BasilicataLettere Lucane

LA BASILICATA NON DEVE DIMENTICARE ELIS PETTY

Lettere lucane


Cos’è l’inferno? Difficilmente riusciamo a uscire da noi stessi – dai nostri inferni veri o presunti – per vedere e sentire quello degli altri. Penso questo mentre da giorni cerco notizie su Elis Petty, una nigeriana che esattamente un anno fa moriva in un incendio nell’ex stabilimento industriale “La Felandina” di Bernalda. Elis aveva 28 anni, ed era in Italia dal 2015 – aveva due figli, che erano rimasti in Africa. Inutile girarci intorno: Elis era finita in un orrendo giro di prostituzione – 10 euro valeva il suo corpo, per chi ne abusava orrendamente. Non sappiamo se l’incendio sia stato causato dall’esplosione di una bombola o se fu volutamente appiccato per ucciderla – pare si fosse ribellata ai suoi carcerieri. Indagare in quella terra di nessuno impastata di illegalità, omertà, criminalità, degrado e ferocia è molto complicato, forse impossibile. Il corpo carbonizzato di Elis è rimasto in Italia, sepolto nel cimitero di Bernalda. Non so nemmeno se i figli siano stati informati della tragedia e, se sì, cosa facciano, come vivano. Cosa ne sappiamo noi dell’inferno degli altri? Niente – appena qualche frammento, qualche eco. Eppure sarebbe bello se la storia di Elis Petty entrasse nel patrimonio sociale della Basilicata per darle una più alta sepoltura: la sepoltura della dignità e della memoria. Affinché i figli un giorno sappiano che la terra dov’è morta non è stata indifferente all’inferno della loro giovane madre. Sarebbe bello se le intitolassimo strade, se le conferissimo qualche cittadinanza onoraria, se le restituissimo, insomma, quella dignità che in vita non siamo riusciti a darle, visto che molti italiani traggono profitto dai ghetti, dal caporalato, dalla prostituzione, da questa orrenda terra di nessuno dove la vita non è vita, ma inferno. La Basilicata non dimentichi Elis Petty.


diconsoli@lecronache.info

 

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