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REFERENDUM E MATERA: BARDI PERDE SU TUTTI I FRONTI

Il M5S straccia il Cdx: Bennardi è sindaco, Sassone doppiato apre la crisi. Cosa accade ora in Regione?

A i Borbone di Bardi e alle truppe rabberciate dell’Alberto da Giussano, il sacco di Matera non è riuscito: il Carroccio non ho omologato per i Sassi.
Il governatore lucano appresa la sconfitta, pesantissima, Matera la tomba non solo della Lega, ma di tutto il centrodestra, nel congratularsi col pentastellato neo sindaco Bennardi ha «ribadito» che «le porte della Regione Basilicata sono sempre aperte a prescindere dal colore politico».
Quelle «porte» più che aperte, sono, però, ormai sfondate: a buttarle giù, i materani.
Bennardi, invece, alla prima uscita da sindaco, subito ha colto il centro definendo la vittoria del Movimento 5stelle «una rivoluzione garbata».
Così mentre da via Verrastro Bardi reitera il concetto che «il cambiamento non è la rivoluzione», gli elettori materani è proprio il contrario che hanno riaffermato: la volontà di «rivoluzione» per una risolutorio cambio di passo rispetto alla politica che ha dominato sino al recentissimo passato. L’attesa è terminata, ma da un pezzo. Gli unici a non essersene accorti sono proprio i partiti del centrodestra. Il leader nazionale della Lega al tavolo con Berlusconi (FI) e Meloni (FdI), scelse intenzionalmente la casella Matera, lasciando altri Comuni agli alleati Dopo la Regione e Potenza, appariva facile conquistare il “triplete” con l’altro capoluogo di provincia. E invece no. Salvini ha scelto Matera, ma i cittadini non hanno scelto lui. Risultato: la Lega ha un solo consigliere comunale eletto. Immaginabile che l’esito paradossale abbia suscitato qualche sorrisino sul volto dei suoi stessi alleati prima citati, Berlusconi e Meloni.
Se i materani «non hanno ceduto alle sirene della Lega», come ha sottolineato il Pd, Salvini non ha ascoltato chi all’ennesima replica dei suoi spettacoli elettorali con sempre gli stessi slogan, opponeva l’analisi che il buon governo in Basilicata neanche con il «lumicino» lo si trova.
Per Bardi andare a Matera in forza e a più riprese con gli assessori della sua Giunta, unitamente al “fido”, ma inopportuno, Calenda, non è servito proprio a nulla. Anzi, stando alla matematica, chissà quanto il Commissariamento dell’Azienda sanitaria di Matera a poche ore dal ballottaggio abbia inciso, è come se avesse peggiorato il difficilmente peggiorabile. Sassone ha raccolto meno voti del 1° turno.
Per il governatore Bardi, inoltre, Matera rappresenta una sonora doppia sconfitta a distanza ravvicinata. Si era maggiormente esposto per il “No” al referendum sul taglio dei parlamentari ed è fortemente sceso in campo per Sassone sindaco. In entrambe le partite, il governatore lucano ha perso, per arrotondamento, 70% a 30%.
Pare proprio che i lucani non credano più nè alla rivoluzione del centrodestra, nè al cambiamento e nè al fatto che «il cambiamento non è la rivoluzione». La maggioranza regionale può continuare a inventarne di nuovi di analogismi, ma ad oggi la “luna di miele” con l’elettorato è terminata. Difficilmente il centrosinistra, inteso come governance regionale, avrebbe permesso che un capoluogo andasse alle opposizioni. Difficilmente, inoltre, come invece accade con Bardi, non ci sarebbe stato, come sono accaduti in passato, perlomeno un rimpasto di Giunta.
Ma al governatore non interessa perdere, vincere, che un suo assessore appoggi nella sua Avigliano il centrosinistra e perda pure: il buen retiro ancora ha anni davanti.
Se così non fosse, allora la situazione muterebbe nel seguente modo: al via la crisi di Giunta con le contrapposizioni ormai non più procrastinabili tra Lega e Forza Italia può avere il via. In questo caso, che vinca il migliore. In fondo il meno peggio è meglio del peggiore. Anche la sinistra ha i suoi problemi, escluso il redivivo sindaco di Melfi Valvano che con l’alleanza con i 5stelle è a un passo dal guadagnarsi il gettone per una seconda vita politica.
Come ha ben sintetizzato il sindaco di Genzano di Lucania, Viviana Cervellino: «Anche a Matera non vince il Pd;
bene, non vince la Lega ma non vinciamo neanche noi».
Invocando il Congresso «subito», Cervellino ha aggiunto: «La stagione del commissariamento e delle segreterie provinciali in regime di accanimento terapeutico è stata un totale fallimento». L’uno, il centrodestra è passato improvvisamente dalla fibrillazione atriale all’encefalogramma piatto, l’altro, invece, il centrosinistra da non pervenuto tale è rimasto. Stessa fine per il centrosinistra e il centrodestra, ma da punti di partenza differenti. Questo è ciò che accade in Basilicata quando a Matera a vincere è il Movimento 5stelle. In coalizione, da non dimenticare per il futuro, leggasi comunali di Melfis, con i socialisti di Valvano.

Ferdinando Moliterni

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