AttualitàBlogCronacaRubriche

Omicidio Marco Vannini, chiesti 14 anni per tutta la famiglia Ciontoli: “Omicidio volontario”

Il sostituto procuratore ha chiesto inoltre di ritenere solamente i familiari di Antonio Ciontoli responsabili di concorso anomalo, ai sensi dell’articolo 116 del codice penale, e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione

VERITÀ & GIUSTIZIA UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE 

Le richieste del sostituto pg della Corte d’Appello di Roma: 14 anni ad Antonio Ciontoli per omicidio volontario, 14 anni a Federico e Martina Ciontoli e Maria Pezzillo per concorso in omicidio; in subordine: 9 anni e 4 mesi a Federico e Martina Ciontoli e a Maria Pezzillo per concorso anomalo (ai sensi dell’articolo 116 del codice penale)

“Martina si trovava nel bagno e ha visto tutto ma dice all’infermiere del 118 di non sapere cosa fosse accaduto”

MARCO VANNINI

Omicidio Marco Vannini, chiesti 14 anni per tutta la famiglia Ciontoli:

“Omicidio volontario”

“Condannare i Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario”

È la richiesta del pg di Roma nell’appello bis per la morte di Marco Vannini avvenuto a Ladispoli nel maggio del 2015.

Il procuratore generale Vincenzo Saveriano ha sollecitato la condanna per il padre Antonio Ciontoli, per la moglie Maria Pizzillo e per i figli Federico e Martina, quest’ultima fidanzata di Vannini.

La posizione dei familiari

In subordine, il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto di ritenere solamente i familiari del principale imputato, che ferì a morte Vannini con un colpo d’arma da fuoco, responsabili di concorso anomalo (ai sensi dell’articolo 116 del codice penale) e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Con la sentenza pronunciata il 14 aprile del 2018 la Corte d’Assise aveva condannato Antonio Ciontoli per omicidio volontario a 14 anni di carcere e il resto della famiglia a 3 anni.
Una sentenza ridimensionata in appello quando il 29 gennaio 2019 Ciontoli viene ritenuto responsabile di omicidio colposo e condannato a 5 anni di reclusione, lasciando invariati i 3 anni per la moglie e i due figli.

Nel febbraio scorso però la Cassazione ha annullato la sentenza e ordinato un giudizio di appello-bis perché la morte di Vannini sopraggiunse quale conseguenza sia delle lesioni causate dal colpo di pistola sia dalla mancanza di soccorsi che se tempestivamente attivati avrebbero

“scongiurato l’effetto infausto”


Per la Suprema Corte

“una condotta omissiva fu tenuta da tutti gli imputati nel segmento successivo all’esplosione di un colpo di pistola ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli, che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi”

 

È questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano, avanzata al termine della requisitoria per il processo bis in Corte d’assise d’appello di Roma per l’omicidio di Marco Vannini.

Condanne a 14 per Antonio Ciontoli, i figli Martina Ciontoli e Federico Ciontoli e per la moglie Maria Pezzillo.

Il 21enne venne ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola esploso nella casa dei Ciontoli a Ladispoli, abitazione che frequentava abitualmente perché fidanzato di Martina.

La Cassazione aveva disposto un nuovo processo di secondo grado per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Marco.

Il 14 aprile 2018 la Corte d’assise aveva condannato Antonio Ciontoli per omicidio volontario a 14 anni di carcere, mentre il resto della famiglia a 3 anni.

In Appello invece Ciontoli venne ritenuto responsabile di omicidio colposo e condannato a 5 anni di reclusione, con pene invariate per i restanti familiari.

«Condannare i Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario»

È la richiesta del pg di Roma nell’appello bis per la morte di Marco Vannini avvenuto a Ladispoli nel maggio del 2015.
Il procuratore generale Vincenzo Saveriano ha sollecitato la condanna per il padre Antonio Ciontoli, per la moglie Maria Pizzillo e per i figli Federica e Martina, quest’ultima fidanzata di Vannini.
In subordine il pg ha chiesto per i figli e la moglie di Ciontoli di valutare l’ipotesi di concorso anomalo in omicidio, in base all’articolo 116 del codice penale, e condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione.
Il processo d’appello bis era stato disposto dalla Cassazione che aveva annullato il primo giudizio di secondo grado chiedendo di riconoscere il reato di omicidio volontario con dolo eventuale.

Da sinistra Viola Giorgini, Martina Ciontoli, Maria Pezzillo, Federico Ciontoli e Antonio Ciontoli; Marco Vannini davanti alla torta

La richiesta è arrivata al termine della sua requisitoria nel corso del processo bis in Corte d’assise d’appello di Roma per l’omicidio di Marco Vannini, il 21enne di Cerveteri ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola nella casa dei Ciontoli a Ladispoli che frequentava perché era il fidanzato di Martina.

Per l’omicidio del ragazzo, appena ventenne, il 29 gennaio dello scorso anno i giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma avevano condannato il padre della sua fidanzata Antonio Ciontoli per l’accusa di omicidio colposo a 5 anni di reclusione contro i 14 che gli erano stati inflitti in primo grado per omicidio volontario, confermando, invece, le condanne a tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo.

Per l’omicidio del ragazzo, appena ventenne, il 29 gennaio dello scorso anno i giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma avevano condannato il padre della sua fidanzata Antonio Ciontoli per l’accusa di omicidio colposo a 5 anni di reclusione contro i 14 che gli erano stati inflitti in primo grado per omicidio volontario, confermando, invece, le condanne a tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo.

Omicidio Marco Vannini, il pg chiede condanne a 14 anni per la famiglia Ciontoli

Condanne a 14 anni per Antonio Ciontoli, i figli Martina Ciontoli e Federico Ciontoli e per la moglie Maria Pezzillo.
È questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano, avanzata al termine della requisitoria per il processo bis in Corte d’assise d’appello di Roma per l’omicidio di Marco Vannini.

Il 21enne venne ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola esploso nella casa dei Ciontoli a Ladispoli, abitazione che frequentava abitualmente perché fidanzato di Martina.


PILLOLE DI SAGGEZZA con la squisita collaborazione della nota criminologa URSULA FRANCO

Per la sussistenza del CONCORSO ANOMALO previsto dall’art. 116 c.p., secondo cui

“qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde, se l’evento è conseguenza delle sua azione od omissione”

è invece necessario che ricorrano tre requisiti:

a) l’adesione psichica dell’agente ad un reato concorsuale diverso;

b) la commissione da parte di altro concorrente di un reato diverso;

c) un nesso psicologico in termini di prevedibilità tra la condotta dell’agente compartecipe e l’evento diverso in concreto verificatosi (cfr., Cass., I, 23 febbraio 1995, n. 3381).

Non è sufficiente un rapporto di causalità materiale tra condotta dell’agente e l’evento diverso, ma è necessario che sussista un nesso eziologico di natura psichica, nel senso che il reato diverso commesso dal compartecipe deve rappresentarsi alla psiche dell’agente come sviluppo logicamente prevedibile di quello voluto.


L’agente risponde, dunque, del diverso reato solo nel caso che egli, nell’ordinario svolgersi e concatenarsi dei fatti nuovi, sia stato in grado di prevedere in concreto l’evento come logico sviluppo della sua condotta sulla base delle norme di comune esperienza.

*

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti