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CRISTIANO E IL SUO ROMANZO: “L’ISTRICE”

Dopo la Sorbonne e i primi posti a Livorno lo scrittore approda nella sua Castelgrande


Piazza Dante al tramonto, in una luce suggestiva, è stata la cornice a Castelgrande della presentazione dell’ultima opera letteraria di Luca Cristiano, ‘’L’Istrice”.

Cristiano, quarantenne originario di Castelgrande ha fatto conoscere anche nella sua terra il romanzo breve edito da Prospero di Milano, stesso editore con cui ha pubblicato la raccolta di poesie “Brucia la cenere” (2017) e il volume di racconti “La danza delle vergini e delle vedove” (2018).

Ma Luca ha scritto anche un saggio: “Crema di vetro: misura e dismisura nei romanzi di Antonio Moresco” (Massa 2016).   I suoi volumi sono stati presentati anche all’Università Sorbonne di Parigi, è stato primo classificato al Premio “P

oesia in Corso” a Livorno, e si è aggiudicato anche il primo posto nei premi della giuria popolare e della giuria di esperti.

Nato e cresciuto a Castelgrande, frequenta il Liceo classico Flacco di Potenza e poi consegue il dottorato di ricerca in discipline umanistiche, studi italianistici presso l’Università di Pisa, ha tenuto all’Università Karlova di Praga il corso di letteratura italiana Modi dell’intenzione, ma l’elenco sarebbe ancora lungo.

Come nasce questo romanzo? «Nel 2013 ebbi l’intuizione iniziale: un uomo sta camminando e dal cielo inizia a piovere cemento. La mia compagna lesse quello che credevo fosse un racconto e mi disse che non potevo fuggire dalla responsabilità di aver iniziato un romanzo. Così ho continuato a scrivere e riscrivere ed eccoci qua, in soli sette anni».

Perché L’Istrice? «Per una orrenda scena che vidi mentre ero in macchina: un istrice adulto, per metà schiacciato sull’asfalto. Mi è sembrata una metafora potentissima di come esistiamo al cospetto della morte. La parte viva dell’animale continuava a lottare. Oltre la metafora, è arrivata l’immagine mitica. Un’immagine mitica e spesso, quindi tragica, è questo: una metafora che non si può sciogliere».

Un uomo, un animale, strane escrescenze: nei tuoi libri spesso si mescolano creature umane ed animali. Cosa accade?  «Ho letto di recente Harari e altri storici, studiosi di antropologia e scienza. Siamo animali che raccontano, ma siamo anche animali. Siamo animali che scrivono poesie e vanno nello spazio. Questo paradosso, credo, è una delle fonti inesauribili dell’arte».

Luca ed il suo romanzo hanno avviato già le prime presentazioni in giro per l’Italia, tra pubblico incuriosito e prime recensioni.

 “Un libro arduo che vi sfida a capirlo, e di conseguenza a capirvi, Un’opera terribile, L’istrice; -asserisce Enrico Macioci, scrittore- un’opera enigmatica che fonde la catastrofe privata a quella collettiva, il collasso psichico a quello biologico”. Ci spieghi di più? «Per tre quarti del libro sembra che una serie di racconti grotteschi e fantascientifici si intreccino verso lo stupido finale secondo cui “era tutto un sogno”. Ma poi tutto si spiega. Macioci allude, credo, allo sforzo del lettore che (di questo lo ringrazio), dice io ho saputo ripagare. Alla fine, anche raccontando, spero, una storia compiuta e soddisfacente».

 “Un romanzo ritmato e lucidissimo, tutto incentrato sul tema perturbante degli occhi -scrive Valentina Sturli, critica letteraria- Un panorama distopico”. Quanto è presente la realtà in questo libro, e quale valore assume nel romanzo? «La realtà è presente dalla prima all’ultima pagina e in ogni parola, soprattutto quando sembra che non sia così. Si parla di una malattia che fa spuntare occhi sul corpo della gente. Ora non posso dire di più per non rovinare la trama, che si gioca sulla suspense, ma devo aggiungere che il modo in cui stiamo sui social network credo assomigli molto a una mutazione che ci obbliga a vedere più di quanto possiamo sopportare».

Leggendolo pare vi siano riferimenti alla pandemia che ha appena investito la popolazione mondiale, è così? «La prima stesura di questo romanzo risale a sette anni fa. Se sono stato profetico, lo sono stato mio malgrado e sono stato ottimista: nel mio romanzo gli ospedali funzionano benissimo!»

Tra i presenti alla serata, voltasi nel pieno rispetto delle misure anti Covid, il sindaco Alberto Muro e l’Associazione Guglielmo Gasparrini, nata con l’intento di tutelare e promuovere la cultura e in particolare modo di diffondere quella scientifica.

Gli intervalli musicali sono stati curati da Tony Federici e Gerardo Melillo, con il service di Lorenzo Tirico.

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