MORTE DI ELENA CESTE: PARLA LA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO E FINALMENTE ANCHE ”GIALLO” DIFFONDE LA VERITÀ
MORTE DI ELENA CESTE: PARLA LA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO E FINALMENTE ANCHE ”GIALLO” DIFFONDE LA VERITÀ Riportiamo, lasciando giudicare a
MORTE DI ELENA CESTE: PARLA LA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO E FINALMENTE ANCHE ”GIALLO” DIFFONDE LA VERITÀ
Riportiamo, lasciando giudicare a voi, l’articolo di “Giallo” che ha ripreso una delle ultime interviste rilasciate dalla criminologa Ursula Franco alla nostra testata.
Finalmente il settimanale, dando voce alla consulente della difesa di Michele Buoninconti, ha rivelato ai suoi lettori la verità.
Criminologa ursula Franco:
“I denudamenti quotidiani di soggetti in preda alla psicosi sono la riprova che Elena Ceste si denudò e raggiunse il Rio Mersa volontariamente e morì a causa delle basse temperature. Solo questa ricostruzione dei fatti spiega l’assenza di segni di una morte violenta sui suoi resti, l’assenza di segni di una colluttazione sul corpo Michele Buoninconti, l’assenza di segni del trasporto di un cadavere sulle auto di famiglia, l’incapacità da parte della procura di ricostruire i fatti in modo logico. Vi ricordo che il primo a diagnosticare la psicosi alla Ceste è stato lo psichiatra Pirfo, consulente della procura, ma il giudice Roberto Amerio, invece di accogliere le conclusioni dell’esperto ha preferito svalutarle perché non erano funzionali alla ricostruzione (errata) della procura. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice Amerio ha affermato erroneamente che un disturbo di personalità non è un disturbo psicopatologico e che il “delirio ad intermittenza è privo di riscontro scientifico” mentre invece è provato che l’andamento di un disturbo delirante è variabile e quello che il giudice definisce “delirio ad intermittenza” è di comune riscontro nella pratica psichiatrica in specie nei soggetti psicotici non sottoposti a terapia farmacologica. Piaccia o no al sistema, Elena non è stata uccisa. Il suo denudamento è la riprova della crisi psicotica che la condusse a nascondersi ai suoi fantomatici persecutori in un tunnel del Rio Mersa”