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DON UVA, LA VERTENZA SI SBLOCCA

L’impegno di Leone e dei sindacati fa firmare Azienda e Asp: il primo ottobre ritiro di cassa integrazione e Fis

Un lungo braccio di ferro durato oltre otto ore che ha visto dopo mesi e mesi di trattative vincere i lavoratori. Si chiude con esito positivo la vertenza Don Uva a Potenza. È stato siglato ieri in Regione, alla presenza dell’assessore Leone, Azienda, sindacati eAsp un nuovo accordo.Grazie all’impegno dell’assessore Leone che ha voluto fortemente l’incontro e delle organizzazioni sindacali che sono riuscite a far sedere intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti di questa vicenda si apre uno spiraglio positivo.L’Azienda si è impegnata a ricollocare gli operatori in Cassa Integrazione e togliere la Fis a partire dal primo ottobre prossimo. L’Azienda aveva giustificato il bisogno di “sospendere” questi lavoratori a causa di un calo del fatturato, circa 5 milioni di euro, dovuto in gran parte all’emergenza epidemiologica. L’azienda, dietro la riduzione delle attività, ha sospeso complessivamente 48 lavoratori: addetti all’accoglienza, addetti alla sorveglianza, animatori, assistente biologo, assistenti psicologi, assistenti sociali, ausiliario specializzato, coadiutore biologo, collaboratori amministrativi, educatori, fisioterapista, impiegato d’ordine, infermieri, maestri d’arte, operatori sociosanitari e tecnico di laboratori, il tutto mentre all’interno della struttura gli operatori rimasti a lavorare erano fortemente in affanno.La denuncia era arrivata dai sindacati che avevano sottolineato come: «per far fronte alla grave carenza di personale e di varie figure professionali venutasi a creare in seguito all’attivazione della Fis, ulteriormente prorogata rispetto all’iniziale durata, diversi lavoratori sono costretti ad effettuare plus orario e a fornire attività per competenze non del proprio profilo ».Ovviamente il ricorso alla Fis è stato motivato dalla Universo salute facendo riferimento anche «ai provvedimenti governativi tesi a limitare i contagi in base al decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri e alle determine dell’Asp del 14 e del 15 aprile scorso». Tutto questo perché l’azienda chiede – e la dimostrazione è nei vari incontri che si sono tenuti in Regione e all’Asp – alla Regione, tramite la commissione dell’Asp, una quota maggiore (l’assessore regionale alla Sanità Leone aveva garantito un 15 per cento in più ndr.) sulle rette per i pazienti ortofrenici, ovvero quelli ex manicomiali, che da sempre stanno all’interno della struttura in regime che si può definire residenziale. Ieri si è provato a mettere un freno a questa situazione. La Regione e l’Asp si sono impegnate, entro il 30 settembre prossimo a rivalutare la classificazione da attribuire alla struttura del Don Uva. Una “ricollocazione” della struttura per permettere così di attivare l’assegnazione di fondi diversi.Il prossimo aggiornamento per comprendere se l’Asp si è mossa nella direzione giusta è stato fissato il 30 settembre prossimo. Non resta che aspettare l’evolversi della vicenda, altrimenti si riprenderà tutto da capo.

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