Le Cronache Lucane
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TUMORI: DOPO SCANDALO AL SAN CARLO, FORA CI PROVA MA PERDE

Servizi di supporto agli screening oncologici regionali: il raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) composto dalla Radiological Service Srl insieme con la Tecnolife Srl è riuscito a soffiare alla nota, in Basilicata, Fora Spa, l’appalto da 8milioni e 789mila euro. Società Fora risaltata alle cronache regionali nell’ottobre del 2018 per via dello scandalo relativo alla radioterapia al San Carlo di Potenza: il macchinario “vecchio”, del 2008, ma venduto e “spacciato” per nuovo, come fosse a «chilometro zero», circa 10 anni dopo e precisamente, come poi è stato riportato anche nell’accusa della Procura di Potenza, nel settembre del 2017. La circostanza chiave è il verbale di collaudo che attesta la conformità della fornitura dell’intero sistema completo per radioterapia, nello specifico «acceleratore lineare Clinac IX matricola 4082», ai requisiti di cui al capitolato tecnico di gara in base ai quali il macchinario doveva corrispondere a yb modello di recente commercializzazione, di ultima generazione, di produzione corrente, non ricondizionato e neanche riassemblato. Mentre quello della Fora, prodotto nel 2008, risultava «già installato e collaudato presso altra struttura sanitaria, come ricavabile dalle targhette e punzonature apposte». Fora ci ha provato a “rimanere nel giro”, ma la Sua-RB ha giudicato migliore, «ha totalizzato 100 punti (sommatoria offerta tecnica e offerta economica)», l’offerta dell’unica rivale, la Rti Service Srl-Tecnolife Srl. Dal 2001 in Italia i programmi di screening oncologici sono inclusi nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e, come da prescrizioni normative, «non devono limitarsi a offrire un semplice esame, ma devono assicurare un percorso di prevenzione completo atto a garantire percorsi diagnostico-terapeutici efficienti e di alta qualità». Radioterapia in regione: sugli screening oncologici, la Stazione unica appaltante della Regione Basilicata (Sua-RB) ha chiuso la pratica con l’aggiudicazione efficacia dell’appalto milionario, ma la stessa Sua-RB subito ne aprirà un altro. C’è il placet per l’indizione della procedura di gara per la «realizzazione di un sistema di radioterapia per l’Azienda sanitaria di Matera comprensivo di progettazione esecutiva, costruzione bunker radioterapico, fornitura, installazione ed avviamento di un acceleratore lineare». Il progetto è finalizzato al completamento del modello “hub-spoke” che, nel caso lucano, prevede il centro hub presso l’Irccs Crob di Rionero in Vulture e due centri spoke dislocati sul territorio regionale e in particolare presso l’Aor San Carlo di Potenza e l’Asm di Matera. Anche in questa caso tra le parole chiavi, quella dei servizi di radioterapia oncologica di «ultima generazione». Stando agli atti ufficiali dell’aprile scorso, per Matera l’importo complessivo previsto è di 4milioni e 188mila euro ed è così finanziano: 3milioni di euro come deliberati nel 2017 dall’allora Giunta Pittella, 500mila euro di fondi stati e i restanti rivenienti da «fondi propri del bilancio aziendale». Considerando i buchi nelle casse regionali determinati dall’emigrazione sanitaria «per patologie tumorali», nonché una pluralità di altri dati, tra cui le stime Inail di un anno fa che collocavano Matera tra le province d’Italia con più alta incidenza di patologie tumorali sul totale delle malattie professionali denunciate, sesto posto della classifica, su 107 province italiane, molto attesa l’accelerata sulla radioterapia a Matera. È dal 2015 che il governo regionale aveva programmato la realizzazione del servizio di radioterapia presso l’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera al fine di offrire ai cittadini di quella provincia, affetti da patologie oncologiche, prestazioni sanitarie esaustive in base alle esigenze. Adesso la Sua-RB ha l’ok per indire l’appalto.

Ferdinando Moliterni

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