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CICALA BONUS E ASSUNZIONE DELLO ZIO, INGROIA: “DIMISSIONI”

L’ex Pm, solleva un altro conflitto d’interesse: “Cicala ha firmato come sindaco l’assunzione dello zio al Comune”. E proprio lo zio ha poi conferito il bonus al nipote che come sindaco aveva deliberato il bando. Poi
citando Cronache, attacca sul comportamento “menzognero”

Azione Civile e il suo fondatore e presidente Antonio Ingroia, ex pm e oggi avvocato antimafia, esprimono “sgomento ed indignazione per le sconcertanti notizie che stanno emergendo” sui fratelli Cicala.

Di seguito il testo integrale della durissima nota.

Non sta andando tutto bene e, mentre i cittadini vivono sempre più una situazione drammatica tra l’emergenza sanitaria che ancora incombe e l’avanzare di una devastante crisi economico-sociale, la classe politica si rivela ogni giorno meno classe e più antipolitica. Nelle scorse settimane ha destato vasto clamore il caso dei parlamentari che hanno richiesto e ottenuto il bonus di 600 euro destinato alle partite IVA (mentre milioni di cittadini, partite IVA, professionisti e lavoratori dipendenti sono ancora preda di ritardi, paletti e burocrazia), punta dell’iceberg di una vicenda ben più ampia che coinvolge amministratori a tutti i livelli della sfera pubblica. Cadono le braccia sconsolati davanti allo spostarsi sempre più alto, parafrasando Flaiano, della soglia dell’egoismo e dello sfruttamento personalistico e interessato di fondi pubblici da parte di chi dovrebbe avere come unica direttrice d’azione l’interesse collettivo.

L’INTRECCIO PETROLIFERO

Così scopriamo che un piccolo comune della Basilicata, Viggiano dove ha sede il C.O.V.A. ovvero il centro di desolforazione e di alcuni pozzi di estrazione del petrolio e del gas permesso Val d’Agri ha realizzato un proprio bonus covid19 – portandolo ad un tetto di 8.000 euro massimo, con tranche di 1.000 – 3.000 – 5.000 e 8.000 mila €, e scopriamo che il sindaco ed un assessore due su tre presenti della giunta si sono auto attribuiti i bonus che stavano emettendo attraverso quella delibera, e sono stati determinanti per la delibera stessa che ha realizzato il bonus, in totale violazione del TUEL (testo unico degli enti locali).

Il “caso Viggiano” è emblematico e rappresenta uno dei più clamorosi. Partendo, ancora una volta, dalla madre di tante vicende negative, devastanti per il territorio e la cittadinanza: la presenza delle multinazionali petrolifere e il ruolo ancillare e approfittatore pro domo sua dei “politici locali”. Durante i mesi del lockdown, come ormai già noto, il Comune di Viggiano ha deciso l’utilizzo delle royalties petrolifere per istituire bonus economici a sostegno delle attività economiche danneggiate. Quattro società riconducibili al sindaco di Viggiano Amedeo Cicala e ai fratelli (tra cui il presidente del Consiglio Regionale) hanno percepito questi bonus, fatto confermato e documentato dopo che in un primo momento il sindaco stesso ha negato.

L’ALTRO CONFLITTO D’INTERESSI: L’ASSUNZIONE DELLO ZIO CHE POI FA LA LIQUIDAZIONE

Le delibere comunali di liquidazione dei bonus sono state firmate dal responsabile del servizio tributi del Comune, zio del sindaco, assunto si badi bene con un ennesima violazione di legge, la delibera con la quale veniva assunto lo zio ragioniere proveniente dalle ex Comunità Montane e veniva contestualmente collocato in qualità di responsabile del settore finanziario, vedeva la presenza e la firma del nipote Sindaco che pur in presenza del suo parente, ne richiedeva l’assunzione e firmava la Delibera creando di fatto un ennesimo conflitto di interessi. Veniva così realizzato un sistema di carattere familiare della gestione del forziere di Viggiano che vale la pena ricordare può contare una disponibilità di contanti pari a 70 milioni di € grazie alle royalty riconosciute dalle compagnie petrolifere. Accertare eventuali responsabilità penali sarà compito della magistratura, e come sancisce la nostra Costituzione, qualsiasi cittadino è innocente fino ad eventuale sentenza definitiva. E in questo caso ad oggi non abbiamo neanche la certezza che ci sarà mai un processo. Ma questo non può esimere da valutazioni etiche e politiche: i fatti sono gravissimi, sconcerta che un sindaco (insieme ai fratelli, tra cui addirittura il Presidente del Consiglio Comunale) istituisca e poi si intaschi dei bonus – cercando addirittura di negare tanto è vero che sulla stampa (Prima pagina di Cronache Lucane, ndr) abbiamo letto persino titoli come “Cicala ha mentito” – che dovevano essere interamente devoluti per le attività economiche e i cittadini gettati dall’emergenza nella disperazione economica.

NON C’È ALTRA VIA CHE LE DIMISSIONI

Davanti a tutto questo al sindaco Cicala, sul piano strettamente politico ed etico non resta, a nostro giudizio, che una sola scelta possibile: dimettersi dagli incarichi istituzionali, restituire alla collettività la scelta su amministratori (che auspichiamo possano essere ben diversi!) e non ricandidarsi, ovviamente, alle prossime tornate elettorali. L’attuale sindaco pro tempore così come il fratello presidente del Consiglio Regionale e gli assessori Cicala e Gerardi che sono stati coinvolti e hanno avallato quanto accaduto. Non basta infatti il semplice gesto del momento: sarebbe paradossale e ancora più sconcertante se, dopo essersi dimessi in questo frangente, tentassero (e riuscissero) a tornare in sella tra qualche mese.

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