POTENZA CITTÀ D’ARTE TRA RIFIUTI, TOPI E LIANE
Istituzioni “lente” e cittadini selvaggi: siamo davvero “appetibili” per il turismo? Il consigliere Trerotola sulla sua astensione alla pdl: «Servono provvedimenti più incisivi»
Potenza è una “strana” città: forse vittima di un sortilegio, forse sorgente di una aura “nefasta”. Fatto sta che, il suo continuo vivere in uno stato di multi-realtà, sovrapposte, vicinissime e in antitesi ma che, incredibilmente, resistono agli “urti” concettuali che le loro essenze battaglianti trascinano con sé, la lancia di diritto in una sorta di stato di stasi infinita, che ondeggia tra il positivo ed il negativo, senza che si riesca, magari definitivamente, a centrarne il peso in un immaginario centro “moderato” di un’immaginaria bilancia. Ebbene, dicevamo le multi-realtà: in uno strano caso del destino, nel mentre i Governi comunale e regionale festeggiavano per l’approvazione in Consiglio regionale della proposta di legge per “Potenza Città d’Arte”, quasi contemporaneamente sui social, alcuni cittadini si riversavano online a dimostrazione che, probabilmente, Potenza non merita o non è pronta ad accettare un titolo che, nella sua concreta significanza, pone innanzi a cittadini e Istituzioni una vera e propria sfida. Potenza non si è “scoperta”, improvvisamente, Firenze o Roma, seppur abbia un patrimonio artistico di notevolissimo livello in relazione alla propria grandezza. Ma la proposta ha, nei fatti, un netto impatto economico sul centro storico del capoluogo. Ma, Potenza città d’arte, significa innanzitutto avere Istituzioni locali pronte e, specialmente, una cittadinanza che vuol bene alla propria dimora. Una “nomina” funestata non solo dalla realtà dei fatti, spiacevole se guardiamo principalmente al centro storico, ma anche da dubbi “impossibili”. Ma andiamo con ordine.
POTENZA CITTA’ D’ARTE: COSA SIGNIFICA?
Il capoluogo di regione andrà ad affiancare, così, le altre città d’arte (previste dall’allegato 5 alla legge regionale n.19/1999) della Basilicata che sono Matera, Venosa, Rivello, Acerenza, Melfi, Avigliano – frazione di Lagopesole e Tricarico. Questi comuni, sentite le locali organizzazioni dei consumatori, delle imprese del commercio e del turismo e dei lavoratori dipendenti, possono individuare le zone del territorio e i periodi di maggiore afflusso turistico per ciascun anno nelle quali gli esercenti di vendita al dettaglio possono determinare liberamente gli orari di apertura e di chiusura e possono derogare all’obbligo di osservanza della chiusura domenicale e festiva oltre alla mezza giornata di chiusura infrasettimanale. Insomma, come detto, una proposta di legge che servirà a dare maggiore elasticità lavorativa alle imprese del centro storico, il cuore culturale pulsante della città per numeri e qualità dei monumenti, da anni in sofferenza per tante ragioni. Però, c’è un però: per sfruttare le possibilità offerte dalla proposta di legge, bisogna attrarre turismo. Ma per attrarre turismo, serve un’immagine della città pulita e ordinata: se un turista andasse in “esplorazione” su internet, oggi, cosa troverebbe? Sicuramente, un fiume in piena social di foto e commenti adirati di cittadini. Abitanti specialmente del centro storico: vi abbiamo più volte raccontato di atti vandalici, verde selvaggio e rifiuti. E, incredibile ma vero, nel mentre le Istituzioni festeggiavano il “traguardo” della “città d’arte”, quasi in contemporanea la gente postava foto di chiese “taggate” dai writer di pareti, come è il caso della Chiesa di San Francesco risalente al 1300, rifiuti che ornavano le viuzze colme di memoria del centro storico e topi che, allegramente, se ne vanno a spasso per via Pretoria. Senza contare lo stato giunglesco che, anche il centro storico ma non solo, vive ormai giornalmente da mesi. Cittadini incivili, istituzioni “lente” ad agire e a trovare soluzioni, ma che festeggiano per riflesso pavloviano. Insomma, ben venga una maggiore “flessibilità gestionale” per le attività del centro storico, che potrebbe significare maggiori introiti in un periodo di profonda crisi, ma non è ben chiaro per qual motivo un turista dovrebbe scansare liane, topi e cartoni di pizza per fotografare una chiesa potentina taggata dagli “artisti” della strada (che, di artistico, hanno spesso solo le “fantasie” dipinte sulla cartamoneta con cui acquistano vernice spray).
MA C’E’ QUALCHE “FIGLIOL PRODIGO” CHE DICE NO
Come abbiamo riportato nell’edizione di ieri di Cronache Lucane, la nomina a Città d’Arte stabilita dalla proposta di legge, è stata approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Basilicata. Sottolineiamo, a maggioranza: vuol dire che, qualcuno, non era particolarmente d’accordo. Con 12 voti favorevoli di Fi, Lega, Idea, Pd, Iv, Bp e 3 astensioni di Pd, Pl e Fdi), di iniziativa dei consiglieri Bellettieri e Piro (Forza Italia). Tra gli astenuti, probabilmente, è il più significativo il “ritrarsi” del consigliere regionale Carlo Trerotola, nato a Balvano ma la cui sua attività storica, una conosciutissima farmacia, è attiva a Potenza sin dalla fine degli anni settanta. Insomma, non un potentino nato, ma un potentino “divenuto”. La nostra redazione ha raggiunto il consigliere Trerotola che ha così commentato la sua astensione: «La mia astensione in Consiglio Regionale ha voluto essere uno stimolo ad approfondire le problematiche del commercio, che ben presto proporrò di affrontare in sede consiliare e delle commissioni. I commercianti del capoluogo – asserisce Trerotola – attraversano una crisi profonda che necessita di provvedimenti ancora piu incisivi e caratterizzati da una visione di medio/lungo periodo che affronti i temi di una riorganizzazione complessiva ed organica di alcune vaste aree della città. A un tale obiettivo non bastano scelte di principio ma occorrono scelte dettagliate in grado di offrire una visione che rompa con le scelte del passato» ha concluso Trerotola.