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GLI INNOMINATI DI BARDI

Tacco&Spillo

Non sappiamo se il governatore Bardi abbia recentemente riletto le pagine dei Promessi Sposi con cui Manzoni tratteggia, con indizi circostanziati e prossimi al poliziesco, la figura dell’Innominato, ma di certo saprà considerare l’importanza dei nomi come uno dei compiti di trasparenza istituzionale che pur si deve assicurare ai lucani. Del resto è risaputo che la Regione abbia comprato tappeti, sondaggi, frigoriferi, perfino casseforti, tanto per fare un breve elenco e che s’è guadagnata, anche per i suoi estratti ed omissis, il rating di bassa classifica redatto da Fondazione Etica. Una simile rarefazione nominalistica raggiunge ora la vetta di una commedia dell’arte napoletana, del dire e del non dire, con cui Bardi traccheggia, nonostante l’urgenza delle questioni: dal cambio di “chi gli sta più vicino”, auspicato da suo cugino notaio all’anonimo viaggiatore della Regione Basilicata che avrebbe rendicontato missioni fuori da calendario istituzionale ed alla sua trepidazione senile contro “taluni che parlano a nome del Presidente”. Dintorni pieni d’equivoci e di pericolosi fraintendimenti su cui ha l’obbligo della dovuta chiarezza perché come ammonisce Dostoevskij “con le parole, signori, bisogna comportarsi in modo onesto”.

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