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ELIANA POSITANO : “STRINGIMI ANCORA LA MANO”

“ D’altronde, chi si ammala di cancro, non ha colpe ma è vittima di un sistema politico ed economico che vuole garantirsi profitti a discapito della gente”

“Stringimi ancora la mano”, è il libro della giornalista e scrittrice Eliana Positano edito da Hermaion Edizioni di Potenza

Pubblicato a febbraio, la presentazione ufficiale programmata nel capoluogo lucano lo scorso 6 marzo, è stata rinviata causa emergenza Covid-19.

Dopo il lockdown, finalmente si sta mettendo a punto un calendario di appuntamenti che porterà il racconto in giro per l’Italia.

Ma di cosa parla il primo libro della giornalista lucana?

“Premetto che questo libro non era in programma, ma che era semplicemente una collezione di appunti. Stavo lavorando alla stesura di un libro-inchiesta quando gli eventi mi hanno portata a partorire questa creatura letteraria. In ogni caso, siamo di fronte ad un racconto vero, di vita vissuta, di emozioni e forza interiore ma soprattutto di confronto con i demoni di una malattia che non lascia scampo: il cancro. Una malattia che per 17 mesi si è nutrita del corpo di un uomo fino a distruggerne ogni cellula”

Chi era quell’uomo? 

“Quell’uomo era un padre di famiglia, un marito, un militare dell’Esercito Italiano, un uomo che amava la vita e che mai immaginava di poter finire la sua esistenza in un letto di ospedale divorato da una malattia che lo ha consumato giorno dopo giorno. Quell’uomo era mio marito, ma potrebbe essere chiunque. Perché il cancro quando arriva non guarda se hai famiglia, se sei giovane o anziano. Arriva, si nutre di te e ti uccide”

Perché il titolo ‘Stringimi ancora la mano’?

“Perché è la frase che ho detto a mio marito nei momenti terminali della sua esistenza, quando era in coma e stava per sopraggiungere la morte.
Un modo come un altro per implorarlo a restare, per dirgli che non avrei voluto perderlo. Non a caso in copertina ci sono le nostre mani che si stringono, come a fissare quel momento per l’eternità”

Si dice in alcuni casi che il cancro sia un dono. È stato così anche per voi?

“Rispettando il teorema di chi lo ha definito tale, non sono assolutamemte in grado di condividere tale concetto per una consapevolezza interiore che invece questa malattia tolga qualcosa alla vita di una persona, alla vita condivisa con i familiari. Toglie giorni alle speranze, ai sogni, ai progetti e dona solo sconforto e disperazione. Perché di fronte ad una sentenza di morte, restiamo impotenti e continuiamo ad esserlo anche con l’evolversi della malattia che, pur alternando tanti momenti di angoscia a pochi istanti di fiducia nel domani, resta una spada di Damocle pronta a falciare vite”

Nel tuo libro affronti temi importanti come l’eutanasia e la comunicazione tra medico e paziente. Non è quindi solo un racconto biografico.

“Affronto temi che riguardano tutti coloro che si trovano in una situazione di sofferenza. Io sostengo fermamente la possibilità per il paziente di scegliere come e in che modo terminare la propria esistenza. Ho avuto momenti di totale disperazione di fronte ad un uomo che stava lentamente morendo e che non era più in grado di reagire a nessuno stimolo. Mio marito, lo so per certo, non avrebbe condiviso quella morte.
Ho pensato varie volte alla possibilità di congedarsi dai propri affetti con dignità e sono convinta che in Italia si dovrebbe concedere l’ipotesi del fine vita nei casi più gravi, quando per certo si sa che non c’è la benché minima possibilità di guarigione.

Quanto alla comunicazione tra pazienti e medici,  ritengo che sia un diritto inequivocabile della persona conoscere il proprio reale stato di salute per poter decidere sul proprio futuro.
Rientra nella sfera del rispetto dell’individuo in quanto tale e non in quanto considerato elemento di studio per la ricerca medico-scientifica”

In quei 17 mesi, come è stato il tuo rapporto con la fede?

“Assolutamente assente. Come lo è da tempo. Non avevo motivo di affidarmi a nessuna entità sovrannaturale, a nessun Dio, perché conoscevo già l’epilogo di ciò che sarebbe stato. Ho solo sperato che nel suo destino di malato terminale non ci fosse stata un’immensa sofferenza”

Porterai il libro in giro per l’Italia per far conoscere il tormento ma anche la determinazione sia di chi non vuole morire di cancro, sia di chi deve stare accanto al malato.

“È una sorta di missione la mia per dare sostegno a chi si trova a vivere questo dramma. La prima uscita ufficiale sarà in Sicilia, a Palermo. La città che abbiamo vissuto insieme io e mio marito 8 mesi prima della sua morte. Per me una grande emozione partire proprio da lì.
Poi ci sarà Rionero in Vulture, Potenza con la Basilicata intera, la Calabria ma anche Roma, Napoli per tornare ancora in Sicilia. Stiamo stilando il calendario di appuntamenti che toccheranno da nord a sud un’Italia in cui purtroppo il cancro fa vittime ogni giorno.
È peggio di una bomba scagliata sugli innocenti.
D’altronde, chi si ammala di cancro, non ha colpe ma è vittima di un sistema politico ed economico che vuole garantirsi profitti a discapito della gente”

Quante volte, a piedi, sono risalita da via Maqueda e ai 4 canti ho proseguito a sinistra verso la maestosa Cattedrale. Le strade e i vicoli di Palermo li conosco bene, ne ho respirato l’aria, gli odori, le sensazioni di pace interiore che mi ha sempre dato il percorrere le vie della città che amo di più al mondo, quella con il centro storico più grande d’Europa.
Per me Palermo è stata ed è la città perfetta, quella che ha preso il mio cuore e che lo tiene gelosamente custodito nei suoi quartieri, nelle sue strade, nei suoi palazzi storici, nelle sue chiese, nella sua storia meravigliosa e a tratti triste.
Con una punta di orgoglio e con tanta emozione, sono felice che la ‘prima’ ufficiale di ‘Stringimi ancora la mano’ sarà proprio nella mia amata Palermo. Presenteremo il mio libro in prima uscita nazionale il 1° agosto 2020 nel centro storico di Palermo, zona Cassaro alta, proprio a ridosso del Duomo. E lo faremo grazie all’amico Maurizio della Libreria Zacco con cui iniziamo a condividere un percorso letterario.
L’emozione è tanta perché non pensavo e non credevo di poter regalare a questa città un pezzetto ulteriore della mia vita.

Eliana Positano è nata a Potenza nel 1975. È Giornalista e scrittrice, si occupa di questioni sociali ed è da sempre vicina agli ultimi e a chi soffre.
Ha diretto varie emittenti televisive locali ed ha collaborato con quotidiani regionali. Cronista giudiziaria fino al 2010, ha svolto inchieste riguardanti in particolare la criminalità organizzata ed ha condotto trasmissioni televisive sulle stesse tematiche. Ha realizzato numerosi reportage su fatti di attualità (“Reportage dal fango” sull’alluvione in Campania, “No War” sulla guerra in  Kosovo, “Codice rosso- Attacco all’Iraq” sulla  guerra irachena). Negli ultimi anni ha svolto le funzioni di addetto stampa politico, ha realizzato redazionali aziendali.
Ha tre figli.

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