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SE LA CONSULTA BOCCIA BARDI

Tacco&Spillo

Non sappiamo quante lauree sfoggi il pedigree istituzionale del Presidente della Regione Vito Bardi, ma dopo lo svarione con cui ha incasinato la geografia, per dirla con Pennac, collocando a furor d’ordinanza e senza alcun referendum lucano, gli inconsapevoli Comuni di Tricarico, Irsina e Grassano nella provincia di Potenza, gli toccherà, in questo scorcio agostano, riprendere in mano le pagine di un buon manuale di Diritto costituzionale, con particolare attenzione al disposto dell’articolo 134.

La Consulta, infatti, ha bocciato, senza alcuna discussione, il ricorso della Basilicata sul taglio dei parlamentari, perché le Regioni non sono un potere dello Stato e dunque non possono ricorrere. Eppure i nomoteti di profilazione campana con cui Bardi ha polverizzato l’assetto amministrativo della Regione avrebbero dovuto, anche in forza della loro dichiarata capacità giuridica, peraltro pagata a peso d’oro, quantomeno scongiurare la figuraccia d’inammissibilità. Ben oltre il furbesco lamento della caduta di rappresentatività, la scoperta dell’acqua calda sui limiti dei poteri regionali ha tramortito i senili sogni parlamentari di Bardi, presidente in fuga ed è costata ai lucani anche cinquantamila euro di compensi legali!

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