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BILANCIO REGIONALE 2017/18 PARIFICA… PARZIALE

Per la Corte dei Conti di Basilicata partecipate in perdita, rosso mobilità sanitaria passiva e disastro residui

Ancora non del tutto parificato il Bilancio regionale del 2017, mentre il rendiconto finanziario del 2018 ha ricevuto la parifica, ma con eccezioni dovute anche alle non corretta allocazione di plurimi capitoli di spesa. Così ha deciso la Corte dei Conti di Basilicata al termine dell’udienza, svoltasi ieri, per il Giudizio di Parificazione. In più, come già accaduto l’anno scorso, con apposita e separata delibera verrà sollevata la questione di legittimità costituzionale delle disposizioni di legge regionale incidenti sul rendiconto, data la violazione dell’obbligo di copertura finanziaria delle nuove o maggiori spese. La Regione Basilicata, per esempio, ha «sforato» di quasi 6 milioni di euro il tetto dei vincoli di spesa per la questione del personale delle ex Comunità montane. Nel corso dell’udienza presieduta dal Presidente della Sezione, Michele Oricchio, sia il procuratore regionale Vittorio Raeli, che i magistrati Vanessa Pinto e Rocco Lotito hanno evidenziato oltre alla «inammissibile » circostanza per la quale le informazioni e i dati forniti dalla Regione «sono risultati il più volte incompleti o lacunosi», molteplici criticità anche gravi ed allarmanti. Per il 2018 è stato riscontrato un peggioramento della percentuale di riscossione di residui attivi a fronte del 55,27% registrato nell’esercizio 2017. Per quanto riguarda i residui passivi, che contribuiscono negativamente al calcolo del risultato di amministrazione in quanto rappresentano dei debiti, è risultata una scarsa percentuale dei pagamenti degli stessi. Di qui il differenziale negativo tra residui attivi eliminati e residui passivi eliminati pari a meno 2milioni e 923mila euro. Così al termine dell’esercizio del 2018 i residui attivi, le somme da incassare, hanno fatto registrare un «forte incremento», arrivando a toccare quota 1miliardo, 325milioni e 242mila euro, ed anche i debiti, i residui passivi, sono aumentati: 669milioni e 753mila euro. L’effetto negativo di queste criticità, è stato spiegato, lo si nota nella forte erosione della cassa che ha subito un «forte decremento » pari a quasi 138milioni e 971mila euro. Che i conti non siano affidabili dal fatto che, per esempio, nel bilancio della Giunta regionale, il risultato di amministrazione ante vincoli, pari a 566milioni e 580mila euro, «è coperto solo per il 30,22% dal fondo cassa, mentre per la restante parte (69,78%) è coperto dai residui attivi». Ciò significa che il risultato di amministrazione «trova copertura solo in minima parte da fondi certi, rappresentati dal fondo cassa», mentre per la restante parte è condizionato dalla effettiva esigibilità dei residui attivi che la Regione non sa quando e se li incasserà. La sottostima della massa passiva la si deduce anche dalla «inattendibilità» del Fondo contenzioso essendo emerso, tra l’altro, la situazione «che lascia veramente interdetti » per la quale l’Ufficio legale «non è a conoscenza dei contenziosi attivi e passivi della Regione». Confermata, il trend prosegue da anni, la criticità sul costo del personale: invece che fare la spending review, la spesa aumenta. Non c’è razionalizzazione. Quanto alle Società controllate e partecipate, comunque, risultano perdite di esercizio per Acquedotto Lucano Spa (-1milione e 383mila euro), Osservatorio Banche-Imprese (- 64mila euro) e Aeroporto SalernoPontecagnano (- 2milioni e 845mila euro). Riscontrate progressive riduzioni dell’utile di esercizio, per Sviluppo Basilicata e per Sel. In perdita nel triennio 2016-2018 anche le società Acqua Spa e Lucandoks Spa. Inusuale, poi, come ci sono «organismi “emersi” per la prima volta» solo a seguito dei rilievi della Corte dei Conti. Le partecipazioni indirette confermano anche nell’esercizio 2018 «il trend in costante perdita ». Quanto alle Fondazioni, sono stati evidenziati risultati di esercizio negativi per le seguenti: Fondazione Nitti, Fondazione Sinisgalli, Fondazione Acquaviva (- 122mila euro). Non è tutto. Perchè il Consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza ha registrato un risultato economico di meno oltre 5milioni di euro in peggioramento rispetto all’esercizio 2017. Hanno riportato risultati negativi, per quanto concerne la liquidità, anche il Consorzio di Bonifica Alta Val D’Agri e il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto per meno quasi 1milione di euro. La maggior parte degli organismi del “Gruppo Basilicata”, nel 2018, hanno registrato incrementi, anche «anomali», nella spesa del personale. Arlab nonostante la riduzione di 8 unità ha speso oltre 600mila euro in più rispetto al 2017 arrivando a toccare quota 4milioni e 196mila euro. Nella Fondazione Matera-Basilicata 2019 a fronte di 14 unità in meno, il costo del personale è aumento di oltre un milione di euro passando da 688mila euro a 1milione e 976mila euro. A parte la grave anomalia per cui «le entrate destinate alla sanità sono utilizzate per fini ordinari della Regione», anche il comparto sanitario non è risultato esente da criticità. In merito all’efficientamento del settore sanitario e alla serie di iniziative connesse, «non vi sono dati per verificare la concreta ricaduta di tali iniziativi». Il dato più preoccupante riguarda la mobilità sanitaria passiva. Dai dati si evince che per l’Asp il costo-debito è di oltre 64milioni di euro, e per l’Asm, che ha fatto registrare «un peggioramento » il peso della mobilità sanitaria passiva è passato dai 40milioni del 2017 agli oltre 42 del 2018. Con separata e apposita delibera la Corte dei Conti di Basilicata solleverà la questione di legittimità costituzionale per il trattamento giuscontabile del personale “ex Comunità montane”, trasferito nei ruoli regionali. Ciò in presenza dell’esclusione dal computo della spesa di personale della Regione degli oneri derivanti dall’immissione del personale ex Comunità montane. Uno sforamento dei vincoli di spesa di quasi 6milioni di euro che la Regione dovrà restituire se la Corte Costituzionale darà ragione alla Corte dei Conti. Ma sotto il profilo delle voci di spesa detratte dalla Regione dal computo rilevante ai fini del rispetto dei vincoli finanziari, anche sulle spese di personale dei Gruppi consiliari, la Corte dei Conti ha spiegato fondamentali rilievi contestando come la difesa della Regione sull’esclusione di certi oneri dal bilancio regionale sia «apodittica ». Ad ogni modo sono stati numerosi i rilievi della Corte dei Conti, dallo stallo sulle royalties petrolifere, «efficientare la capacità di spesa sulle risorse vincolate», alla non chiarita, dopo «ben 40 mesi», discordanza di 449mila euro nel rapporto debiti Regione, da un lato e Comuni-Province-Università dall’altro, passando per la «ridotta capacità di impegno rispetto agli stanziamenti in conto capitale» che rende «inevitabili i ritardi nella realizzazione dei programmi» a tanti altri argomenti, da regolare c’è ancora molto nei conti della Regione.

Ferdinando Moliterni

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