BasilicataCronaca

TASSE AUTO LUCANE: DANNO ERARIALE CONFERMATO

Truffa cilindrata motore: in Appello regge l’accusa per Trivigno (Aci Potenza)


Sportello telematico dell’Automobilista (S.t.a): anche in Appello ha retto l’accusa sul danno erariale cagionato alle Province di Potenza e Matera. Rigettato il ricorso di Anna Teresa Trivigno, nella qualità di funzionario in servizio presso l’Ufficio provinciale Aci-Pra di Potenza e, pertanto, confermata «integralmente» la sentenza della Corte dei Conti di Basilicata, così come emessa nel maggio dell’anno scorso. La funzionaria si è difesa sostenendo la propria «scarsa o nulla consapevolezza» degli espedienti «truffaldini», corroborando la tesi con tanto di « asserita fragilità psicologica certificata da medico specialista». Oggetto dell’ammanco economico i mancati, o inesatti, versamenti delle imposte previste dalla legge per il trasferimento della proprietà di autovetture, «nonostante le stesse fossero state riscosse dai proprietari e dalle ditte concessionarie». Trivigno, però, come da impianto accusatorio non ha fatto tutto da sola: «il doloso concorso si rivela, invece, decisivo». Il complice, il titolare della Sta, parimenti condannato in primo grado, ma non appellante, Gennaro D’Arco. Come difesa, anche in contraddizione con la tesi “a mia insaputa”, Trivigno ha sostenuto che D’Arco le aveva dato «ampie rassicurazioni circa la successiva sistemazione delle procedure alterate». D’arco dalla base operativa del proprio studio di consulenza, «abusando della sua funzione di soggetto riscuotitore di risorse pubbliche, sub specie di imposte provinciali», anche «avvalendosi della complicità della funzionaria Aci» abilitata alla tenuta dei registri Pra, ha, per l’accusa, nel corso degli anni omesso di versare all’erario le somme dovute, totalmente o parzialmente. Colpi messi a segno «grazie ad artifici e raggiri» consistenti nella «falsificazione della procedura di trasferimento», alterando o manomettendo i dati di potenza fiscale presupposti per la corretta determinazione dell’imposta dovuta. Veniva “scalata” la potenza del veicolo con la complicità di un funzionario del Pra, per intascare una parte dell’imposta dovuta per il passaggio, che si calcola in proporzione ai kw dichiarati. Alla genesi delle indagini, un ordinario controllo su un’autovettura effettuato dalle autorità competenti, a seguito del quale è emerso che il certificato di proprietà del mezzo esibito non corrispondeva alle informazioni contenute nelle banche dati del registro automobilistico. Automobilisti, però, ignari in quanto loro adempivano regolarmente all’obbligo tributario in base alle reale cilindrata del motore, e poi la differenza con quanto in diminuzione scritto sui documenti, previa «artefatta modificazione dei dati», andava a costituire l’«illecito profitto» della coppia. Ad ogni modo, dal controllo stradale, lo scoppio della “bolla” e la conseguente condanna, di primo grado, per D’arco a risarcire l’intero danno pari a 20mila euro, 18mila e 750 in favore della Provincia di Potenza e i restanti a quella di Matera, e per Trivigno a risarcire il danno, in via solidale, e fino alla concorrenza di oltre 12mila euro. La differenza è che, come confermato in Appello in relazione all’«espediente truffaldino» della mancata definizione della procedura di trasferimento di proprietà del veicolo e conseguente incameramento dell’intero importo della somma versata dall’ignaro utente, la condotta di Trivigno è stata giudicata ininfluente per insussistenza del nesso causale tra la stessa e il danno erariale, non è risultato così relativamente al minore versamento dell’imposta stabilita in base alla cilindrata dei veicoli.

Ferdinando Moliterni

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