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PERCHÉ MI FA MALE GUARDARE LE VECCHIE FOTOGRAFIE

Lettere lucane

Non ho mai amato fotografare i miei cari e farmi fotografare. Perché le fotografie fanno male. Mia sorella invece fotografa in continuazione, e conserva maniacalmente tutto quello che fotografa. Nella casa di Rotonda le fotografie di famiglia sono custodite in una grande scatola di legno, ma ogni volta che mi metto a guardarle mi sento male. Perché mi feriscono i cambiamenti del corpo, i fallimenti, le assenze. È vero che ogni età ha la sua bellezza, ma trovo insopportabile notare che a furia di cambiare quasi ci si stravolge, e si diventa altre persone – persone segnate, appesantite, ferite dal Tempo. Lo stesso discorso vale per i miei figli, che giustamente crescono in fretta, al punto che ogni giorno mi sembra cambino un poco. Quando mi càpita di ritrovare una loro vecchia fotografia sento dolore, non felicità, forse perché mi sento in colpa per averli messi al mondo, per averli gettati nell’insensatezza del dolore e della morte. A differenza dei miei coetanei rotondesi, di me adolescente ci sono pochissime fotografie. Ogni volta che qualcuno proponeva di farne una, io mi sottraevo. E di questo sono contento, anche se a volte mi dispero perché non ricordo bene i volti dei tanti camerieri coi quali ho lavorato o dei compagni di università. Il passato ci sembra più bello solo perché eravamo più giovani, e i pensieri e le batoste non avevano ancora consumato la nostra pelle. Ma non è stato bello niente, anche se so che un giorno il passato sarà davvero il luogo della felicità perduta, perché per tutti arriva il tempo delle prove estreme. Sinceramente non capisco tutta questa smania di fotografare le persone che amiamo. Perché quel semplice gesto – un click appena – sarà motivo di tormento quando le cose avranno preso una piega differente, e il Tempo avrà sciolto con la sua pioggia corrosiva l’ordine illusorio del presente.


diconsoli@lecronache.info

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