BasilicataLettere Lucane

LA GARA DELL’EREZIONE DEGLI OPERAI DELLA BASSA ITALIA

Lettere lucane

Alla fine degli anni ’80 ascoltavo spesso le storie di un uomo che abitava non distante dalla mia contrada. Si chiamava Mannolino. Era un uomo simpaticissimo, ed era spesso ubriaco. Raccontava un sacco di storie strampalate, e io all’epoca con persone come lui ci perdevo le ore. Tra le tante storie che Mannolino mi raccontò, una non l’ho mai più dimenticata. Mi raccontò che negli anni ’50 era emigrato in Lombardia – e di quell’esperienza riuscì a descrivermi con notevole vivacità narrativa la solitudine, le serate in latteria, le nebbie nelle notti d’inverno. In una di queste notti, afflitti dalla solitudine e dall’irrequietezza, lui e i suoi compagni di cantiere, quasi tutti della Bassa Italia, decisero di fare una gara.

Si appartarono in una campagna sperduta e decisero di sfidarsi a colpi di erezione. La gara consisteva in questo. Tutti loro dovevano solitariamente procurarsi l’erezione e, una volta raggiunta, dovevano attaccarsi a turno sul pene eretto una bicicletta. Chi riusciva e tenerla più a lungo sul pene eretto vinceva la gara. Mannolino mi disse con orgoglio che aveva vinto lui. Mi piacevano da morire, queste storie strampalate. Eppure immaginare ragazzi meridionali di vent’anni nelle notti nebbiose di Varese o della periferia di Milano così pieni di forza e così soli mi commuoveva profondamente – e mi pareva di sentire l’odore delle Nazionali senza filtro, del vino da cantina, della nebbia fredda. Mannolino mi raccontava queste storie ridendo grassamente, con la faccia rossa da beone, spesso barcollando.

Era già anziano, e forse voleva dirmi che un tempo era stato giovane anche lui, e ammonirmi che tutti prima o poi ci ridurremo a raccontare i nostri vent’anni come gli anni della forza sovrumana, come gli anni in cui si è Dio.

 

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