BlogLettere Lucane

L’EPOPEA CREPUSCOLARE DEI PULLMAN IN BASILICATA

Lettere lucane

In questi giorni si parla molto di trasporto pubblico, soprattutto per quanto riguarda le norme di sicurezza anti-Covid. La Basilicata non è mai stata terra di treni, ma di corriere e di pullman, sia a causa della morfologia del suo territorio, sia per ragioni demografiche. Collegare i paesi della Basilicata è molto complicato, così come è complicato collegarli con il resto d’Italia – quante volte ho preso autobus con due o tre viaggiatori a bordo? Li ho usati molto, i pullman – noi preferiamo chiamarli così –, sopratutto durante gli anni delle superiori e dell’università. Anche ora mi capita di usarli, sopratutto quando rientro a Rotonda da Napoli o, qualche volta, per tornare a Roma da Galdo. Un tempo – alla fine degli anni ’80 – i pullman erano sghangherati e trascurati, e spesso ti facevano venire il voltastomaco. Ora invece sono moderni, ma ugualmente ogni volta che ne prendo uno mi prende malinconia, perché il pullman ha qualcosa di triste che non so spiegare. Ricordo gli anni dell’adolescenza, le nausee mattutine, le preoccupazioni per le interrogazioni, le infinite curve. Ma ricordo anche i viaggi fatti più da grande dopo un litigio, per necessità, o per risparmiare in un momento di difficoltà economica. E poi le facce di chi parte: assonnate, stanche, spente. Ma anche le facce apprensive e preoccupate di chi si muove per un’emergenza, o per andare a dare una mano a un figlio o a una figlia in città. E come non pensare a quei pacchi legati con lo spago, ai grandi pacchi coi nomi scritti col pennarello, ai pacchi pieni di salse, di carne, di conserve, di buste con dentro qualche cento euro per dare un po’ di respiro a figli precari nelle città d’Italia. È un’epopea minore e invisibile, quella del popolo che usa i pullman, ecco perché occuparsi di trasporti in Basilicata significa fare poesia, occuparsi degli stati d’animo più intimi e crepuscolari dei lucani.
diconsoli@lecronache.info

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