé, il transito pressappoco indisturbato delle portate di piena con periodo di ritorno pari a 30 anni». L’intervento, come persino «condiviso e rimarcato in più occasioni durante l’iter approvativo del Regolamento urbanistico con l’Autorità di Bacino-Autorità di Distretto», che è il principale Ente competente in materia di difesa del suolo, «costituisce il comune denominatore preliminare ed indispensabile all’incremento della capacità di smaltimento della rete». Da pagina 11 del 2017, a pagina 12 del documento consegnato quest’anno al Commissario Tripaldi, quanto sostenuto sulla scorta di presunte meticolose indagini e analisi, si trasforma nell’esatto opposto. Pagato dalla Regione, Martino scrive, sempre a chiare lettere, che «non è possibile rimuovere fisicamente il tombino su Via San Giusto». Di qui il progetto di «l’allagamento controllato», il soffocamento della pineta che insiste nell’area e le varie cose che non tornano per le quali già l’Alsia ha dato parere, per quanto di propria competenza, non favorevole. Da ricordare che l’intervento è posto nel sito di interesse comunitario, poichè zona speciali di conservazione, “Costa Ionica Foce Agri”. La Regione è ricorsa al Martino 2.0 poichè il primo progetto, redatto dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, si è infranto, nel 2016, sia contro il «parere contrario» della Commissione regionale per la tutela del paesaggio, sia contro il «parere vincolante “contrario”» espresso dal Soprintendente. Cambiano i Commissari, trascorrono gli anni, ma le anomalie invece che diminuire, aumentano. Tra queste c’è anche l’ingegnere doppiamente pagato per entrare in contraddizione con sé stesso.

Ferdinando Moliterni

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